Udinese, quando molto dipende da De Paul: già tre assist su sei gol fatti dai friulani
venerdì 23 Settembre 2016 - Ore 15:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
A colpi di De Paul. Due passaggi vincenti per i gol dell’altra sera alla Fiorentina, per un pareggio che ha lasciato nelle bocche bianconere un bel po’ di amaro, ma anche acceso la “lampadina” della consapevolezza sulle potenzialità dell’Udinese. È così che tutta la serie A ha scoperto il nuovo 10 di casa Pozzo, un numero ereditato da Totò e interpretato con altre armi dall’argentino di Sarandì. Un ruolo che, come ama ripetere Beppe Iachini, deve essere cucito progressivamente addosso a questo 23enne, reduce da un’esperienza a luci e ombre al Valencia prima di ritornare in patria – nel suo Racing de Avellaneda – ed essere acquistato dall’Udinese. I pregi. De Paul ne ha fatti vedere in questo avvio di stagione. È capace di correre e aiutare in fase difensiva il centrocampo come vertice alto di quel “rombo” piazzato in mezzo al rettangolo di gioco per comporre il 4-3-1-2, il nuovo modulo dettato da Iachini. Non solo: Rodrigo da tagliare le difese con i suoi assist capaci di lanciare a rete gli attaccanti. È successo due volte contro la Fiorentina con Zapata (passaggio filtrante) e Danilo (traversone teso sul secondo palo), era accaduto anche con l’Empoli quando avviò l’azione del definitivo 2-0 siglato da Perica (lancio per il contropiede). Complessivamente sono tre, dunque, i passaggi decisivi creati da De Paul in queste prime giornate di campionato, non pochi considerando anche il potenziale offensivo dell’Udinese che non è certo quello della Roma, tanto per fare un esempio, là dove Totti ne ha già smazzati 5, al pari di Salah. Qui i gol realizzati sono stati solo 6, la metà ispirata dal destro dell’argentino col numero 10, giocatore che impressiona la platea (è successo anche alla Scala del calcio, a San Siro) per la personalità e il tocco. I difetti. Purtroppo a volte quel pallone non vuole darlo via “di prima”. Ama lavorarlo un po’ troppo, come non si può fare il Italia: infatti le palle perse non mancano e sono un tallone d’Achille per un trequartista che, tuttavia, deve ancora imparare giostrare nella zona nevralgica del campo. Secondo i dati forniti dalla Lega serie A, non si tira indietro (19 attacchi), neppure quando si tratta di andare a concludere (9 tiri), ma deve sfruttare meglio il possibile colpo da ko (5 occasioni da rete, zero gol fatti), perché è impensabile che un numero 10 segni pochissimo (ha fatto centro solo in Coppa Italia). Insomma, deve limare la qualità delle proprie giocate, ma si tratta anche di un aspetto comprensibile per un centrocampista nato esterno d’attacco in un 4-4-2. Un po’ come era Franco Vazquez, svezzato a Palermo proprio da Iachini.
(Fonte: Messaggero Veneto)
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