Vicenza, un acuto super a Cittadella. Triestina: l’oscuro mondo delle criptovalute e una penalizzazione spaventosa. Trento e gli infortuni: perché? Venezia e Padova, fra le pieghe di un weekend grigio. Udinese, che forza. Verona, la migliore di Zanetti
martedì 16 Settembre 2025 - Ore 23:40 - Autore: Dimitri Canello
Il weekend calcistico del Triveneto si è chiuso con Cittadella-Vicenza, che ha dato un verdetto netto e tutt’altro che banale. Il segnale arriva forte e chiaro: il Lane vince e vola al primo posto a braccetto col Lecco, i granata affondando ancora e sono già in ritardo di sei punti dalla vetta, un gap pesante dopo appena quattro giornate di campionato. Ero al Tombolato e ho visto questa partita: buona partenza del Cittadella nei primi venti minuti ma senza occasioni da gol, Vicenza troppo lento a centrocampo e senza un uomo in grado di far cambiare passo alla squadra, quello che avrebbe dovuto essere il Careccia della situazione. Ripresa tutta biancorossa, con un’occasionissima per Pellizzari e la differenza tutta nei cambi. Gallo li indovina tutti, Iori non trae beneficio da nessuno dei subentrati. Rada ha cambiato la partita, più ancora di Rauti (gol molto bello) e di Capello (ottimo assist). Le caratteristiche dell’ex Trento non le ha nessuno dei presunti titolari e la differenza dal suo ingresso sulla scena si è vista tutta. Personalmente mi auguro trovi spazio, perché è un giocatore che mi piace molto e che penso possa essere nel posto giusto al momento giusto. Dall’altra parte Diaw è un fantasma, l’ombra del bell’attaccante visto all’opera fino a qualche anno fa ma non è certo una sorpresa, Desogus non si capisce perché sia stato preso e come si faccia a riproporlo ancora dopo non aver inciso neppure una volta dal suo arrivo in granata. La differenza, alla fine, è tutta qui e si aggiunga a tutto questo il fatto che Gagno non ha fatto una parata e l’unico voto coerente con quanto visto per il portiere biancorosso è senza voto. Come ho avuto modo di scrivere in un altro editoriale, al Vicenza sarebbe bastato poco di più sul mercato per essere davvero la squadra da battere, mentre così è forte, ma non così tanto rispetto alla concorrenza ad esempio del Brescia. La promozione se la dovrà sudare fino in fondo, ma vincere al Tombolato è un acuto super. Il Cittadella per ora non ha assimilato quasi per nulla il calcio di Iori, lontano da quello visto negli ultimi anni e le scorie della retrocessione sono ancora tutte lì. La chiave è sempre Stefano Marchetti: siccome il Cittadella esiste a questi livelli grazie soprattutto a lui, è lui a dover trovare gli stimoli dentro di sé per fare la differenza come ha sempre fatto e per far rialzare la squadra. Poi, a fine stagione si tireranno le somme e si faranno altri ragionamenti su futuro e prospettive a tutti i livelli.
Riavvolgendo il nastro del weekend, le scosse telluriche di Trieste fanno tremare tutto, non solo i polsi. Non fai neppure in tempo a cercare di capire se la svolta societaria abbia basi solide, che arrivano in poche ore le seguenti novità: 1) la Triestina sta perdendo a Lumezzane dopo un primo tempo orribile, si rialza, pareggia e vince. Quel -2 era una speranza sul futuro, qualcosa a cui aggrapparsi ben sapendo che la mazzata vera sulla classifica doveva ancora arrivare, ma nessuno immaginava di una portata eguale a quella che si sarebbe materializzata di lì a poco; 2) un versamento di 1,75 milioni che porta a oltre 11,5 i milioni immessi da giugno da chi ha stanziato risorse poderose in Lbk Capital, il fondo che detiene la proprietà del club alabardato; 3) tredici (TREDICI) punti di penalizzazione (ne erano attesi 7-8, forse 10 nella peggiore delle ipotesi), una