Vicenza che reazione! Südtirol magna cum laude, Padova non è un caso, Triestina che scempio: in tre mesi buttato via tutto, ecco perché

E’ passata appena una settimana, ma sembra che il mondo si sia ribaltato. Ci sono momenti in cui capisci se una squadra è pronta ed è una big e sono arrivate due risposte inequivocabili dal campionato odierno. La prima da Trieste. Il Vicenza aveva perso il derby col Padova e ha gestito come meglio non avrebbe potuto il post sconfitta sotto l’aspetto tecnico. Domenico Di Carlo ha incassato, ha portato a casa e ha risposto con un primo segnale. Quattro reti in Coppa al Padova, sia pure fra rispettive “riserve” o giù di là e non è stata una vittoria inutile. Niente affatto. Poi è arrivato il piatto forte a Trieste. Al Rocco una Triestina irriconoscibile ha gettato via in meno di tre mesi il lavoro di oltre un anno, il Vicenza ha aspettato il momento giusto e poi ha colpito. Lo ha fatto in modo che facesse più male possibile, con gli uomini più esperti: prima Cinelli, poi l’ex Arma, che certe partite evidentemente le ha nel sangue e poi con Guerra. 3-0, un risultato rotondo e speciale, che porta nuovamente con sé la testa della classifica. La vittoria prima di tutti è di Di Carlo che, in mezzo a uno stucchevole susseguirsi di dichiarazioni, è l’unico ad aver tenuto un profilo basso e a far stare la squadra sul pezzo. E’ stato premiato dalla sua squadra, tornata in vetta e attesa adesso da due partite casalinghe alla portata, contro Ravenna e Fano.

L’altra risposta, inequivocabile, è arrivata dall’Euganeo. Il  Südtirol sinora non aveva mai battuto una big: tre uscite contro Carpi, Reggiana e Feralpisalò e altrettanti ko. Ieri no: grande prestazione a Padova, capolista messa sotto almeno a tratti sul piano del palleggio soprattutto a centrocampo, colpo mortale in apertura di ripresa griffato Mazzocchi e finale in trincea. Con qualche rischio, com’è ovvio quando si affronta la prima della classe, ma col piglio di chi sta per maturare e per diventare grande. Non so quando, ma prima o poi il  Südtirol lo ritroveremo in Serie B, magari quando sarà pronto il nuovo stadio, atteso per la Primavera del 2021. C’è tutto per emergere: società, allenatore, direttore sportivo, quello che ritengo il giocatore più forte del girone (Tommaso Morosini) e tanti specialisti della categoria che stanno insieme da anni e qualche giovane in fase di decollo (Cucchietti, Mazzocchi, Ierardi). Esame superato “magna cum laude”, la settimana prossima al Druso arriverà la Sambenedettese e ci sono tutte le premesse perché la squadra possa rimanere in alto fino alla fine. Non la vedo ancora da primo posto, ma ci è davvero vicina per tanti motivi e le distanze fra le prime 5-6 della classe, come già ripetuto a inizio anno, sono davvero minime, Può succedere di tutto, non c’è che dire.

Il Padova ha cominciato a perdere la partita col Südtirol dopo aver vinto il derby del Menti. Una vittoria importantissima, che però a vedere il verdetto del campo è stata gestita male. Infatti è arrivato un 1-4 in Coppa Italia che si è cercato di minimizzare e di far passare quasi sotto silenzio e che invece rappresentava un preciso campanello d’allarme. La doppia sconfitta contro Ravenna e Triestina era una traccia precisa: ci aggiungevo la vittoria non certo esaltante con l’Arzignano e vedevo una squadra che non scoppiava di salute, poi è arrivato il successo con la Samb, il pari di Piacenza e il blitz del Menti. Oggi s’è perso e onestamente per una squadra che punta al primo posto due sconfitte in casa a novembre sono tante. Io vedo il Padova in alto fino alla fine, quanto in alto non so, ma una volta che lo schema Ronaldo – Baraye è stato capito e scoperto gli avversari hanno preso le contromisure e Sullo non è ancora riuscito a studiare contromisure tattiche efficaci. Può trovarle se Gabionetta torna ai suoi livelli e se davanti si riesce a trovare la combinazione giusta. Soleri non ha ripetuto la bella prova di Vicenza, Pesenti ha fatto appena meglio ma ancora non è al top della condizione, Santini come a Vicenza anche oggi non ha incantato, Mokulu ha sbagliato un gol clamoroso e conferma di avere un rapporto complicato con la porta. Sarà pur vero che fa un grande lavoro, ma ha segnato un gol in 14 partite su rigore: il che dovrebbe già far capire molte cose. 

