Venezia, non è ancora il momento di alzare bandiera bianca. La prima flessione del Padova, il Vicenza che spinge, la rivoluzione di Trieste, le scommesse di Marchetti, il fattore Pyythia e Treviso che bussa laggiù
martedì 4 Febbraio 2025 - Ore 22:46 - Autore: Dimitri Canello
Se n’è andata anche l’ennesima sessione di calciomercato extralarge, ridondante, debordante, invadente oltre ogni limite possibile. Come ho già avuto modo di scrivere e di ribadire, il giorno in cui si chiuderà la sessione con l’inizio delle partite (a Natale si potrebbe studiare una finestra di 15 giorni in coincidenza di una pausa) sarà sempre troppo tardi. Paradossale quanto accaduto a gennaio, dove a Verona e a Venezia soprattutto ci sono giocatori scesi in campo con la testa altrove, qualcuno già venduto, altri in partenza e poi rimasti, altri ancora in arrivo. Parto ancora dal Venezia, perché mi pare la situazione con maggiori spunti di riflessione. E’ partito Pohjanpalo per 5 milioni più bonus, non l’importo della clausola ma esattamente quella via di mezzo che avevo indicato come approdo possibile fra domanda (6 milioni) e offerta (4 milioni più bonus). In molti hanno gettato la croce addosso alla società, ma io invece dico che sarebbe bastato, per Pohjanpalo, fare come ha fatto Christian Gytkjaer, ossia dire no (ai soldi del Palermo) e tutto si sarebbe spento sul nascere. Invece Pohjanpalo (che ha parlato e ha detto tutto in poche parole con un eloquente “a volte nella vita vanno fatte scelte difficili”) ha detto subito sì e, di fatto, non ha fatto nulla perché le cose potessero finire diversamente. Esaminiamo la cessione dal punto di vista tecnico: è forse un’eresia pensare e far notare che il giocatore visto sinora in Serie A, pur avendo segnato 6 gol, faticasse parecchio anche per i concetti di calcio di Di Francesco? La società ha valutato che forse si potesse migliorare, il Palermo ha bussato, il giocatore ha aperto e a quel punto anche la società ha fatto le sue valutazioni. Qualcuno ha definito Filippo Antonelli un liquidatore. Eppure, nelle precedenti sessioni di mercato, ha sempre avuto ragione lui. Quando cedette Crnigoj contro il volere della piazza ed ebbe ragione, quando la cessione di Johnsen alla Cremonese fu considerata un sacrilegio ed ebbe ancora ragione lui con la squadra promossa in Serie A proprio contro la Cremonese, adesso per la terza volta il dilemma si ripropone. Avrà ragione oppure no, Antonelli ad aver ceduto Pohjanpalo? Daniel Fila, pagato 2,8 milioni e non 1,5 milioni come si è letto in giro, è oggettivamente una scommessa ma nessuno vieta a una scommessa di essere centrata e, prima di bocciarlo, va visto all’opera in Italia, dove i cechi spesso hanno fatto centro. Wissam Ben Yedder ha guai con la giustizia e una sentenza di primo grado a due anni di reclusione con la condizionale per violenza sessuale a cui si è appellato. Sul campo è sempre stato un crac e lo scorso anno segnò 16 reti in 32 partite in Ligue 1. Se il Venezia ha ancora una chance per salvarsi prendere Ben Yedder avrebbe un senso preciso, perché arrivati a questo punto bisogna provarle tutte e anche il carisma conta. Domani si saprà. Per il resto della sessione vogliamo dire, per esempio, che Zerbin è un ottimo acquisto, che Kike Perez è un ottimo centrocampista e che Candé ha già dimostrato di reggere l’impatto con il campionato italiano? Sembra che il Venezia abbia fatto una campagna acquisti disastrosa, invece io voglio concedere ancora credito ad Antonelli, perché ha dimostrato di meritarlo. Una piccola chance di salvezza c’è e va giocata fino in fondo. Se ci fosse Ben Yedder, di sicuro le possibilità di farcela sarebbero maggiori. Poi, a proposito delle contestazioni alla società, vorrei ricordare che il Venezia è salito in Serie A, ha superato un momento drammatico ed è ancora in piedi, lo sarà anche in caso di retrocessione. Ha un saldo attivo di 5 milioni dal mercato di gennaio, con investimenti per 5 milioni e spese per 10. Certo, i tifosi non se ne fanno nulla delle plusvalenze o dei conti in ordine perché vogliono giustamente risultati, ma in una situazione complessa come quella ereditata dall’attuale gestione, essere ancora in piedi è già un successo. Ho scritto che restare in Serie A sarebbe il volano per diventare una realtà del massimo campionato, ma se ciò non dovesse accadere, si sono gettate le basi per ripartire di nuovo con basi più solide di quelle di appena un anno fa, quando il club fu davvero a un passo dalla bancarotta. A una piazza che oggi è disorientata ma che ha vissuto tre fallimenti ricominciando sempre dalla D, vorrei ricordare che stiamo pur sempre parlando di Serie A e grazie agli americani, il club è prima rinato dalle ceneri e oggi si trova ancora nella massima serie dopo la prima esperienza. Non è poco, a nostro avviso, per una piazza che non ha una tradizione decennale ai massimi livelli e che sta cercando di competere senza compromettere la sua stessa esistenza.
