Vicenza, Stuckler: “Il mio obiettivo è di arrivare a venti gol… e con la V. Verona dovremo dare il massimo”
giovedì 9 Ottobre 2025 - Ore 19:28 - Autore: Giulio Pavan
Queste le parole di David Stuckler ospite di “E’ solo calcio”: “Ha detto che la classifica è molto presto per guardarla perchè siamo ad ottobre e conta ad aprile. E’ un martello? Ci tiene sempre sul pezzo e vuole che diamo il massimo sudando la maglia. Gerarchie? Gallo a inizio stagione ci ha detto di dare sempre qualcosa in più e di allenarci bene perchè altrimenti potremmo perdere il posto. Sei consapevoli delle tue potenzialità? Certo, anche se penso sempre a migliorarle. Altrimenti se non facessi bene la gente si dimenticherebbe del mio passato, per cui devo continuare a lavorare. La trattativa per il mio arrivo a Vicenza? Quei giorni sono stato molto sereno, ero a Cremona e mi allenavo forte per farmi trovare pronto in qualsiasi posto. Zamuner è sempre stato chiaro, così come ci aveva provato l’anno scorso quando era a Trento. Caferri ti ha chiamato? Sì, mi chiamava molto spesso per dirmi di venire. Conoscevi già qualcuno? Vescovi per averci giocato contro durante gli incontri Primavera. Il mister? Era contento del mio arrivo. Hai un compagno d’attacco preferito? Mi trovo bene con tutti, e fino adesso ho giocato con tutti loro. Stai affrontando qualche difficoltà? Sono ancora giovane e ho tantissimo da imparare, in una piazza come Vicenza ci sono altri attaccanti forte, ero consapevole della concorrenza. Cosa provavi quando subentrava Rauti e segnava? Se entra lui e fa gol va bene lo stesso. In cosa stai lavorando di più rispetto l’anno scorso? Il lavoro senza palla, il mister è molto tosto su questo punto di vista, ci chiede tanto lavoro. Il mio obiettivo di quest’anno è imparare il più possibile dagli altri, ad esempio Morra e Rauti. Che obiettivo ti sei dato? Voglio arrivare a venti gol. La Virtus Verona? Quest’anno ha già pareggiato con Brescia e Lecco, noi dovremo dare il massimo altrimenti difficilmente vinceremo. Un mito? Suarez per la sua cattiveria ma anche per il gioco per la squadra e come faceva gol. Sei arrivato in Italia a 17 anni, com’è stato? Molto difficile, non conoscevo nessuno e non parlavo l’italiano, Dio mi ha aiutato tanto. Mi sono avvicinato tanto alla religione quando sono arrivato in questo Paese. Ringrazio sempre il Signore per ciò che faccio. Fuori dal campo? Sono casa e chiesa, nel tempo libero mi piace uscire con i compagni e stare con la famiglia quando viene.”
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