Chievo, la “riscossa” della classe 1979: Dainelli, Pellissier, Sardo e Sorrentino sono pronti…
sabato 16 Luglio 2016 - Ore 13:40 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Il 28 marzo 1979 nello spogliatoio della Paganese si brinda. All’ospedale di Cava de’ Tirreni è nato il figlio di Roberto, il portiere della squadra campana: l’hanno chiamato Stefano. Quindici giorni dopo, a quasi mille chilometri di distanza, Camillo, titolare di una macelleria in Val D’Aosta, e Pietrina, emigrante sarda, festeggiano la Pasqua con il loro bimbo nato il giovedì santo: il nome scelto è Sergio. Otto maggio: Margaret Thatcher è da quattro giorni il primo Premier donna della storia inglese. A Pozzuoli, di nuovo Campania, nasce Gennaro, figlio di Mario e Anna. E alla fine di quella primavera, è il 9 giugno, altro fiocco azzurro, questa volta a Pontremoli, in Toscana. Dante ha la passione per la scultura, ed è pure ricco di talento, tanto che anni dopo organizzerà delle mostre con i suoi lavori: ma la sua realizzazione più importante quell’anno si chiama Dario.Brentonico, 37 anni dopo: Stefano Sorrentino, Sergio Pellissier, Gennaro Sardo e Dario Dainelli si preparano all’ennesimo campionato di Serie A con la maglia del Chievoverona. «Vecchietti», almeno per la carta d’identità calcistica: d’altro canto però, oltre a capolavori come «London calling» o «Another brick in the wall», una delle canzoni più importanti di quel 1979 fu «I will survive» di Gloria Gaynour. E loro, inossidabili, sono sopravvissuti a infinite battaglie su tutti i campi d’Italia. I quattro avevano già giocato assieme dal 31 gennaio 2012 (arrivo di Dainelli) al 25 gennaio dell’anno successivo (cessione di Sorrentino): difficile quel giorno immaginare che si sarebbero ritrovati di nuovo tutti assieme in gialloblù. E invece eccoli qua. «È positivo il ritorno di Stefano, così nella rosa resta qualcuno più vecchio di me», scherza Pellissier. Che sottolinea: «L’anno scorso abbiamo dimostrato che pur essendo una delle squadre più vecchie… del mondo, riusciamo a regalarci delle belle soddisfazioni. Largo ai giovani, per carità», aggiunge il capitano, «ma a volte i vecchi con l’atteggiamento giusto possono dare qualcosa in più». Gente che ha affrontato mille battaglie, abituata a lottare per la salvezza e che, se c’è da rimettere in riga un giovane poco «concentrato» o da dare una mano a qualcuno in difficoltà, sa trovare le parole giuste. Vecchietti carichi di entusiasmo e obiettivi da raggiungere. Quello di Sergio Pellissier si chiama cento gol in serie A. Ne mancano due: «Speriamo arrivino», confida l’attaccante, «altrimenti mi sembrerebbe di aver lavorato tutto questo tempo per niente. Non mi interessa come li segnerò, anche di fondoschiena va bene. E dopo averli raggiunti, mi cercherò un altro obiettivo». Pur rimanendo la squadra più «agée» della penisola, e probabilmente una di quelle con l’età media più alta d’Europa, con il cambio Bizzarri-Sorrentino il Chievo si è svecchiato, visto che il portiere argentino è del 1977. Lui è uno dei pochi «ragazzi degli anni Settanta» rimasti nel massimo campionato, dopo che a maggio si sono ritirati o hanno salutato la serie A i vari Toni, Di Natale, Klose, Abbiati, De Sanctis e Castellazzi. E così, in attesa che si chiuda il calciomercato, di più vecchi dei quattro moschettieri gialloblù restano in pochi: Marco Storari, classe ’77 risalito dalla B con il Cagliari, e poi due fenomeni come Gigi Buffon (del ’78) e Francesco Totti, 40 anni a settembre, il grande vecchio del campionato italiano. Del ’79, ma di settembre, è anche Massimo Maccarone, deciso a segnare ancora tanti gol con la maglia dell’Empoli. «Non so che annata sia stata per i vini», scherza Sorrentino, «di sicuro per il calcio è stata ottima». Primavera ’79: uve mature e longeve. Vino da meditazione, da bere a fine pasto. O dopo l’ennesima salvezza.
(Fonte: L’Arena)
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