Italia-Norvegia 1-4, una doppietta di Haaland cancella gli azzurri: solo i playoff per evitare il terzo disastro consecutivo
domenica 16 Novembre 2025 - Ore 22:41 - Autore: Giulio Pavan
L’Italia inciampa rovinosamente contro la Norvegia e, soprattutto, inciampa contro sé stessa. Finisce 1-4 a San Siro, prima sconfitta dell’era Gattuso, identico epilogo (anzi, quasi peggiore per andamento) rispetto all’andata persa 3-0. E oggi il problema non è solo il risultato: è la sensazione che così, a marzo, si rischia davvero di non andare ai Mondiali per la terza volta consecutiva. Uno scenario che fino a pochi mesi fa sembrava impensabile, ma che ora prende una forma drammatica. Gli azzurri attaccano, spingono, creano. Al minuto 11 arriva anche il meritato vantaggio: cross di Dimarco e Pio Esposito, 19 anni e la sfacciataggine di chi non ha paura, si gira in area piccola e firma il suo primo gol a San Siro. L’1-0 sembra il preludio a una notte diversa, finalmente in crescita. Prima dell’intervallo fioccano altre due occasioni: Esposito sfiora il raddoppio di testa al 36’, Dimarco e Retegui combinano sulla sinistra, ma manca sempre l’ultimo dettaglio. La Norvegia però dà già segnali inquietanti: Sorloth fallisce due volte da posizione favorevole, e Donnarumma mantiene il vantaggio con una risposta su Nusa. Il campanello d’allarme suona, ma l’Italia non lo sente. La ripresa, tragicamente, è un’altra partita. Al 64’ arriva il pari: Sorloth pesca Nusa, che punta Politano, rientra e calcia. Il tiro è deviato dallo stesso Politano e si infila sul primo palo di Donnarumma. Episodio sfortunato, ma nasce da una marcatura morbida, troppo morbida per una squadra che si gioca la qualificazione mondiale. Passano 14 minuti di sofferenza, e la Norvegia ribalta tutto: al 78’ Bobb trova Haaland, che si gira di prima e segna l’1-2. Troppa libertà, troppa ingenuità. All’80’ ancora Haaland, ancora letale. Thorsby lo pesca sul secondo palo, lui anticipa tutti e chiude la partita. Due gol in 120 secondi. Un collasso. Gli azzurri reagiscono poco e male: Dimarco e poi Esposito provano a riaprire la gara al 74’, ma Nyland fa muro. L’Italia attacca senza idee, senza profondità, senza cattiveria, al 92’ la Norvegia, al contrario, colpisce con lucidità con Larsen e con un Haaland che fa ciò che vuole. E Gattuso, alla prima caduta, vede scomporsi quella solidità che aveva provato a costruire nelle prime uscite. Questa è una sconfitta che pesa come un macigno. Non solo perché è la prima dell’era Gattuso. Non solo perché arriva con tre gol subiti in casa. Ma perché mostra un’Italia fragile, psicologicamente prima ancora che tatticamente. I playoff di marzo saranno un Vietnam emotivo, un campo minato dove gli azzurri non possono permettersi un passo falso. La squadra dovrà cambiare ritmo, intensità, mentalità. Servirà più qualità davanti, più concentrazione dietro, più leadership in mezzo. Servirà una squadra, non un mosaico di buone intenzioni. Perché la verità è semplice e crudele: così l’Italia rischia seriamente di guardare un altro Mondiale dal divano. E la terza volta, sarebbe devastante.
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