Dubbi e perplessità ce ne sono anche a Verona, dove la musica sul mercato non è cambiata neppure dopo l’arrivo di Presidio Investors. Fra tutte le cessioni quella più dolorosa è quella di Belahyane, anche perché come ho già avuto modo di sottolineare a un giocatore baciato dal talento sarebbe servito un altro anno in provincia prima di spiccare il volo. E invece adesso alla Lazio corre il rischio di bruciarsi. Sul campo la squadra, ancora una volta, quando ha le spalle al muro in qualche modo riesce sempre a emergere, un segnale che farebbe pensare che, a fine anno, la salvezza possa arrivare. Sul mercato sono arrivate una serie di scommesse scelte accuratamente da Sean Sogliano e anche qui, come Antonelli, vale la pena dare fiducia a chi, almeno a Verona, ha dimostrato di meritarla. Anche qui, visti i precedenti dello scorso anno e di due anni fa, si è stati capaci di banchettare e salvare la pelle con scarti e avanzi di qualità e con un lavoro di scouting che ha dato frutti innegabili. Quanto all’Udinese, ha fatto poco o nulla sul mercato anche se Solet è senza dubbio un grande acquisto, ma battendo il Venezia si è quasi garantita la tranquillità da qui a giugno. Salvo cataclismi, insomma, ben difficilmente i bianconeri si faranno trascinare al ribasso. Nonostante le offerte, Lucca non è stato fatto partire, considerando che a giugno magari le cifre che serviranno per portarlo via saranno ben più alte. Nella seconda parte di stagione, inoltre, qualche scommessa fatta che comincia a lasciare intravedere le sue qualità (Bravo) potrebbe esplodere e far parlare molto di sé.
Quello appena trascorso è stato anche il weekend della prima sconfitta in campionato del Padova, che ha confermato la prima vera flessione stagionale perdendo ben 7 punti in sole 4 partite, facendo avvicinare il Vicenza a -3 da -10 e richiamando i tanti fantasmi che circondano la piazza dopo gli ultimi anni. Sentendo addetti ai lavori e operatori del mondo del calcio, nessuno si sarebbe aspettato uno scenario simile. Probabilmente non se lo sarebbero aspettato neppure a Vicenza. Come si può chiedere, infatti, a una tifoseria che ha sopportato un primo posto perso a pari punti per differenza reti nello scorso diretto, due finali playoff perse di cui una all’ultimo rigore, una sfilza di secondi posti di stare tranquilla di fronte agli eventi delle ultime settimane? Come potrebbe assorbire una rimonta epica della rivale più fiera? Logico che il clima improvvisamente non sia dei migliori, inutile cercare di mettere la testa sotto la sabbia fingendo che tutto vada bene. Una singola sconfitta non può mettere sottosopra il lavoro di mesi, certo. A Verona si è perso con una buona dose di sfortuna (4 legni gridano vendetta), ma anche con una parte di demeriti, come l’incredibile gol sbagliato a due metri dalla porta da Alberto Spagnoli. Siamo a febbraio e la pazienza si sta esaurendo, per quello che doveva essere il fiore all’occhiello della campagna acquisti estiva e che invece ha segnato appena due reti, di cui uno su azione. La società aveva investito per avere un bomber da doppia cifra e le cifre dimostrano che l’operazione ad oggi non è riuscita. Il Padova si è ritrovato un Bortolussi in versione deluxe (a proposito, perché 70 minuti in panchina a Verona?) e adesso deve stare attento. E’ ancora davanti e nessuno vuole cancellare l’ottimo lavoro svolto da Matteo Andreoletti, ma come abbiamo già avuto modo di ribadire in un campionato del genere con un avversario come il Vicenza, se l’obiettivo è il primo posto, il margine di errore è vicino allo zero. Sul mercato è arrivato Buonaiuto, che era il tipo di giocatore che mancava (brevilineo, di inserimento, con qualche gol in canna e con la capacità di cambiare passo) e la cui unica incognita sono le motivazioni con cui torna a Padova a 11 anni dalla prima esperienza. Mancano meno di due settimane al derby e il Vicenza ha messo insieme una serie positiva da urlo. Cinque vittorie consecutive sono un ruolino di marcia impressionante e, ricordando le parole di Stefano Vecchi, il Vicenza ha messo in pratica quello che il suo allenatore aveva