sorta di pietra tombale sulla stagione alabardata. Oggi la classifica dice -15 dopo i 5 punti conquistati sul campo. Come si fa a fare calcio in questa maniera? Che senso ha avuto in una situazione del genere l’ingresso sulla scena di House of Doge e delle criptovalute? Parliamo di un mondo oscuro, ho letto e riletto vari articoli, italiani e internazionali e ammetto di faticare a comprendere il senso di questa operazione. Altra domanda. Perché questi capitali nel calcio e proprio adesso in una situazione oggettivamente disperata? La retrocessione in D è praticamente certa e solo un’impresa da Guinness dei Primati potrebbe evitare il peggio. Capire e cercare di spiegare a chi legge cosa stia accadendo e cosa accadrà stavolta mi è pressoché impossibile. Certo è che, rispetto al fallimento pressoché certo di un paio di mesi fa, oggi la situazione è oggettivamente migliorata. Per lo meno la Triestina esiste e compete, avrà un nuovo presidente istriano (il nome di battesimo è Tom, il cognome non lo so), potrebbe (condizionale d’obbligo) avere un futuro anziché sparire dal calcio, tanto che Alex Menta, che ha tantissimo da farsi perdonare, sarebbe il regista di questa operazione ai confini della realtà che ha portato all’uscita di scena del peggior presidente della storia della Triestina (Ben Rosenzweig) e presto, pare, anche di Sebastiano Stella. Se davvero è stato Menta a portare questi nuovi fondi, quantomeno ha evitato il crac dell’Alabarda. E questo gli andrebbe al di là di tutto riconosciuto. Magra consolazione? In un quadro simile lo è e molte cose dovranno essere fatte da chi comanda e da chi dirige adesso per riconquistare la fiducia dei tifosi, oggi comprensibilmente vicina allo zero. Che futuro per la Triestina? Si vedrà, anche se da quanto ho raccolto sembrerebbe (anche qui uso il condizionale) che le spalle di House od Doge siano larghe e che, dopo un anno di passione, potrebbe iniziare la risalita. Ma non me la sento in tutta sincerità di mettere la mano sul fuoco per nessuno, visti i precedenti e questo -20 da record con cui viaggia la stagione della Triestina è una zavorra tremenda.
Il Trento viaggia a marce basse e non ha ancora messo né la quarta né la quinta. Con l’Albinoleffe ha regalato un tempo, poi si è messo l’elmetto e ha regalato 45 minuti di livello altissimo, in cui avrebbe anche potuto vincere. Detto molto schiettamente, con i pareggi non si va troppo lontano e questo lo sa bene anche Luca Tabbiani. Forse sarebbe servito un ritorno sul mercato per sopperire all’infortunio di Cruz, ma la società ha deciso che le forze in gioco sono sufficienti almeno fino a gennaio. Non ci voleva, l’infortunio dell’argentino, in questo inizio travagliato. E si ripropone il tema dei troppi ko dei giocatori gialloblù che già emerso lo scorso anno. Se qualcuno ha una spiegazione o ha capito il perché di tutti questi infortuni, sarebbe bello lo esponesse perché tracciando una linea continua dall’anno scorso a oggi emerge un quadro tutt’altro che rassicurante. Una postilla: complimenti a Dalmonte perché si è presentato con l’atteggiamento giusto e in condizioni smaglianti, determinato a cancellare l’ultima stagione di Salerno, che non era certo da ricordare. La Dolomiti Bellunesi è sempre a caccia della prima vittoria fra i professionisti e, a proposito di infortunio, quello di Toci è molto pesante, perché di fatto era il miglior rosanero a disposizione di Zanini, era entrato subito nel sistema di gioco e nel gruppo e viaggiava a mille. Peccato. Frena l’Arzignano, dopo una bella partenza, mentre la Virtus Verona parte sempre piano, ma a un certo punto improvvisamente sgasa. Lo ha fatto a Vercelli, vediamo se proseguirà su questa strada.
