Vanoli e Antonelli, il Venezia finalmente va. Pordenone-Vicenza, dentro un pari dai mille significati. Caneo, due mesi per evaporare. Trieste, un incubo senza fine
lunedì 12 Dicembre 2022 - Ore 00:00 - Autore: Dimitri Canello
Inizio questo editoriale con un elogio, in mezzo a tanti buchi neri. L’elogio è per Paolo Vanoli, che in un mese ha ribaltato il Venezia. E’ un campionato troppo strano per tracciare giudizi definitivi, però bisogna pur sempre riconoscere quando un lavoro può portare lontano. Il Venezia, questo Venezia, è finalmente una squadra. E questa è la cosa più importante. Le scelte di formazione contano, ma fino a un certo punto. Quello che conta è vedere un gruppo di giocatori che lavora per lo stesso obiettivo. Che recupera due gol al Modena, che espugna Palermo, che sfata il tabù – Penzo e che vince due volte in casa con Ternana e Cosenza. Non solo, ma la seconda volta, oggi contro i rossoblù, non subisce gol. Non accadeva da otto partite e questi sono fatti che contano. Tessmann sembra un altro, Busio sta uscendo fuori dal precipizio in cui era finito, Zampano macina chilometri, Andersen promette davvero bene, Pohjanpalo in questa categoria è un attaccante di razza. Duncan Niederauer pare aver capito: si è scusato con i tifosi per come si sono comportati i gestori dell’account del Venezia, ha teso una mano, ha assunto un direttore sportivo con i controfiocchi. Questa, caro Niederauer, è la strada giusta e non è un caso che i risultati siano cominciati a girare per il verso giusto. Com’è giusto che Vanoli continui a parlare di salvezza, perché un mese fa il Venezia era agonizzante e nei minuti immediatamente prima di Palermo era ultimo in classifica. Non dimentica, il tecnico varesino e fa benissimo. Questa Serie B è un’onda alta dieci metri, che se la cavalchi può portarti in alto, ma se la prendi per il verso sbagliato ti fa sfracellare al suolo. Oggi è difficile dire dove potrà arrivare il Venezia, ma di sicuro questa squadra può mantenere la categoria perché, come ripetuto più volte, i valori tecnici ci sono, il resto lo si vedrà cammin facendo
Se è giusto che Vanoli parli di salvezza, è comprensibile che Pierpaolo Bisoli faccia lo stesso. Il Südtirol ha rallentato, è vero che è praticamente dentro i playoff, ma è altrettanto vero che i playout distano appena quattro punti. L’allenatore biancorosso conosce molto bene la categoria e i rischi che la contraddistinguono. Ha un gruppo solido, ma i cui valori a inizio anno erano descritti dalla critica in un certo modo. Ha sbagliato in tronco la critica, oppure le cose potrebbero cambiare? L’atteggiamento sul campo resta quello giusto, di una squadra che vuole salvarsi e che al momento ha quello in testa e per quello combatte. Di salvezza deve per forza di cose parlare anche il Cittadella, che precipita in zona playout e che è falcidiato dagli infortuni. Per com’è messa la situazione in infermeria l’unico possibile obiettivo alla fine del 2022 resta conservare la categoria. Ed è doveroso sintonizzare le proprie frequenze su queste stazioni. Si sono fatti male praticamente tutti gli attaccanti, se non è un record poco ci manca. Antenne dritte, quindi.
La domenica della Serie C ha quattro temi da sviluppare: 1) il big match Pordenone-Vicenza; 2) l’esonero di Bruno Caneo a Padova; 3) la crisi senza fine della Triestina; 4) il tracollo del Trento. Sul tema numero uno andiamo di appunti sparsi. Il Vicenza ha fatto benissimo per la prima mezzora nonostante le assenze, il Pordenone ha colpito, il Vicenza ha avuto la forza di pareggiare nel finale di tempo, il Pordenone ha colpito di nuovo, Pinato si è fatto espellere davvero scioccamente (se sei ammonito, non puoi commettere una sciocchezza simile e non è la prima volta) e il Vicenza ha pareggiato per la seconda volta. Nelle condizioni in cui era, per Modesto il 2-2 è un grande risultato. Il Pordenone tiene però aperta la contesa, dimostra di avere forza ed equilibri da big, ma manca qualcosa per fare un salto di qualità definitivo. Azzardiamo: un centrale difensivo e una punta a gennaio. Intanto la Feralpisalò è prima, con l’incredibile Pro Sesto, che gli addetti ai lavori in estate davano a rischio retrocessione diretta e che, invece, sta facendo un capolavoro assoluto.
