La Covisoc, i ripescaggi e una B che cerca credibilità, un Nordest che ha bisogno di stadi, Vicenza-Triestina-Padova e un mercato da scoprire. E l’anno zero di Venezia

domenica 7 Luglio 2019 - Ore 23:59 - Autore: Dimitri Canello

È stata la settimana della Covisoc e dei verdetti per l’ammissione ai campionati. Chievo e Trapani ce l’hanno fatta per il rotto della cuffia, non senza qualche brivido e qualche legittimo dubbio emerso lungo il percorso. Luca Campedelli è riuscito a tenere in piedi la sua creatura gravata dai debiti con una serie di cessioni che hanno sfruttato al
massimo la semina portata avanti nel corso degli anni di Serie A. È proprio grazie ai rapporti intessuti che il presidente ha salvato il Chievo, perché la logica imprenditoriale avrebbe suggerito in tutta evidenza ai vari Ferrero, Preziosi, Saputo di attendere giusto un paio di settimane e gli stessi acquisti si sarebbero potuti concludere a zero euro. Evidentemente, però, la semina di Campedelli in questi anni è stata proficua e i club amici gli hanno teso la mano nel momento di massima difficoltà. A giudizio di chi scrive il club ha superato un momento complicatissimo, ma dovrà completare il risanamento nel corso dell’attuale stagione e i problemi potrebbero non essere terminati. Quanto all’anticipo del paracadute, evidentemente concesso dalla FIGC, si può soltanto presumere che sia andata così in attesa di risposte precise dal bilancio al 30 giugno 2019 che verrà depositato a stretto giro di posta. E il Trapani? Ho l’impressione che ben presto ne vedremo delle belle e che il calcio debba cercare di ricostruire la propria credibilità dalle fondamenta. La presenza di Fabio Petroni sia a Trapani che a Castellammare di Stabia è a dir poco equivoca, andrà assolutamente chiarita e, considerato il passato di Pisa che parla chiaro, se il sistema ancora una volta perdesse un pezzo a stagione in corso, sarebbe l’ennesima prova che non è in grado di autoregolamentarsi. Sorprese non penso che ce ne saranno, anche se il Padova annuncia battaglia e ricorsi legali che difficilmente porteranno a qualche risultato tangibile.

Il Venezia, nel frattempo, si prepara a tornare in Serie B, ha puntato su uno degli allenatori emergenti più promettenti d’Italia come
Alessio Dionisi. Che avrà un solo compito: confermarsi e salvare la squadra, perché al di là di dichiarazioni ed equilibrismi vari, l’obiettivo stagionale resta questo. È un anno zero a tutti gli effetti. Dopo aver sistemato i conti (bilancio chiuso più o meno in pareggio fra entrate e uscite con la riammissione in B, se fosse stata Serie C sarebbe servita una ricapitalizzazione di almeno un milione di euro), il club di Joe Tacopina punta a consolidare la categoria, in attesa di capire che ne sarà del nuovo stadio di Tessera, su cui da tempo è calato un silenzio che non promette nulla di buono.

Quella delle strutture resta un’urgenza assoluta del calcio del Nordest. Mancano completamente a Venezia e a Mestre, mancano a Pordenone, a Treviso il Tenni sta cadendo a pezzi anno dopo anno e chissà che la nascita del Consorzio sia il primo passo verso la rinascita, a Padova l’Euganeo è l’anticalcio, il Menti è bellissimo ma antiquato (il sindaco Rucco sta sempre aspettando Rosso), l’Arzignano dovrà migrare a Vicenza per la C, il Bentegodi a Verona è meglio di tanti altri ma è nato “vecchio” già quando fu costruito perché la pista di atletica resta un impedimento non da poco. Ci sono eccellenze assolute come Udine e Trieste, che non a caso sono state scelte per l’Europeo Under 21, ma anche voragini preoccupanti. Il Pordenone è costretto ad un’autentica scommessa per blindare la Serie B meritatamente conquistata sul campo: giocare un intero anno in trasferta a oltre 50 chilometri di distanza da casa alla Dacia Arena. Ottima l’idea dell’abbonamento congiunto Udinese – Pordenone pensata da Mauro Lovisa per provare ad attrarre nuovi tifosi, resta un’impresa complicata riuscire a far quadrare i conti senza uno stadio in città e con un seguito che giustifichi gli investimenti compiuti. Sinora nessuno in Italia, se si eccettua il caso di un capitano d’industria a livelli di assoluta eccellenza imprenditoriale come Giorgio Squinzi con la migrazione da Sassuolo a Reggio Emilia, è riuscito a superare il problema. Se Lovisa ce la, fa un capolavoro vero, più ancora di aver portato una città di 50mila abitanti come Pordenone a competere in B. Ci riuscì anche il Portogruaro qualche anno fa e finì malissimo, la vera sfida (la più complessa da vincere) è quella di rimanere in alto

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Il mercato sta entrando nel vivo. Si muove bene sinora Giuseppe Magalini a Vicenza, che con Cappelletti ha portato a casa un signor giocatore per la Serie C dopo Scoppa e Barlocco e presto blinderà pure Padella, prima di passare all’azione a centrocampo, dove Martinelli (Brescia), sta valutando se accettare la proposta biancorossa e scendere di categoria oppure se rimanere in B. È rimasta ferma per adesso la Triestina, che però ha già un’ottima base su cui lavorare: Giorico, se arriverà, è un giocatore per cui stravedo, si cercano un centrale difensivo e una punta da agganciare al duo Granoche -Costantino, oltre a Ceccarelli. Milanese non ha fretta e presto passerà all’azione. Sogliano a Padova ha un compito complicato, la scelta del tecnico è un vero salto nel buio perché per Salvatore Sullo sarà la prima volta a questi livelli da head coach. Impressione a metà percorso: difficilmente il Padova partirà in prima fila, in attesa della composizione dei gironi, la Triestina occuperà sulla carta una delle due prime posizioni, il Vicenza mal che vada sarà in seconda fila e comunque fra le primissime, se guardiamo alle intenzioni e ai primi passi. La Virtus Verona verrà riammessa in C e dovrà ripartire da zero, perché la squadra è completamente da rifare, così come l’Arzignano, mentre Stefano Vecchi ha scelto il SüdTirol per ricominciare da dove era partito. Scelta romantica e di sostanza allo stesso tempo. In bocca al lupo.