Mercato Udinese, occhi sul “Vardy” uruguaiano: sul taccuino c’è Rivero
martedì 2 Agosto 2016 - Ore 10:30 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Si viene e si va, cantava Ligabue e la strofa è un taglio di alta sartoria per vestire l’Udinese. Che sta per chiudere la cessione per Bruno Fernandes alla Samp (un milione di prestito, sei di riscatto obbligatorio più bonus) e vuole far fruttare questi soldi ingaggiando altri sconosciuti da lanciare. È la formula Gino Pozzo. Così ha piazzato un’offerta – respinta dal Palmeiras – per Matheus Sales e sta cercando il centravanti del futuro, argomento che diventerà caldissimo tra dieci mesi, quando Duvan Zapata lascerà il Friuli per fine prestito (quello del Napoli). Gli attaccanti sono merce rara, c’è chi spende 90 milioni per assicurarsene uno dominante (Higuain alla Juventus) al piano di sopra, cifre iperboliche di un calcio che non appartiene alla provincia, dove bisogna usare l’ingégno per duellare contro fratturati inarrivabili. È una versione moderna di Davide e Golia: non succede soltanto in serie A, anche la ricca Premier League ha avuto il proprio Davide, allenato da Claudio Ranieri, il Leicester che adesso dovrà evitare il rinculo della gloria in Champions (i segnali non sono confortanti: quattro sberle in amichevole dal Psg l’altra notte a Los Angeles e via a nanna). Il Leicester di Kanté già venduto al Chelsea, di Jamie Vardy, l’operaio centravanti. La divagazione è utile, visto che ora l’Udinese sta corteggiando il Vardy argentino, Germán Ariel Rivero, 24 anni compiuti lo scorso 17 marzo, quando la favola del Plaza Colonia stava appena cominciando. Colonia del Sacramento è una cittadina di 26 mila abitanti in Uruguay: geograficamente fronteggia la tentacolare Buenos Aires, la capitale argentina dall’altra parte della baia sull’Atlantico; calcistamente ospita una piccolo club diventato il Leicester uruguaiano, capace di vincere – sconfiggendo il grande Peñarol – l’ultimo torneo nazionale di Clausura grazie ai gol e agli assist di Rivero che soltanto la scorsa estate, dopo una carriera precocemente in declino, tra Fenix de Pilar e Club Flandria (chi li conosce?), pensava soltanto a come sbarcare il lunario. Faceva l’imbianchino e il muratore per mantenere la moglie Eliana e il figlio Ian prima di tentare l’avventura in Uruguay. Alle spalle la storia di un ragazzino dei sobborghi di Baires cresciuto nel Club Deportivo Garìn, l’etichetta di campioncino del calcio albiceleste che nell’adolescenza, crescendo, si è “scollata” tra i provini falliti, all’Argentinos Juniors, al Club Atletico Tigre. Nell’ultimo anno prima tanta panchina, nel Torneo Apertura, poi l’esplosione: 8 gol e 1 assist nelle 14 gare del Clausura per un “torello” di 182 centimetri. Ora è finito sul taccuino dell’Udinese. E sogna un contratto in euro.
(Fonte: Messaggero Veneto)
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