Triestina, Milanese: “Soldi amministrati male, mi ero illuso anche io che questa società potesse portarci in Serie A”
lunedì 2 Giugno 2025 - Ore 11:30 - Autore: Staff Trivenetogoal
In un’intervista intensa e senza filtri concessa a Il Piccolo, Mauro Milanese, ex amministratore unico della Triestina, ha espresso con fermezza tutta la sua delusione nei confronti della gestione attuale del club alabardato. Le sue parole tracciano un bilancio amaro degli ultimi diciotto mesi, segnati da promesse disattese, penalizzazioni e un progetto che si è progressivamente sgretolato sotto il peso della confusione societaria.
“Quello che sorprende tanto è il contrasto tra le premesse iniziali, di dichiararsi un fondo ricco con l’intento di portare la Triestina in A, di prendere un centro sportivo, lo stadio, e dopo un anno e mezzo trovarsi a non pagare le imposte, a mancare scadenze, a perdere punti”, afferma Milanese. “Vien da chiedersi come sono stati amministrati questi soldi”.
La critica è diretta e circostanziata. Secondo Milanese, le difficoltà attuali non sono frutto di sfortuna o ostacoli imprevisti, ma delle scelte compiute da chi ha gestito il club: “Forse si è esagerato prima con le promesse, per arrivare al punto attuale, in mezzo c’è un oceano. Qualcuno quindi ha amministrato male i soldi.”
Nonostante tutto, Milanese riconosce l’importanza della salvezza raggiunta sul campo, ma guarda già al domani: “Se arriva l’iscrizione, la proprietà dovrà fare chiarezza, anche a fronte del -9. Se ha intenzione di vendere o vuole proseguire, in questo caso con quali basi, con quale budget, con quale allenatore. E dovrà farlo in tempi brevissimi, perché nel calcio ogni settimana è buona per perdere tempo.”
La trasparenza, sostiene l’ex dirigente, è ciò che i tifosi chiedono e meritano: un messaggio chiaro sul futuro del club, dopo mesi in cui le aspettative sono state disattese. Milanese ricorda anche che l’acquisizione da parte del fondo americano non era stata una salvezza in extremis, ma un passaggio di proprietà da una società che non si trovava in una condizione fallimentare: “Forse è stato mal proposto il progetto. Mi ero illuso anch’io, pensavo potesse finalmente portare la Triestina in A. I fatti sono andati in contrasto con le speranze.”
Un passaggio rilevante riguarda anche la revoca del marchio, elemento simbolico e contrattuale che segna un ulteriore strappo: “Era una delle regole del contratto, di non ricevere penalizzazioni, e certamente ha inciso anche il non aver mantenuto le promesse fatte.”
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