detto a chiare lettere, quando era scivolato a -10 dalla vetta: “Ora il campionato lo può perdere solo il Padova, se loro caleranno noi dovremo essere bravi ad essere lì e non mollare”. Sembravano frasi di circostanza, addirittura le agenzie di scommesse per settimane non quotavano neppure più il Vicenza vincente in campionato, invece Vecchi ha recuperato Ferrari e Ronaldo, ha trovato un assetto solido e roccioso, è riuscito a vincere a Meda al 96′ e adesso vede la rivale a tiro. Il campionato non finirà domenica e neppure dopo lo scontro diretto del Menti, anche perché sulla carta il prossimo turno è favorevole al Padova, che potrebbe nuovamente allungare. Oggi, però, per vari motivi non esiste più una chiara favorita e tutto si è ribaltato in tempi estremamente rapidi, molto più velocemente di quanto si potesse immaginare. La società sul mercato ha fatto il minimo indispensabile, considerando giustamente Ronaldo e Ferrari come due nuovi acquisti e Beghetto un elemento di contorno. Ora il duello è davvero tutto da vivere, fino in fondo.
E’ finito il mercato e Triestina e Trento, che si affronteranno lunedì al Rocco, hanno cambiato volto. Lo ha fatto molto di più l’Alabarda, che ha completato la rivoluzione prendendo Strizzolo (che dovrà dimostrare di poter fare ancora la differenza) e liberandosi di giocatori che non avevano le motivazioni giuste (Krollis e Kiyine su tutti). Un lavoro immane, quello del direttore sportivo Daniele Delli Carri, che ha dato il meglio possibile ad Attilio Tesser in condizioni oggettivamente difficili. A Lumezzane si è visto, per esempio, perché si sia voluto puntare su Artur Ionita, quanto ci voleva per aggiungere il giusto pepe alla linea mediana, si è blindato Correia e si è sistemata la difesa con innesti mirati e apprezzabili. Anche il Trento ha lavorato bene a gennaio. Accornero è un potenziale crac che secondo me nel girone di ritorno esplodere, Falasco e Maffei sono due buone scelte per alzare il livello sulla fascia sinistra, mentre Adil Titi è una scommessa molto azzardata, visto che è alla prima esperienza in Serie C e che è fermo da tempo. L’Union Clodiense ha rivoluzionato tutto l’organico, cambiando giustamente allenatore e provando a fare all in per cercare una salvezza ancora più complicata dopo il tracollo del Briamasco, il Caldiero Terme ha puntato sulla voglia di riscatto di Roberto Bordin che si sta giocando bene sinora le sue carte, la Virtus è una squadra difficilissima da battere sul suo campo quando è in giornata buona, il Legnago lotta per evitare la D ma è in una situazione a dir poco compromessa.
Chiusura di sipario con un paio di postille sulla B e sulla D. Pyythia (di questo ragazzo si sentirà parlare molto) ha avuto un impatto devastante a Bolzano e se oggi il Südtirol è ancora in piedi, con concrete chance di salvezza, lo deve a questa ispirata operazione di mercato che sta cambiando il presente biancorosso. Per il resto la squadra è appesa ai destini di Castori che, nonostante non faccia un calcio champagne e bollicine, vuole dimostrare di non essere ancora passato di moda a 70 anni suonati. Sul mercato si è cambiato tanto (Barreca l’ultimo innesto) perché evidentemente si sono compresi i tanti errori fatti in estate. Siccome il campionato permette anche questi recuperi, a Bolzano possono sperare di blindare la categoria. A Cittadella, dopo la sconfitta con lo Spezia, abbiamo assistito alla partenza di Branca, che condividiamo, mentre abbiamo molte perplessità sul ritorno di Davide Diaw. Che da troppo tempo convive con guai e acciacchi fisici che ne hanno frenato il rendimento. Se davvero Marchetti vincerà anche questa scommessa, bisognerà fargli un monumento. Bello, infine, il duello in D fra Treviso e Dolomiti Bellunesi. Il ritorno dei biancocelesti nel calcio che conta è atteso da tanti e non nego di nutrire simpatia verso una squadra che ho seguito per anni nei momenti d’oro. Oggi è la favorita, ma non così tanto e Nicola Zanini è lì, a non mollare di un centimetro, per provare a cambiare un finale che nella Marca sperano finalmente favorevole dopo anni davvero tremendi.
Commenti
commenti