Venezia, l’ex Caldara si ritira a 31 anni: “Il mio corpo mi ha tradito, saluto il calcio con gratitudine e dolore”
sabato 15 Novembre 2025 - Ore 14:42 - Autore: Staff Trivenetogoal
Non sempre il talento basta. A volte è la fortuna a piegare un destino, e quella a Mattia Caldara è mancata troppe volte. Il difensore bergamasco ha detto addio al calcio a soli 31 anni, consumato da una lunga scia di infortuni che lo hanno logorato nel fisico e nell’anima. Lo ha fatto con una lettera struggente pubblicata sul sito di Gianluca Di Marzio, un saluto definitivo a quel mondo che aveva sognato fin da bambino e che gli aveva regalato gioie immense prima di presentargli il conto.
Tutto parte da una visita di luglio: nessuna cartilagine alla caviglia, rischio protesi entro pochi anni. È il colpo finale dopo un percorso tormentato iniziato con la rottura del ginocchio al Milan, il momento che ha segnato l’inizio del suo calvario. Da allora Caldara non è più riuscito a ritornare il difensore ammirato all’Atalanta, quello che aveva conquistato la Juve, che si affacciava alla Champions, che sembrava destinato alla Nazionale. Ogni volta che provava a rialzarsi, un nuovo crack lo ricacciava indietro. Il fisico vacillava, la mente cedeva: frustrazione, smarrimento, senso di colpa verso chi gli stava accanto. Una spirale che lui stesso descrive come una bolla, un mondo chiuso in cui era prigioniero del dolore, delle aspettative e di una versione di sé irraggiungibile.
Ripercorrendo la sua carriera, Caldara ammette rimpianti, come la scelta di lasciare la Juventus troppo presto. Ma riconosce anche tutto ciò che il pallone gli ha dato: i primi allenamenti con il nonno, le trasferte giovanili, la scoperta di sé in quella maglia nerazzurra che lo aveva lanciato. L’ultima resa è arrivata quest’estate, quando nemmeno le terapie più invasive riuscivano più a sostenerlo. Ha smesso per salvare la propria vita, prima ancora della propria caviglia.
Oggi, mentre chiude una porta che sembrava impossibile anche solo immaginare, Caldara ritrova finalmente leggerezza. Saluta il calcio con gratitudine e dolore, pronto a iniziare un nuovo cammino. In campo, dice, ora c’è solo Mattia.
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