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Verona-Juventus, Prandelli: “Toni? Chiude la carriera un vero campione. E l’Hellas…”
domenica 8 Maggio 2016 - Ore 12:30 - Autore: Gabriele Fusar Poli
È bastato uno sguardo perché Cesare Prandelli si innamorasse di Luca Toni. Fin dai tempi della Serie B. «L’ho voluto fortemente a Firenze, ma lo volevo anche a Venezia quando lui era a Vicenza», ha ricordato l’ex commissario tecnico dell’Italia a RadioVerona, nel corso di Fuorigioco, ripercorrendo i suoi due anni all’Hellas e momenti impossibili da cancellare. «La storia di Toni ha due o tre fasi. A partire dai primi anni, quando s’intravedevano in lui qualità straordinarie anche se pochi allenatori ci credevano in maniera forte. L’ha fatto la Fiorentina prendendolo dal Palermo, è stato pagato molto ma siamo stati tutti ripagati perché Toni in area aveva pochi rivali. La sua fisicità, in più, permetteva alla squadra di salire sempre».La grandezza di Toni qual è stata soprattutto?Luca è stato uno dei pochi a riuscire a rimettersi in gioco e a riproporsi a certi livelli, quando ha capito di poter ancora dare qualcosa. Pochi, dopo aver fatto un’esperienza all’estero, tornano in Italia con l’umiltà e la voglia che ha avuto lui. Gli anni di Verona da questo punto di vista sono stati eccezionali. Chiude la carriera un grande giocatore.Che tipo di dirigente può diventare Toni?Può fare qualsiasi cosa, l’importante è che ricominci dall’umiltà che ha avuto nelle ultime annate da calciatore. Fare il dirigente è diverso, puoi esserti d’aiuto il fatto di essere stato un giocatore ma poi devi ascoltare, capire, tirar fuori le risorse umane da tutti.Ha escluso di fare l’allenatore perché s’invecchia velocemente…Se dice questo vuol dire che è già un dirigente saggio. Bravo Luca.Come se l’immagina Pazzini in Serie B?Dipende tutto da lui. Se avrà le giuste motivazioni Pazzini è uno da 25-30 gol in Serie B, ma anche in Serie A. Se avrà la voglia di caricarsi tutti sulle spalle è l’uomo giusto per ricominciare la scalata.La fotografia della retrocessione del Verona?Certe stagioni purtroppo ogni tanto capitano. I tantissimi infortuni di certo hanno inciso. Un’annata strana, in cui è emersa soprattutto la grandissima lezione di cultura calcistica, educazione, passione e amore della gente e del Bentegodi.La sua Verona 16 anni dopo quelle due grandi stagioni?Il ricordo non è bello, è meraviglioso. Nessuno deve rompere quell’incantesimo, tutto deve rimanere tale e quale ad allora. Sono quelle situazioni che non cerchi, ma poi ti innamori e certe sensazioni ti restano dentro per tutta la vita. Verona per me sarà sempre così. Tutti quelli che hanno provato ad integrarsi con la città hanno questo pensiero di Verona.Si può dire che il tanto decantato 4-2-3-1 sia cominciato a Verona con i suoi Brocchi, Melis, Aglietti e Cammarata?Credo che il modulo sia nato proprio nel periodo nostro, col Verona e l’Empoli. Non c’era niente di innovativo, ma l’idea era quella di avere due esterni bravi tecnicamente e capaci di entrare in mezzo al campo e sulla verticale della prima punta sistemare uno bravo nella fase di realizzazione ma anche di far giocare gli altri. Facendo scalare la difesa e i terzini. La vera storia del 4-2-3-1 è questa.Fisiologico nel calcio di oggi che il Verona oscilli fra Serie A e B? Verona piazza e Verona città meriterebbero di stare sempre in Serie A. C’è tutto per affrontare bene il campionato italiano ed anche un’esperienza europea. Adesso è il momento di rimboccarsi le maniche, di ricominciare, ma con entusiasmo.
(Fonte: L’Arena)
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