Chievo-Sassuolo, Maran: “Squadra più difficile da incontrare in questo momento, ma…”
mercoledì 21 Settembre 2016 - Ore 11:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Se stupire è difficile, ripetersi è pure peggio ma questo Chievo volante non ha l’aria di accontentarsi. Piuttosto quella di chi ci ha preso gusto a cavalcare l’onda e stasera – contro il formidabile euroSassuolo di Eusebio Di Francesco – di provare persino a dare un’ulteriore accelerata. Pietanza saporita quella del Bentegodi che all’ora di cena – per il quinto turno della A, cadenzato a metà settimana – mette l’una contro l’altra due delle eterne rivelazioni del campionato. Da una parte i gialloblù di Rolando Maran, reduci dal sacco di Udine e ora assestati in una lussuosa terza posizione, pur condivisa; dall’altra i neroverdi emiliani che, non fossero stati stranamente depauperati di tre punti dal giudice sportivo, sarebbero addirittura all’altezza della Juve, una lunghezza sotto la capolista Napoli. «Troviamo la squadra più difficile da incontrare in questo momento anche perché è la più rodata: ha iniziato prima delle altre e ha fatto vedere di star bene», puntualizza proprio Maran da Veronello. «Contro di loro è difficile giocare, non solo per noi. Ma siamo consapevoli che facendo il nostro possiamo metterli in difficoltà».ESAMI E CONFERME. Nessun esame da superare per Rolly: «Non la metterei su quel piano: piuttosto ogni partita fa storia a se e ogni volta noi dobbiamo confermare, se non migliorare, quel che mettiamo in campo. Tutte le gare nascondono insidie».Dunque anche quella con il club di Squinzi, spesso avvicinato al Chievo stesso: «Sono tutte e due squadre legate a piccole realtà ma se andiamo a guardare gli investimenti e il tipo di politica è chiaro che le situazioni sono piuttosto diverse», aggiunge Maran.In comune c’è la partenza lanciata, che «non era scontata, sia per noi che per loro: non è che essendo partiti forte l’anno scorso sarebbe stato scontato ripeterci», spiega l’allenatore gialloblù. «Noi ce la dobbiamo sudare tutte le domeniche, la cosa bella di questa partenza è che la squadra sta confermando di avere fame ma in questo non c’era niente di automatico». E «non era scontata neppure una partenza del genere da parte loro: devo fargli i complimenti però hanno un grande allenatore, una buona squadra e una buona società, credo che ci fossero i presupposti giusti». APPLAUSI A CHRISTIAN. Soli tre giorni da Udine al Sassuolo: impossibile sorvolare sull’ultima impresa, centrata nonostante Maran fosse lontano dalla sua panchina: «Ma non avevo dubbi sul fatto che Christian Maraner e lo staff avrebbero fatto tutti il loro dovere», sorride Rolly. Cui la tribuna è stata comunque scomodissima: «Conosco troppo bene la mia squadra, non mi serviva un altro punto di vista per poterla apprezzare e preferisco sempre stare là sotto dove la partita si vive di più».Certo «in questi anni abbiamo vinto con o senza di me: mi fa piacere perché testimonia il senso di responsabilità di questi ragazzi. Alla squadra la convinzione non manca mai: non è un fattore da trovare così facilmente e con questa continuità». E poi: «La cosa che più mi è piaciuta è che non abbiamo mai smesso di fare quel che stavamo facendo anche se la palla non entrava. Anche questo fa parte del processo di crescita della nostra mentalità».Ultima riflessione sugli attaccanti, a cominciare da Floro Flores, entrato subito benissimo nel suo campionato: «Difficile dire quanti minuti abbia nelle gambe, credo che su questo possa incidere il tipo di partita e il generale grado di dispendio di energie. Sicuramente è in crescita di condizione e io cercherò di aumentargli sempre il minutaggio per portarlo al livello degli altri». Quanto al reparto in generale e al fatto che nessun attaccante abbia ancora fatto centro, «io non giudico gli attaccanti dai gol fatti», è il contropiede di Maran. «Se abbiamo fatto dei gol è merito degli attaccanti che aprono gli spazi, fanno un grande lavoro. Basta vedere l’1-1 di Castro su cui c’è il tocco di Pellissier. Prima o poi verranno premiati anche loro. A me non mancano i loro gol. L’importante i gol è farli e vincere le partite. Il merito poi va condiviso» ma «io non faccio il tifoso», faccio l’allenatore».
(Fonte: L’Arena)
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