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Treviso, Sottovia si racconta: “Nulla da invidiare alla Serie D, obiettivo doppio salto come a Trento: siamo forti!”

venerdì 4 Novembre 2022 - Ore 16:46 - Autore: Pietro Zaja


Un trascorso da buon attaccante tra Serie C e Serie D. Un grande inizio di stagione con il Treviso e degli obiettivi chiari. Sia personali che di squadra. Dario Sottovia si è concesso in un’intervista a Trivenetogoal, in cui spiega il suo mondo. I gol, le esultanze, i suoi allenatori, una carriera che poteva regalargli di più. Il classe ’89 si è raccontato a tutto tondo, analizzando il suo percorso e il momento che sta vivendo la squadra, con qualche piccolo aneddoto sul mondo biancoceleste e sul fantacalcio. Ecco le sue parole.

Che momento stai vivendo? E la squadra?

“Ti rispondo prima per la squadra, perchè è lo step più importante per un giocatore. Personalmente, a livello realizzato, sto vivendo forse il periodo più prolifico e il più importante della mia carriera. Come ho già detto a qualcun altro, quando hai una squadra forte alle spalle, per l’attaccante è tutto più facile. Se un attaccante vede la porta e sa fare gol, diciamo che senza squadra dietro sarebbe un po’ più complicato. Abbiamo una squadra importante e forte, che credo non abbia nulla da invidiare alle prime sei o sette della Serie D, quindi la squadra è forte, è in salita e ogni domenica prende sempre più consapevolezza delle proprie capcità e possibilità. Personalmente, l’Eccellenza è una categoria che, per un attaccante che ha fatto annate anche in categorie superiori, si tende sempre a pensare possa fare molti gol, ma non è sempre così. Bisogna sempre calarsi nella parte con la testa giusta e con dedizione perchè il calcio sta anche cambiando, è sempre più fisico. Sto bene mentalmente e fisicamente. I risultati arrivano e alla fine i numeri parlano”.

Cosa ne pensi dell’ultima partita giocata contro l’Arcella (gara vinta per 1-0 all’89’ con gol di Marcolin)?

“Per quanto riguarda la partita con l’Arcella, è stata più complicata di quello che sulla carta, anche a livello di classifica, poteva sembrare. Loro hanno un allenatore preparato, che vive da molti anni questo campionato e prepara partite simili. L’ha preparata sicuramente bene, abbiamo faticato, potevamo andare anche sotto. Per quello che ho visto io, la classifica non rispecchia quelli che sono stati i valori in campo. Però, come ho detto al mister e allo stesso Ponti, le grandi squadre le partite le vincono anche così. È stato un segnale forte, perché quando soffri e puoi rischiare di andare sotto, rimani lì e a un minuto dalla fine trovi il gol vittoria, vuol dire che sei una squadra che sta maturando anche sotto questo profilo”.

Si dice un po’ che nella tua carriera potevi fare di più. Sei d’accordo?

“Commentare dopo è facile, però penso di aver raggiunto un’esperienza tale che posso autocommentarmi e massacrarmi. Sono convinto che sì, potevo fare sicuramente di più, però tutto quello che ho raccolto l’ho ottenuto con il sacrificio e con il lavoro. Senza un settore giovanile alle spalle, senza nessuno che mi abbia mai spinto, senza nessuno che mi abbia mai portato. Mi sto rendendo conto che nel calcio, soprattutto in queste categorie che fanno da scuola tra dilettantismo e professionismo, la differenza la fa soprattutto il direttore o il procuratore sportivo. Ne ho viste di tutti i colori e ne ho vissute di tutti i colori anche sulla mia pelle: ci sarebbe un libro da scrivere. Però, credo che quello che una ha è quello che si è guadagnato e meritato, per cui sono fiero di essermi guadagnato un anno di professionismo. Forse qualche annata in più avrei potuto farla tranquillamente. Mi tengo quello che è stato e quello che sarà. Sono convinto che qualche soddisfazione ancora posso togliermela”.

Magari potresti togliertele proprio con il Treviso…

“Diciamo che il Treviso sarebbe una piazza clamorosa per quello che sono le categorie in cui sta ora. Quest’anno sta andando bene e speriamo di riuscire a fare il salto. La Serie D è più tosta, ma una piazza come il Treviso può e deve sicuramente ambire a qualcosa di più importante. L’obiettivo della società e di tutti noi è quello di poter fare magari anche un doppio salto come ha fatto anche il Trento o come hanno fatto altre squadre di recente”.

