Udinese, Samir: “Zico? Per me è Dio, non vedo l’ora di incontrarlo oggi!”
giovedì 16 Febbraio 2017 - Ore 14:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
«Al Club de Regatas (per chi non lo sapesse è il vero nome del Flamengo ndr) non si parla di Dio, ma di Zico sceso in terra». Così, giusto per capire la dimensione della venerazione carioca per il 10 che incantò Udine e i friulani. Simbolico poi che a raccontare l’aspetto religioso (in ogni storia brasiliana c’è la presenza di Dio) della venerazione per il Galinho sia Samir Caetano, un classe 1994 che nasceva proprio quando Zico smetteva di giocare con i Kashima Antlers, nel lontano Giappone. Il laterale sinistro dell’Udinese non ha mai visto giocare il Galinho, ma ha sentito respirare la passione che nell’ala rubro-negra (rossonera, quindi del Flamengo) di Rio de Janeiro permea ancora oggi i muri del centro di allenamento del Fla e la curva rossonera del Maracana. «Domani (oggi ndr) Zico arriva a Udine e io non sto nella pelle – ammette Samir – Per noi del Flamengo (il giovane bianconero ci ha giocato dal 2013 al 2016) è semplicemente Dio e per me un idolo incontrastato. È nel mio podio brasiliano, con Pelè e Ronaldo, il fenomeno. Poi mio papà mi ha sempre detto che lui, il Galinho, era il migliore di tutti». Religione rossonera, dogma inattaccabile. Zico un anno fa definì Samir uno dei migliori giovani brasiliani: «Sono contentissimo di quello che ha detto – sorride il terzino dell’Udinese – ma io devo pensare a lavorare ancora più intensamente per confermare le buone sensazioni che sono riuscito a suscitare. È importante avere come sponsor proprio Zico, per un giovane è tutto. È il mio idolo e non vedo l’ora di incontrarlo qui a Udine, dopo averci parlato a Rio de Janeiro». Samir è un ragazzo intelligente, ha già imparato un ottimo italiano e dimostra di maneggiare con cura anche la storia del luogo che ha scelto per vivere e crescere come calciatore: «Quando a Udine dici di essere brasiliano – racconta – ti parlano subito di Zico. So bene cosa significhi per la nostra gente avere il Galinho allo stadio: è rimasto solo due anni, ma sono stati intensi. E noi siamo pronti per una grande festa. Voglio una Dacia Arena piena di gente, ma soprattutto una vittoria da dedicare al mio idolo».
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(Fonte: Gazzettino. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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