Sul tema numero due, parliamo di un fallimento. Quello di Bruno Caneo è da considerarsi tale. Dopo cinque giornate il Padova era primo, giocava benissimo, era uno spettacolo da godere e rivedere. Poi si è inceppato tutto e quella di oggi è una squadra senza capo né coda, prigioniera di compromessi sul ponte di comando che hanno svuotato di significato un gruppo dalla scarsissima personalità. Per giocare a Padova, come a Trieste, a Vicenza, a Venezia, ci vogliono spalle larghe e molti signori che vivono lo spogliatoio biancoscudato non hanno un briciolo di amor proprio. La squadra non sarà da primo posto, ma non è nemmeno da quattordicesimo. Può la Pro Sesto stare in vetta e il Padova ai confini della zona rossa? Nell’occhio del ciclone è finito Massimiliano Mirabelli e per capire se il bersaglio dei tifosi è quello giusto bisognerà vedere il rendimento del successore di Caneo. Se la squadra cambierà passo (noi restiamo convinti che possa farlo) e riemergerà dagli inferi, i giudizi sul ds dovranno per forza di cose cambiare, altrimenti ci saranno tempi duri per chi governa il club.
Il tema numero due s’intreccia con il tema numero tre e, nella fattispecie, con la crisi senza fine della Triestina. Anche qui nel mirino c’è un direttore sportivo, Giancarlo Romairone, finito nella centrifuga della tifoseria alabardata. Giustamente inferocita, offesa, ferita come mai prima. Massimo Pavanel, in tutta onestà, ha un rendimento indifendibile: otto sconfitte in undici partite sono un’enormità, per un allenatore che ha sempre avuto un ruolino di tutto rispetto dovunque sia andato. Quella attuale è una sgradevolissima eccezione, ma non è tempo di dimissioni, a quanto emerge dai rumors di giornata. Eppure la Triestina è ultima, prigioniera di una crisi inspiegabile dal punto di vista tecnico. O meglio, spiegabile con il fatto che quando sei costruito per altri obiettivi e ti ritrovi in fondo, magari non hai le palle per metterti l’elmetto e andare in trincea. La Triestina è terrorizzata e cammina in campo, questa è la realtà: oggi può solo sperare di salvarsi tramite i playout. E’ un fallimento fragoroso, con l’unico appiglio rappresentato da gennaio e dal ricorso massiccio al mercato per spegnere un incendio che, settimana dopo settimana, sta distruggendo tutta la casa.
Infine, il tema numero quattro. Il Trento affonda, è il terzo vertice della crisi triveneta. Padova, Trieste e Trento sono accomunate da un destino da brivido. Il ko con l’Albinoleffe è drammatico, l’aria di rivoluzione che tira fa a pugni con la difficoltà di attirare determinati giocatori al capezzale di una squadra gravemente malata. Il ds Giorgio Zamuner ha confermato Bruno Tedino nonostante sei sconfitte consecutive. E’ convinto che il problema sia l’organico e a gennaio cercherà di ricostruirlo dalle fondamenta. La situazione è veramente difficile e il rischio di fallimento oggi è alto. Auguri di cuore, il Trento, i suoi dirigenti e il suo allenatore ne hanno davvero bisogno.
P.S. Il post scriptum di giornata va all’Arzignano e alla Virtus Verona. I giallocelesti rimontano la Juve Next Gen e si prendono tre punti di platino. Per i rossoblù, invece, un’altra vittoria per tirarsi fuori dai guai: complimenti a Gigi Fresco, perché aveva le spalle al muro e sta disincagliando la nave dalle secche. Non era scontato. No, non lo era per nulla.
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