Triestina, Pavanel: “Provo grande delusione, se non rassegnazione: è un disco che si ripete”
domenica 1 Giugno 2025 - Ore 10:26 - Autore: Staff Trivenetogoal
La Triestina si trova ancora una volta sull’orlo del baratro. Lo spettro della mancata iscrizione al prossimo campionato incombe pesantemente sul club alabardato, minacciando di chiudere un capitolo centenario della storia sportiva triestina. E mentre i tifosi trattengono il fiato in attesa di sviluppi ufficiali, si alzano voci lucide e amare come quella di Massimo Pavanel, ex allenatore della Triestina, che a Il Piccolo ha condiviso un’analisi dura ma sincera della situazione.
“Parto dal concetto di visione”, esordisce Pavanel, centrando fin da subito il nodo della questione: la mancanza di una progettualità concreta e continuativa. “Ogni volta che arriva una nuova proprietà sento parlare di nuovo centro sportivo, di progettazione… ma io le ruspe che iniziano dei lavori continuo a non vederle”. Parole che pesano come macigni e che descrivono perfettamente la frustrazione di chi ha vissuto la Triestina da dentro, con passione e senso di appartenenza.
Nel corso degli anni, infatti, il club ha visto passare diverse proprietà, ognuna con proclami ambiziosi, ma troppo spesso disattesi. I progetti di rilancio sono rimasti sulla carta, mentre sul campo si alternavano stagioni anonime a brevi illusioni di rinascita. Adesso, però, la crisi pare essere arrivata a un punto di non ritorno.
A preoccupare non è solo il rischio di esclusione dai professionisti, ma anche il destino del settore giovanile, vera anima e speranza del calcio locale. “A rischio logicamente anche la prosecuzione del settore giovanile qualora le vicende alabardate finissero in tribunale”, avverte Pavanel. E pone una domanda scomoda: “Quanti giovani di qui giocano in prima squadra? Quanti triestini? Nessuno”. L’assenza di un progetto di valorizzazione del territorio e dei talenti locali è un altro segnale allarmante. Un club che non investe nella propria identità perde inevitabilmente il legame con la città e con i suoi tifosi.
Pavanel non nega che siano stati messi dei soldi, ma sottolinea un punto chiave: non bastano le buone intenzioni, serve una visione stabile e una vera strategia di fidelizzazione. Trieste, città con una profonda cultura calcistica, ha potenzialità enormi, ma sembra sistematicamente trascurata da chi dovrebbe costruire un futuro solido e condiviso.
Le sue parole si chiudono con una nota amara: “Provo grande delusione, se non rassegnazione, è un disco che si ripete, l’ho vissuto da dentro e lo sto rivivendo da fuori, provo profonda tristezza”. È lo sfogo di un uomo che ama Trieste e la sua squadra, ma che si trova costretto ad assistere ancora una volta a un possibile epilogo tragico.
Ora la palla passa alle istituzioni sportive e alla proprietà, che dovranno dimostrare con i fatti, e non con promesse, che la Triestina ha ancora un posto nel panorama calcistico italiano. Ma il tempo stringe, e il silenzio assordante dei vertici non fa altro che aumentare l’angoscia.
Se la Triestina vuole rinascere, dovrà farlo ripartendo dalla sua gente, dai suoi giovani e da una visione chiara. Senza più scorciatoie o illusioni.
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