Vicenza-Zamuner e Trento-Zocchi, pollice alto. Triestina merita una proprietà seria, sono davvero finiti i guai? Padova, avanti a vista. Venezia, ora un allenatore top per programmare la risalita
mercoledì 11 Giugno 2025 - Ore 00:00 - Autore: Dimitri Canello
Sono successe davvero tante cose nelle ultime due settimane. Due società del nostro territorio hanno cambiato direttore sportivo. Il Vicenza è affondato male in semifinale playoff con la Ternana, ha chiuso nel modo peggiore la stagione e ha confermato tutte le perplessità emerse lungo il percorso tortuoso di un campionato prima perso, poi ripreso con un grande scatto e infine riperso per due volte. Il tallone d’Achille del gruppo è stata la personalità, mai dimostrata quando davvero contava: Padova, andata (e ritorno, con i tre punti buttati nel recupero), Trieste, Salò, Verona, Trento e infine Terni. In trasferta la squadra ha zoppicato, quando serviva l’ultimo colpo di reni, l’ha sempre fallito. Ecco perché era ed è giusto cambiare, fermo restando che il bilancio di Rosso nel mondo del calcio resta fortemente deficitario in relazione alle risorse investite. Un uomo che ha creato un impero straordinario mietendo successo dopo successo non riesce a ripetersi nello sport. Perché? Le ha tentate tutte, spendendo tanto, cambiando direttori e allenatori, ma evidentemente c’è qualcosa che non funziona nella sua gestione, se i successi delle sue squadre si contano sulle dita di una mano in 25 anni. Ora ricomincia da un dirigente per cui nutro enorme stima, Giorgio Zamuner, che Rosso avrebbe già voluto prendere prima dell’arrivo di Matteassi e che fu bloccato da Mauro Giacca. Visti i risultati ottenuti a Trento, con la squadra portata al settimo posto, si può ben comprendere perché Rosso abbia bussato alla sua porta. Zamuner vinse a Padova nel 2018, con Bisoli in panchina e un budget non tanto diverso da quello che gli verrà messo fra le mani quest’anno dalla proprietà. Può ripetersi anche a Vicenza, a patto che venga lasciato lavorare e mettere in pratica il suo modus operandi. Il primo step sarà l’allenatore. Se il budget sarà ridotto del 25-30%, è logico che ne risentirà anche quello per chi guiderà la squadra. Eppure resto fortemente convinto che per vincere a Vicenza serva uno come Attilio Tesser, uno che sa come si fa e l’ha rifatto più volte, uno che ha le spalle larghe e che anche quest’anno ha dimostrato di poter lavorare in tutte le condizioni, anche quelle più estreme. Insomma, serve andare sul sicuro, perché Vicenza ha bisogno di certezze e, giusto per fare un esempio, Zamuner a Padova vinse con una certezza in panchina, perché Bisoli potrà stare antipatico, ma in C sapeva come si vinceva. Non dovesse arrivare Tesser (fossi in Zamuner e in Rosso non avrei dubbi), Fabio Gallo sarebbe comunque una buona scelta, Ignazio Abate ha un profilo di alto livello, Massimo Donati meriterebbe una chance importante. Per quanto riguarda la scelta dietro la scrivania, per Zamuner è pollice alto. Così come è pollice alto per Moreno Zocchi a Trento. Professionista serio, Zocchi, che lavorò a Vicenza in condizioni estreme con grande competenza e dignità. Poi la sua carriera è proseguita, ha dimostrato di saper lavorare con i giovani, ha indovinato tante operazioni, le sue squadre (l’ultima il Pontedera) hanno sempre ottenuto buoni risultati. Scelta ottima, quella di Mauro Giacca, con un’indicazione importante: Zocchi conosce molto bene Luca Piazzi, con cui c’è buona sintonia e questa è una condizione importante per l’anno che verrà. Ora c’è da rifare una squadra con 17 giocatori in scadenza e altri che andranno via e con diversi rinnovi non semplici. Ma è giusto avere fiducia.
