Roma-Chievo, si punta sul “made in Italy” anche per il futuro. E Rigoni ed Inglese…
venerdì 6 Maggio 2016 - Ore 12:30 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Il rinnovo fino a quasi 38 anni di Alessandro Gamberini è la sintesi del Chievo e delle sue radici. Di un gruppo italiano forte da cui tutto è sempre partito. Gente con le spalle larghe, soprattutto con la residenza a Veronello. Dal blocco dei D’Anna, D’Angelo, Corini e Moro del Chievo del 2001 che per la prima volta vide la Serie A nulla è cambiato. C’è una direttrice che tutto muove e che tutti seguono, una strada che nessuno ha mai lasciato. Il concetto l’ha capito al volo Massimo Gobbi, fenomenale operazione a parametro zero del direttore sportivo Luca Nember dopo i suoi anni a Parma e la Champions con la Fiorentina. Se continua così anche lui sarà ricompensato come Gamberini, fedele ad un’idea che non ha mai tradito il Chievo. Dario Dainelli è al quarto anno a Veronello, il quinto da luglio quando il legamento del suo ginocchio destro sarà di nuovo a posto. Era in scadenza a giugno, Luca Campedelli gli ha messo sotto gli occhi un contratto per un altro anno. Bastava solo metterci una firma. Tutto automatico, perché la serietà paga sempre.QUESTIONE DI COERENZA. La struttura del Chievo è sempre più italiana secondo un concetto che ha fatto ad esempio le fortune della Juventus pentacampione d’Italia con la filastrocca dei vari Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini e Marchisio che molti hanno imparato ormai a memoria. Cinque messi in fila così automaticamente è rarità nel calcio di Serie A degli stranieri e del turnover. Il Chievo invece è sempre quello, da tantissimo tempo ormai. Anche nel contorno. Come l’importantissimo apporto, nello spogliatoio ma non solo, di uno come Gennaro Sardo che non si vede praticamente mai ma che senti eccome al momento del bisogno. O come Giampiero Pinzi, scelto non a caso dopo gli infortuni di Radovanovic e soprattutto di Izco. «Se devo prenderne uno meglio andare da chi conosco già bene», il facile ragionamento della società, che avrà ormai fino a fine carriera uno di quelli che fece le fortune del Chievo nei momenti di difficoltà, inventato mezzapunta di fatica ma diventato soprattutto un altro pilastro a cui viene facile appoggiarsi quando davvero c’è bisogno. CICLO CONTINUO. Il ragionamento dell’italico Chievo non si ferma ai vecchi. Perché Dainelli non può giocare per altri cinque anni, Gamberini e Gobbi nemmeno così come Sardo. Dal basso però sta arrivando il ricambio, magari meno sicuro perché il ragazzo giovane è soggetto alle attenzioni del mercato e a variabili ormai dimenticate da chi viaggia verso fine carriera. Rigoni e Inglese stanno respirando il Chievo a pieni polmoni, protetti da due contratti lunghi e isolati il giusto perché possano dedicarsi solo a crescere con calma senza ascoltare tutte le sere questa o quella sirena. Proprio Rigoni, terzo italiano per minuti giocati dopo Gobbi e l’affidabilissimo Cacciatore, è il simbolo vero, adesso forse anche più di Inglese, della catena di montaggio di Veronello. Per loro due parlerà l’estate e il mercato. Riccardo Meggiorini invece da metà maggio ai primi di luglio potrebbe anche spegnere il telefonino, blindato dal Chievo a vita. Futura bandiera, anche se di anni ne ha appena trenta. Uno dei tanti eredi di Sergio Pellissier, leggenda prima ancora di smettere. Quella data, fra l’altro, è ancora lontana.I MAGNIFICI SETTE. Nell’ultima giornata di campionato il Chievo è partito con sette italiani nella formazione titolare davanti alla Fiorentina, in campo con dieci stranieri più Astori. C’erano Cacciatore, Gamberini, Gobbi, Rigoni, Pepe, Inglese e Pellissier. Soltanto Bologna, Frosinone con nove e Sassuolo con otto ne hanno schierati di più. L’Udinese che lotta per salvarsi addirittura neanche uno, nemmeno coi cambi fra il croato Perica, il paraguaiano Piris e l’islandese Hallfredsson. Non è questione di rendimento, è questione di linee-guida. Quelle che solo la società può tracciare. Come succede al Chievo. Partendo da D’Anna finendo a Dainelli, quindi a Meggiorini e magari, chissà, a uno come Rigoni secondo un filo invisibile che assicura tanti vantaggi e che soprattutto forma lo zoccolo duro che ormai hanno in pochi. Tutti portatori dei valori che hanno fatto la fortuna del Chievo, fidelizzati attraverso contratti lunghi anche se, come Gamberini, hai quasi 35 anni. Così si fa.
(Fonte: L’Arena)
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