Udinese, apre il “supermarket” friulano: sono oltre 60 i calciatori sotto contratto…
venerdì 24 Giugno 2016 - Ore 10:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Guai a smarrire la strada maestra. L’Udinese deve insistere nella politica degli investimenti (Balic lo scorso gennaio, Fofana ora), ma prima di tutto vanno ceduti gli elementi che a Udine hanno fatto il loro tempo e quelli per i quali l’offerta è irrinunciabile. Come è accaduto negli anni scorsi per Asamoah, Isla e Pereyra, le cui cessioni alla Juve hanno portato nelle casse friulane una quarantina di milioni, oppure per Inler prima e Allan poi, per i quali il Napoli si è impegnato a scucirne quasi 35. La regola va rispettata. Guai a smarrire la strada maestra, abbiamo ricordato, tracciata per la prima volta da Gino Pozzo oltre 20 anni or sono, che ha consentito all’Udinese di essere una delle 6 squadre mai retrocesse a partire dal 1995-96, e di togliersi non poche soddisfazioni. Ai realizzi devono fare seguito gli investimenti. Niente spese «pazze»: significano rischiare l’indebitamento sino al collo, o anche il fallimento. Gli esempi di Napoli, Fiorentina e Torino sono recenti e costituiscono un monito. STORIA – Negli ultimi 20 anni l’Udinese ha così rappresentato un modello ispiratore per chiunque, anche se da un paio di stagioni a oggi sono stati commessi non pochi errori. Tant’è che l’età media della squadra è salita progressivamente e nel 2015-16 c’erano numerosi ultratrentenni. Ricordiamoci invece che dal ’95 sono arrivati in Friuli fior di giocatori, partendo da Bierhoff, Amoroso e Bachini. Con le loro cessioni la società ha potuto avvalersi delle prestazioni di altri elementi di qualità: Fiore, Giannichedda, Appiah, Jorgensen, Locatelli, Sosa, Muzzi, Di Michele, Pizarro; quindi Iaquinta, Mauri, Jankulowski, Quagliarella, Pepe, Cristian Zapata, Handanovic, Di Natale, Inler, Isla, Asamoah, Sanchez, Allan. Ora c’è la possibilità monetizzare con le cessioni di Widmer, Fernandes, Zielinski, e con il ricavato di tornare a investire per un futuro ancora in A. Ingaggiare invece elementi tipo Halfredsson, Kone, Piris, Kuzmanovic, Lodi e Felipe, anche se hanno nel complesso garantito un buon rendimento (soprattutto il sorprendente difensore, che sembra rinato), non ha senso: stride con la politica societaria cui abbiamo fatto riferimento e che tuttora ispira l’operato di altri club. Ovviamente servono anche i senatori, ma nella misura di uno ogni 3-4 giovani. TROPPI – L’Udinese al momento è proprietaria del cartellino di oltre 60 atleti. Decisamente troppi: anche per questo, la parola d’ordine adesso è vendere. Ma non sarà facile. Sono pochi i club italiani in grado di spendere per cui, come quasi sempre è successo negli ultimi anni, la gran parte della «merce» del supermarket dei Pozzo è destinata a essere piazzata a titolo di prestito temporaneo. RIPRESA – Lunedì, quando i bianconeri riprenderanno a lavorare, agli ordini di Iachini non ci dovrebbero essere però più di 30 atleti, considerando che sono numerosi coloro che hanno concluso in ritardo la stagione e finiranno le ferie non prima di metà luglio. Mancheranno anche gli under 19 Coppolaro, Meret e Balic, impegnati agli Europei di categoria, che saranno a Udine solamente a metà agosto.
(Fonte: Gazzettino, edizione di Pordenone)
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