Triestina, Pavanel: “Voglio creare un gruppo in cui i tifosi si identifichino! E a chi è rimasto chiedo…”
lunedì 16 Luglio 2018 - Ore 10:00 - Autore: Staff Trivenetogoal
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Pavanel, su cosa è più utile lavorare durante un ritiro? “Sicuramente sull’unità di intenti e la coesione del gruppo. È un periodo nel quale si gettano basi importanti e nasce la giusta alchimia. Poi ci sono casi a parte: l’anno scorso entrai in un gruppo già consolidato e andò bene, ma c’erano condizioni particolari. In realtà il ritiro è un momento in cui crei qualcosa, quello più bello della stagione, perché stai assieme, ti alleni, puoi sperimentare e non c’è l’ansia e lo stress della gara”. Per essere soddisfatto, cosa dovrà aver visto a fine preparazione? “L’applicazione delle idee, la giusta predisposizione nei giocatori, già vista peraltro in questi primi due giorni di lavoro. Da qui verranno le indicazioni su dove migliorare. Un discorso particolare inoltre per i tanti rimasti dallo scorso anno”. Quale? “A loro chiedo che cerchino un riscatto, non possono essere contenti della scorsa stagione, bisogna migliorare e fare di più: questa deve essere una leva motivazionale per tutti”.
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Obiettivi? Sposa quelli della società di un miglioramento rispetto all’anno scorso? “Assolutamente sì, l’obiettivo è di giocarci le nostre chance attraverso i play-off, a prescindere dalla posizione. Voglio entrarci e giocarmela fino in fondo. Certo se riuscissimo a fare un campionato costante nelle posizioni davanti sarebbe il top. Ma se incontrassimo momenti di difficoltà, l’obiettivo è di rimanere agganciati al gruppo ed entrare nella top ten. Poi una volta dentro si può fare tutto. Ma i risultati dipendono da tante cose, io voglio centrare anche un altro obiettivo importante”. Quale? “Creare una squadra che sappia ridare identità alla città, nella quale i tifosi si identifichino, vedendo giocatori con lo spirito guerriero che vogliano difendere la maglia. È vero che i giocatori passano, ma nell’anno in cui ci sono, difendono i colori della città. E anche se il passaggio è breve, in quei momenti devono incarnarne lo spirito. Qualcuno mi definisce l’ultimo dei romantici, ma al calcio non vanno tolte quelle cose che lo rendono unico e bello. Deve essere un anno che vale la pena di essere vissuto anche sul piano umano, oltre che sportivo”.
(Fonte: Il Piccolo. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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