Chievo, Meggiorini ricorda Hayden: “Ho il 69 in suo onore! Quanti incontri al Mugello e a Misano…”
martedì 23 Maggio 2017 - Ore 16:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
«Per descrivere Hayden basta dire che quando mi vedeva, al Mugello, mi veniva incontro anche se stava parlando coi meccanici: lui, il campione delle moto, che nel suo boxe ospitava me, un calciatore italiano, come se fosse la cosa più normale del mondo». Ore 21 di ieri, la notizia è ormai dovunque ed è la notizia della morte di Nicky Hayden, 35enne pilota Usa, lui ch’era in coma da 5 giorni dopo l’incidente in bicicletta di mercoledì scorso nel Riminese. Al telefono, Riccardo Meggiorini, attaccante veronese del Chievo, 31 anni, racconta commosso la storia di una passione che comincia da un numero di maglia, il 69. Quand’è che scopre Hayden e diventa suo tifoso, Meggiorini? «Nel 2006, quando vince il titolo nella Moto Gp. Io avevo appena firmato col Cittadella. Da lì in poi ho sempre indossato il numero 69 in suo onore. Mi piaceva tanto il suo stile di guida, molto aggressivo: l’elettronica c’era già, ma non assisteva i piloti come oggi e lui faceva dei gran bei numeri. Della persona, quando l’ho conosciuto, m’è piaciuto subito il carattere semplice, alla mano». Come vi siete conosciuti? «Per otto anni di fila sono andato a vedere Hayden al Mugello e a Misano. La prima volta grazie a un agente di piloti che poteva fare da tramite. Dopo ha preso a ospitarmi nel suo box e una volta ci ho portato anche mio fratello. Sempre disponibile, sempre contento di vedermi. Gli avevo spiegato di avere una passione per lui, che indossavo il suo 69 sulla maglia, e così gli sono stato simpatico». Poi le sue maglie gliele regalava di persona… «Sì, tutte quelle col 69: Cittadella, Bari, Torino, Bologna, quest’ultima gliela consegnai proprio a Bologna, addirittura sul palco, alla festa della Ducati. Quella del Chievo, purtroppo, mai: le date del Mugello, in questi ultimi tre anni, coincidevano sempre col campionato o con le vacanze».
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Ha saputo subito della notizia? «Sì, e chi mi conosce mi ha scritto immediatamente. Purtroppo me l’aspettavo. Da cinque giorni avevo quasi paura, il mattino, di svegliarmi con la brutta notizia…».
(Fonte: Corriere del Veneto. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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