Norvegia-Italia 3-0, vergogna azzurra a Oslo: i Mondiali sono già un miraggio
venerdì 6 Giugno 2025 - Ore 22:40 - Autore: Giulio Pavan
L’Italia crolla. Senza attenuanti, senza alibi, senza dignità. A Oslo va in scena una disfatta che sa di epitaffio sportivo: Norvegia 3-Italia 0. Ma il punteggio non dice tutto. Il dato che fa più rumore, più male, più vergogna, è uno solo: il primo tiro in porta degli Azzurri arriva al 92’. Novantadue minuti di nulla. Di imbarazzo. Di apatia assoluta. Una squadra irriconoscibile, affondata da una Norvegia feroce, compatta, affamata. Una Norvegia che ha fatto sembrare l’Italia una selezione improvvisata, impaurita e, peggio di tutto, rassegnata. Un’Italia che ha chiesto pietà già al 45’ e che ha pregato per il fischio finale con la stessa intensità con cui si dovrebbe lottare per un mondiale. Al 14’, errore osceno in disimpegno di Bastoni: Nusa ringrazia e serve Sorloth, che infila Donnarumma. Uno a zero. Da lì, un’agonia. Al 34’ Nusa decide di far tutto da solo: dribbling secco, rientro sul destro e missile all’incrocio. Due a zero. L’Italia già in ginocchio. Al 43’ la mazzata finale: Odegaard inventa, Haaland banchetta. Tre a zero. E partita, se così si può dire, già chiusa. Nel secondo tempo? Nulla. Solo cambi a caso, confusione, volti spenti. Una Nazionale in gita scolastica. Un insulto a chi indossa quella maglia con passione e orgoglio. I giocatori sembrano fantasmi, Spalletti un comandante senza esercito. I norvegesi toccano, scherzano, umiliano. L’Italia rincorre le ombre, senza idee, senza rabbia. Senza anima. Il dato del primo tiro in porta (e si fa per dire, perché il tiro di Orsolini esce pure) al 92’ è l’istantanea perfetta di un’umiliazione storica. I cambi di Spalletti (Lucca, Ricci, Orsolini…) sembrano numeri al lotto. Ma la verità è che nessuno, né titolare né subentrato, ha dato il minimo segnale di vita. Si salva qualcuno? No. Neppure Donnarumma, che pure ne evita altri due. Difesa allo sbando, centrocampo molle, attacco evanescente. Retegui isolato come un puntino su Google Maps. Raspadori che si smarca da sé stesso. Barella nervoso, Tonali disperso, Rovella cancellato. E mentre l’Italia si copre di ridicolo, la Norvegia festeggia con merito. Haaland è un toro, Nusa una saetta, Odegaard un direttore d’orchestra. La differenza tecnica e mentale è imbarazzante. Hanno corso, pressato, dominato. Gli azzurri? Hanno camminato, sbadigliato, subìto. Non è solo una sconfitta. È un’umiliazione storica. La prima giornata delle qualificazioni mondiali si trasforma in un funerale calcistico. E la bara, con dentro le ambizioni di una nazionale che sembra aver perso l’anima, la chiude Spalletti con le sue scelte confuse e un atteggiamento impalpabile. Serve una rivoluzione. Servono uomini, non figurine. Serve fame, rabbia, cuore. O resteremo fuori anche da questo Mondiale. E questa volta, non ci sarà perdono.
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