Siamo al 10 novembre e la Triestina ha buttato via tutto in nemmeno tre mesi. Ecco perché. Perché Mauro Milanese non ha avuto il coraggio di chiudere il rapporto con Massimo Pavanel. Non perché l’allenatore non fosse valido, anzi. Pavanel è un bravo tecnico che qualcosa di buono lo farà presto vedere nuovamente altrove. Gli ha rinnovato il contratto (sbagliando) e poi lo ha mandato via quando era troppo tardi, perché il giocattolo si era già rotto, così come gli equilibri interni. Non solo, ma la gestione dell’interregno Princivalli – Gautieri non prometteva niente di buono e tutti i nodi sono presto venuti al pettine. C’è un aspetto che, oltre ogni altro, emerge in tutta evidenza osservando la Triestina per chi ha giocato a calcio e conosce i meccanismi di uno spogliatoio. Qui parliamo di un gruppo disunito, in cui ognuno gioca per se stesso e in cui i valori tecnici risultano azzerati. Prendo una partita a caso fra le ultime: Triestina-Fano, per non infierire con le ultime due, in cui l’Alabarda ha incassato sei gol senza segnarne alcuno. La scena: Gatto può passare la palla a Ferretti e non lo fa, facendo (giustamente) infuriare il compagno, sceglie il tiro in porta e lo getta alle ortiche. Ferretti per tutta risposta poco dopo preferisce l’azione personale all’assist allo stesso Gatto. Segnali inquietanti che fanno capire cosa sia oggi la Triestina, un gruppo di solisti in cui ognuno suona per se stesso. Così succede che tutti i limiti che ogni squadra ha e che sono appena mascherati dal capolavoro di Costantino che col Fano l’ha vinta praticamente da solo, ben presto si vedono tutti. Ma proprio tutti.

E’ tornato il Cittadella, ma non avevo particolari dubbi che lo avrebbe fatto. Ha un allenatore eccezionale, come Roberto Venturato, che fa giocare bene la squadra, che gestisce il gruppo come nessun altro, che ha alle spalle in società un fuoriclasse come Stefano Marchetti, un presidente che fa il presidente e una dirigenza che indovina ogni anno le mosse per sognare. L’ultimo capolavoro è D’Urso, preso a titolo definitivo e che presto si trasformerà nell’ennesima plusvalenza reale. E’ tornato pure il Venezia, che doveva a tutti i costi portare a casa i tre punti col Livorno e lo ha fatto turandosi il naso per un tempo su bel gioco e meccanismi da squadra da vetrina di Alessio Dionisi. Ha segnato l’ex Mattia Aramu, la scommessa vinta di Fabio Lupo, che ha fatto schizzare alle stelle le quotazioni del suo investimento estivo. Prima della sosta, questo successo ci voleva proprio, mentre il Chievo perde a Frosinone e dimostra che per il vertice serve di più e il Pordenone pareggia a Chiavari tenendosi stretto un punto d’oro.

Sarà la settimana della scelta del nuovo allenatore dell’Udinese. A sentire Luca Gotti, non sarà lui il prescelto, Walter Zenga sarebbe disponibile a venire addirittura senza staff ma se fosse stato lui il prescelto viene difficile capire perché non sia già stato assunto, Ballardini è un’opzione non semplice per tante ragioni. Intanto l’Udinese ha pareggiato al 97′ con la Spal per merito di Musso, mentre il Verona perde a San Siro dopo un’ora da grande squadra e una settimana da tregenda. Ho letto talmente tante nefandezze e miserie sul caso Balotelli che non mi va nemmeno di tornarci sopra. Dire che ho la nausea è poco, aggiungo solo che è evidente che non c’è alcuna intenzione di risolvere il problema. Altrimenti i modi per farlo ci sarebbero eccome. Basta volerli usare, evitando poi di trascinare nel fango una città intera. 

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