Il weekend si era aperto con la Serie B e con Venezia e Padova che di certo non possono fare i salti di gioia per i propri risultati. Il Venezia butta letteralmente al vento una vittoria in cassaforte con un finale di partita scriteriato a Pescara. Era avanti 2-0, aveva la partita in pugno, ha sfiorato il terzo gol, ma poi incredibilmente ancora una volta si è allungato e ha perso le distanze fra i reparti. Era accaduto alla prima col Bari e Stankovic lo aveva salvato, era successo anche a Castellammare (e qui poteva esserci l’attenuante dell’inferiorità numerica, ancora Stankovic lo aveva salvato), è riaccaduto all’Adriatico. Tre indizi fanno una prova e sarà il caso di cambiare rotta in fretta, se si vuole puntare alla promozione diretta. Anche perché l’impressione è che sia rimasto qualche strascico dalla campagna acquisti estiva a causa del mancato arrivo di Felici fra Filippo Antonelli e la proprietà. Il ds ha annullato la tradizionale conferenza di fine mercato, un segnale non bello spiegabile con la mancata volontà della proprietà di investire per la squadra e per l’immediato ritorno in Serie A. Oggi la situazione finanziaria è decisamente migliorata, il club è fuori pericolo e ha una situazione debitoria sotto controllo, il saldo entrate e uscite è stato -800mila, una cifra che sarebbe potuta salire con un po’ di buona volontà. Perché come Vicenza, Verona e Padova, dispiace che ci si fermi proprio sul più bello. Ognuno ha la sua croce: Baldanzi per il Verona, Felici per il Venezia, Zuccon per il Padova, Careccia per il Vicenza. A volte uno sforzo (piccolo) in più verrebbe ripagato poi sul campo e invece si sceglie di rischiare. Venezia: la proprietà a mio avviso non capisce questo concetto, quanto sarebbe importante tornare in Serie A e rimanerci per fare davvero business. L’anno scorso sarebbe bastato poco, quest’anno pure. Oggi qualche dubbio emerge, se davvero il Venezia valga la promozione diretta. L’attenuante da concedere è che spesso le squadre di Stroppa non partono bene e poi decollano più avanti, giusto concedere altro tempo e considerare che, dopotutto, cinque punti non sono un bottino da disprezzare.
Qui Padova. Inutile negarlo, la situazione è tutt’altro che rosea. In quattro impegni ufficiali la squadra è riuscita a segnare appena una rete, peraltro ininfluente. A centrocampo mancano centimetri (l’acquisto di Zuccon, poi sfumato, andava proprio in questa direzione), davanti si fatica tremendamente a concretizzare e i nuovi, fino a questo momento, non stanno dando quello che ci si poteva attendere. Baselli paga la lunga inattività e si è fermato di nuovo, Pastina è partito male, è ai box pure lui e fatica a entrare in condizione, Ghiglione è stato subito accantonato, Lasagna e Jonathan Silva hanno bisogno di tempo per recuperare smalto. Non è un caso che i migliori siano i rappresentanti della vecchia guardia, Capelli e Varas su tutti, mentre si attende fine ottobre per il rientro di Gomez, fondamentale per far compiere un salto di qualità alla squadra. In questo quadro c’è un direttore sportivo che non parla da mesi e che dovrebbe spiegare perché non sono stati reinvestiti i proventi delle plusvalenze, oppure perché c’è un posto libero in lista non occupato, oppure ancora perché c’è una riserva di denaro non utilizzata sul mercato ancora a disposizione. Domenica c’è la Virtus Entella all’Euganeo, una partita da non fallire, mentre dietro le quinte avanza Marcelo Figoli. Come già scritto, l’imprenditore argentino ha raggiunto un’intesa di massima con Joseph Oughourlian, il quale si è riservato l’ultima parola dopo il termine della due diligence. Solo che se anche stavolta il patron sceglierà di non vendere come accaduto con Primera Capital dopo essere andato a un passo dalla chiusura, dovrà pagare una penale presente nel preliminare di vendita firmato quasi un mese fa. Vedremo come finirà e, visti i precedenti, è impossibile nutrire certezze granitiche in merito.
Chiusura finale con Verona, Udinese e Südtirol. L’Hellas contro la Cremonese ha giocato a mio avviso la miglior partita della gestione Zanetti, da quando il tecnico vicentino si è seduto in panchina. Avrebbe meritato di vincere 3-0, è stata fermata solo da un super Audero e ha mostrato spunti e trame decisamente interessanti con Giovane e Orban che davanti promettono davvero bene. Pollice alto anche per l’Udinese che, come l’anno scorso, è partita a razzo. Bravo ha sfruttato al meglio l’infortunio di Bayo e ha scalato gerarchie nell’attacco bianconero, il resto a Pisa ha messo in vetrina una squadra intelligente e sorniona, che ha fatto il pieno: sei punti in due trasferte fra Inter e Pisa, quando vede nerazzurro Runjaic diventa un cecchino. Il Südtirol non mi è affatto dispiaciuto col Palermo, ma alla fine la differenza la fa chi segna e ancora una volta Joel Pohjanpalo ha dimostrato che in Serie B è un cavallo di razza da custodire gelosamente nella scuderia di famiglia
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