A Trieste si vivono giorni di passione. Sincerità per sincerità, sono rimasto sbalordito dall’iscrizione in extremis della squadra. Con un -9 nella prossima stagione, debiti su debiti in essere, una situazione catastrofica sotto tutti i punti di vista, all’improvviso la luce: i tesserati pagati, quel comunicato alle 19.18 del 6 giugno che rimarrà impresso nella memoria dei tifosi alabardati. Tutto risolto, dunque? No di certo, anche perché continua a sfuggirmi la logica di un simile comportamento. Ben Rosenzweig? Puff, sparito, volatilizzato. Lui che aveva promesso mari e monti e che ha tradito la fiducia di una città intera. Perché, a scanso di equivoci, non basta quanto fatto per riguadagnare quel credito perso. Ora bisogna aspettare la Covisoc, per dire che davvero il pericolo è scampato. Poi bisognerà costruire, spiegare quelle notizie arrivate oggi secondo cui sia stato un investitore norvegese a salvare il club dal fallimento (pronto a ricapitalizzare per un totale di 5 milioni), presentare un piano di guida serio, capire che per annullare gli effetti di un -9 in classifica bisognerà scalare l’Everest. Per chi scrive, questa proprietà non ha futuro a Trieste. Ha collezionato una tale serie di nefandezze che non può esistere il perdono. Rosenzweig faccia mea culpa e passi la mano, perché è stato sostenuto e ha avallato una gestione folle e fallimentare, che ha portato il club sull’orlo del precipizio prima dell’arrivo di due ottimi professionisti come Daniele Delli Carri e Attilio Tesser, che hanno compiuto una vera impresa. Trieste merita una proprietà seria, che sappia lavorare in sinergia con le istituzioni, che sia coscienziosa e rispettosa della tifoseria che rappresenta. Bene ha fatto il Centro coordinamento dei club alabardati a togliere l’uso del marchio a questa proprietà. Una decisione sacrosanta, che segna uno strappo forse irrecuperabile nell’ambiente alabardato.
A Padova si è vissuto un mese di standby perché la società è stata davvero a un passo dall’essere ceduta al fondo americano Primera Capital rappresentato da un investitore stanziato nella West Coast di origini padovane che ha incontrato per due volte il sindaco Sergio Giordani e l’assessore allo sport Diego Bonavina. Adesso sembra che Oughourlian abbia sbloccato lo stallo e abbia dato mandato al direttore sportivo Massimiliano Mirabelli di andare avanti. L’offerta americana, come scrivemmo su queste colonne in tempi non sospetti, è stata rifiutata, se ne potrebbe riparlare a dicembre, ma senza alcuna certezza. Che poi si siano riportate cifre totalmente sballate su gentile concessione di chi, il giorno dell’iscrizione, evidentemente aveva interesse a far saltare l’affare (nel 2021 il fondo valeva 21 miliardi, può in quattro anni il valore essere sceso a 100 milioni? Neppure in un mondo parallelo o in un’altra galassia), questo non è un dettaglio di poco conto. Si riparte dall’ossatura della squadra della passata stagione e si riparte da un giocatore reduce da una squalifica per calcioscommesse, Christian Pastina. Non discuto il valore del giocatore, peraltro fermo da tempo, ma sincerità per sincerità, dopo quanto accaduto con Michael Liguori e Carmine Cretella, avrei evitato un’operazione come questa, ma evidentemente bisogna prendere atto di un certo modus operandi di questa dirigenza, poi ognuno si farà la propria idea in totale libertà. Molto meglio, decisamente meglio, prendere atto dell’interesse per alcuni ottimi giovani, come Pagano, Vavassori, Bartesaghi, mentre il ventilato ritorno di Aljosa Vasic, per il quale al momento non ci sono le condizioni economiche, resta un’operazione dall’esito non scontato. La situazione però potrebbe cambiare e magari il Palermo accetterà di mandare in prestito il centrocampista dopo una stagione tribolata e un’esperienza in rosanero a dir poco negativa. Mirabelli aveva chiesto 10 milioni di budget a Oughourlian, che ne ha concessi meno, ma non poi più di tanto. Nei prossimi giorni saremo più precisi.
A Venezia è finita l’esperienza di Eusebio Di Francesco, che l’ha tirata per le lunghe e, si sa, quando i tempi si dilatano le possibilità di una rottura aumentano. Se il tecnico non era convinto anche per una questione di uno staff che sarebbe stato cambiato o per la categoria, meglio chiuderla qui, nel pieno rispetto reciproco. Del resto, anche qui onestà per onestà, dopotutto la stagione si è conclusa con una retrocessione (la seconda consecutiva per il tecnico pescarese) e tirare troppo la corda non era un’opzione. Ora Antonelli punti su un top, come Giovanni Stroppa o Fabio Pecchia: quattro promozioni per il primo (Foggia, Crotone, Monza e Cremonese), tre per il secondo (Verona, Cremona, Parma) e un pedigree di razza. Piace pure Francesco Modesto, ma questo club ha bisogno di certezze se vuole risalire subito. Il Verona ha confermato Paolo Zanetti, una scelta giusta e meritata. Ha lavorato in condizioni difficilissime e ha fatto centro. Questa salvezza con l’ultimo budget della A vale come uno scudetto. Ora tocca a Presidio Investors dimostrare di poter essere un valore aggiunto rispetto a Maurizio Setti e non un salto nel buio.
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