Caos Rovigo, la voglia di calcio di una città senza pace: il reportage
sabato 31 Agosto 2019 - Ore 12:01 - Autore: Staff Trivenetogoal
di Enrico Soli
ROVIGO – Stadio Gabrielli di Rovigo. È un tipico pomeriggio di agosto polesano, non c’è nessuna partita in programma, nessun allenamento in corso, eppure si avvista qualcuno in tribuna. Non sono dirigenti né custodi, sono tifosi. Di che squadra, viene da chiedersi di questi tempi. La loro risposta non vuole lasciare spazio a dubbi: dell’unica squadra cittadina, il Rovigo Calcio. Sembrano lì quasi a presidiare lo stadio, fissano ammirati il prato bagnato dall’impianto di irrigazione ricordando tempi migliori per la squadra bianco-blu. Sono della vecchia guardia, nel senso che seguono le vicende del Rovigo da cinquant’anni, mentre la Vecchia Guardia intesa come gruppo storico di tifosi ha gettato la spugna un anno fa, estenuata dalle continue incertezze societarie e conseguenti disavventure sportive. È una storia che merita di essere raccontata, quella degli ultimi otto anni di calcio, ma forse sarebbe più giusto dire senza calcio, a Rovigo. Nel farlo però torniamo ancora un po’ più indietro, cioè dalla stagione 2006-07. Il 17 dicembre 2006 la squadra rodigina, neopromossa in C2, sconfigge in un Gabrielli stracolmo (6 mila spettatori!) la Spal nel sentitissimo derby e si laurea campione d’inverno. Alla fine la matricola allenata da Carmine Parlato chiuderà il campionato al sesto posto. Quello è stato il picco da cui è iniziata un’inesorabile caduta culminata dieci estati dopo con la ripartenza del Rovigo dalla Terza Categoria in seguito al concludersi dell’esperienza del Delta Porto Tolle nel capoluogo proprio mentre a Ferrara si festeggiava il ritorno in serie A della Spal, anch’essa fallita nel 2012 e risorta solo grazie alla fusione con la Giacomense. Dal derby in C2 ai due estremi del calcio nazionale: come è potuto succedere? Nell’estate del 2011 il patron Francesco Sella non riesce ad iscrivere la squadra alla serie D e Rovigo rimane per una stagione senza squadra di calcio. Al Gabrielli si trasferisce nel frattempo il Lape Ceregnano, che poi nel 2012 diventa ASD Rovigo LPC con prima squadra militante in Eccellenza. Nel 2014 però il Rovigo scompare nuovamente e stavolta apre le porte del suo stadio al Delta Porto Tolle della famiglia Visentini da poco retrocesso dalla Lega Pro Seconda Divisione. Una parte del tifo rodigino si impegna nell’instaurare un buon rapporto con i nuovi compagni di viaggio del Delta, mentre altri ultrà si tirano fuori. In generale è un periodo di grandi speranze di rilancio per il calcio in una città da sempre legata quasi esclusivamente alla prestigiosa tradizione sportiva nella palla ovale. La nuova squadra gioca in D e sfiora un paio di volte il ritorno nei professionisti. Nel 2017 arriva però quella che i tifosi descrivono come una doccia fredda: i Visentini fanno marcia indietro e tornano a Porto Tolle. Il problema – sottolineano i tifosi rodigini – è che Rovigo non si era tutelata in alcun modo, quindi il calcio sparisce ancora una volta dalla città ed è costretto a ripartire addirittura dalla Terza Categoria: nasce infatti la ASD Città di Rovigo. Nel 2018 si cambia nuovamente: si riparte dalla Prima Categoria grazie alla fusione con il Boara Pisani e con il nome di Società Sportiva Dilettantistica Rovigo Calcio. Secondo posto in classifica nella scorsa stagione. Chi al rugby preferisce il calcio segue le grandi squadre e qualcuno anche la Spal, ma il tifo non è morto a Rovigo – dicono i sostenitori storici – e a dimostrarlo ci sarebbero i sessanta abbonamenti fatti in Terza Categoria e il centinaio in Prima con punte al Gabrielli di 400-500 spettatori. Ed è tornato anche il gruppo degli ultrà che era uscito di scena con l’avvento del Delta. Oggi la città tra Adige e Po si trova con il SSD Rovigo e con una seconda società, chiamata Grandi Fiumi, che si è appena aggiudicata il marchio storico del Rovigo e si occupa invece solo di settore giovanile con tanto di affiliazione griffata Spal. Tra le due realtà che hanno sottoscritto una convenzione per l’utilizzo dell’impianto di via Tre Martiti non corre buon sangue ed è iniziata una convivenza difficile, tanto che i dirigenti del Rovigo erano arrivati anche a cambiare le serrature del Gabrielli per impedirne l’accesso a quelli della Grandi Fiumi. Insomma una piazza che calcisticamente sembra non conoscere pace. I tifosi rodigini non perdonano alla Grandi Fiumi di aver chiesto al tribunale la messa in liquidazione della SSD Rovigo. In mezzo, a gestire la contesa, c’è la nuova amministrazione comunale che per voce dell’assessore allo sport Erika Alberghini, ora è intenzionata ad affidare lo stadio con bando perché le regole della convenzione vigente non sarebbero sin qui state rispettate. Eppure i tifosi storici adesso vedono la luce alla fine del tunnel: l’uomo su cui oggi ripongono grandi speranze è un ferrarese, l’ex Spal Roberto Benasciutti. Domenica scorsa, in occasione del debutto dei rodigini in Coppa contro la Fiessese, Benasciutti era seduto in tribuna al “Gabrielli” accanto a Giuseppe Calabria, socio di maggioranza del Rovigo con il 51%. Per la settimana prossima è fissato l’appuntamento dal notaio per il trasferimento delle quote di maggioranza da Calabria a Benasciutti. Inizia una nuova era, con l’obiettivo di tornare quantomeno in serie D nel giro di pochi anni. Benasciutti in Rovigo ha visto una piazza con potenzialità per fare calcio seriamente: il “Gabrielli” è una struttura importante, ben quattro campi da gioco, i tifosi non mancano e lo stadio vanta una tribuna capace di contenere fino a tremila spettatori. Rovigo non può giocare in Terza Categoria – è il leit motiv dei tifosi – e il Gabrielli è il Rovigo Calcio. Chiaro il messaggio alla Grandi Fiumi…
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