Udinese-Chievo, Maran: “La squalifica per bestemmia? Mi ha mortificato come uomo!”
domenica 18 Settembre 2016 - Ore 10:30 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Da una parte l’urgenza della partita, dall’altra gli strascichi di una settimana vissuta nella vana attesa del dietrofront del giudice sportivo: il Chievo torna in campo stamattina a Udine carico di buone intenzioni. Ma fortemente indispettito per la squalifica rimasta sul groppone di Rolando Maran, punito per le (presunte) invettive rivolte al Cielo durante la sfida contro la Lazio. L’episodio è noto e altrettanto nota è la linea difensiva del club e dell’allenatore, che però non ha commosso l’inflessibile organo disciplinare.Un turno era e un turno resta, con tanti saluti alla panchina della Dacia Arena e il relativo dirottamento in tribuna: «Vorrei chiudere un episodio che mi ha visto protagonista», fa subito Maran da Veronello anticipando la prima domanda. «Un episodio che mi ha fatto molto arrabbiare, mi ha mortificato come uomo. Mi ha deluso perché sono stato ingiustamente accusato di avere detto una cosa che non è stata detta. Ci tengo a spiegarmi», insiste l’allenatore del Chievo, tono composto e sguardo serio. «Sono mortificato anche perché basterebbe chiedere ai miei dirigenti e ai miei giocatori se mi hanno mai sentito bestemmiare».L’AMAREZZA. Dietro l’amarezza un giudizio che pesa ancora di più del castigo stesso. Oltre alle perplessità sul metodo: «Il fatto è che è stato frainteso un mio labiale perché nessuno ha sentito la bestemmia», sottolinea ancora Maran, «e questa cosa mi fa molto arrabbiare, anche al di là della squalifica. Volevo essere chiaro perché questo per me è importante. Si può anche sbagliare, certo, ma non è questo il mio caso». Oltre agli aspetti umano e professionale c’è anche il risvolto sportivo: «Certo. Mi dispiace molto dover restare in tribuna a Udine perché vorrei essere sempre sul campo a soffrire assieme ai miei ragazzi», aggiunge Rolly. «Ci sarà però il mio staff, io cercherò di spingerli anche mentalmente dall’alto. Perché ci servirà una gran carica».Solidarietà? A chili, giura ancora l’allenatore gialloblù: «Ne ho avute molte: chi mi conosce sa di non avermi mai sentito dire certe cose. Lo conferma la storia di quindici anni da allenatore, tutti sono sorpresi da questa decisione del giudice sportivo».ZEBRETTE IN PALLA. Esaurito il lungo, delicato preambolo si rientra sulle cose di campo. Guai a distrarsi dall’ostacolo Udinese, rivale che va presa con le pinze: «È una delle squadre che stanno meglio, lo dimostrano i risultati. La vittoria di Milano ma anche quella sull’Empoli. Hanno trovato una quadratura, una forza, un impatto notevoli. E hanno qualità, fisicità: è un bel test per noi», rileva Maran. «Insomma, ci aspetta una gara difficile ma siamo anche consapevoli di essere capaci di rendere le cose difficili agli altri». Anche perché «abbiamo tanta voglia di continuare a far bene».Quanto alla qualità complessiva del gioco, «si incontrano due squadre che provano sempre a fare la partita» per cui «credo che ne uscirà un incontro aperto».Tra gli osservati speciali, sul fronte nemico, l’emergente Rodrigo De Paul: «Lui si sta mettendo in evidenza ma l’Udinese non si ferma lì. Anche nel reparto offensivo hanno giocatori di levatura importante. Con un tasso notevole sia fisico che tecnico. Iachini? È riuscito a dare alla sua squadra un’identità in poco tempo. La sua mano si riconosce bene».Maran fa anche il suo bilancio sul trittico di gare iniziali: «Non guardo tanto i risultati, che possono anche condizionarci. Guardo le gare e dico che sul piano dei risultati potevamo pure avere qualcosa in più». In sintesi, «direi che il Chievo finora ha fatto in pieno il suo dovere, incontrando tre squadre così blasonate e ricche di talenti. Direi che abbiamo intrapreso la strada giusta». Poi un accenno fuoriprogramma su Meggiorini e sull’episodio che l’ha visto prendere energicamente le difese di una donna, giovedì notte: «Sono quei gesti di cui i media dovrebbero essere pieni. È un bel modo di guardare agli altri e Riccardo ha dato certamente un esempio notevole, un bel messaggio da mandare a tutti. La forza interiore? Quella a lui non manca mai sul campo perché Riccardo è un lottatore».
(Fonte: L’Arena)
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