Cosa pensi quando vedi tutta quella gente al Tenni in Eccellenza?

“Penso che è evidente che piazza sia Treviso. La chiamano nobile decaduta. Negli ultimi anni non sono riusciti a togliersi da quella categoria. Ha uno stadio che fa impressione, una città viva e che è stupenda e una società che vuole crescere e vuole ambire sicuramente al professionismo, che è il minimo che secondo me spetta ad una società così. Nelle ultime partite sta arrivando sempre più gente, per cui vuol dire che l’entusiasmo cresce. È una piazza che ha voglia, che ha fame di un calcio magari un po’ più di qualità di quello che si trova in Eccellenza”.

I tifosi ti adorano comunque…

“Diciamo che a livello caratteriale tendo a farmi voler bene, però è normale che poi quando un attaccante fa gol entra nelle grazie dei tifosi. Bisogna sempre avere rispetto e comunque sia, stare al proprio posto. Tendenzialmente tendo a farmi voler bene. Sono abbastanza aperto e tendo a dire quello che penso in maniera trasparente. Forse è stata anche una pecca nella mia carriera, ma credo che tante volte si dovrebbe distinguere tra vita privata e persona nel mondo del calcio. Non sempre le cose vanno così. Ma sono felice, perchè nel mio piccolo, con il mio carattere, ho fatto la mia personalità e sono riuscito a passare su piazze importante come Treviso, Mestre e Trento. Tutte piazze che hanno un passato importante e che ambiscono a qualcosa di importante. Qualcosa di positivo c’è stato e lo sto vivendo ora in una piazza che è devastante. Speriamo di restarci il più a lungo possibile”.

Secondo te qual è stata la tua miglior stagione?

“A livello numerico, per il rullino di marcia che ho adesso, questa potrebbe essere una delle più prolifiche. Chiaro che stiamo parlando di un’Eccellenza. Se vado a ritroso ho fatto tante stagioni importanti. Se devo tenermene una anche l’anno in Serie D con il Mestre in cui si è vinto e in cui arrivavo da una stagione non positivissima l’anno prima, è stata un’annata quasi a sorpresa, sempre comunque consapevole delle mie capacità e possibilità. Poi l’anno in Serie C è stata un’altra grande annata. È un altro calcio e dimostrare di poterci stare andando a segnare 12 gol senza battere rigori, per me è stata sicuramente una ciliegina sulla torta che forse poteva essere qualcosa in più, ma che mi ha dato comunque tante soddisfazioni”.

Qual è stato il tuo rapporto con Zironelli?

“È difficile anche da spiegare. Il mister forse è stata la prima persona a livello di allenatore che è riuscita a capirmi per come sono fatto. Non sono uno facile. Io do tutto durante la settimana, il 100%. Sono uno che si fa molta autocritica. Mi sta sulle palle perdere anche la partitina tre contro tre di possesso palla. A volte schizzo male, mi arrabbio con il più giovane, ma tendo a volerlo aiutare il giovane. É un’arrabbiatura che vuole far crescere. Ci sono passato anche io da giovane. Avevo dei giocatori più vecchi e esperti che erano pressanti, ma se non fosse stato così probabilmente non avrei raccolto i risultati che ho. E Zironelli forse è stato il primo a credere in quella che è la mia estrosità, l’essere un po’ fuori dalle righe. Abbiamo vissuto due annate insieme e se un attaccante segna con un allenatore un motivo c’è sempre. Con lui ho fatto molti gol, così come con Toccoli a Trento, con cui ho fatto 30 gol in 30 partite. Anche con Cunico stesso ho sempre fatto molti gol. Sono allenatori che resteranno, a cui sono molto affezionato. Ho sempre dato qualcosa in più”.

Cosa daresti per riportare il Treviso tra i professionisti?

“Tendo a scegliere una società ponendomi degli obiettivi. Sarebbe una sorta di miracolo, sarebbe un’impresa. Fare un doppio salto sarebbe dire essere tornato, ripartire da capo ed esserci entrato a pelo. Mai dire mai, ma quando si va verso i 34/35, si tende a fare delle scelte diverse soprattutto a livello societario nel calcio di oggi. Però mi sono posto degli obiettivi e il primo è quello di vincere quest’anno. Sarebbe bello essere protagonisti come lo siamo in questo momento. Siamo una squadra che ha tanti giocatori che possono essere protagonisti. Ci sta ci siano periodi in cui si è un po’ in ombra, ma l’importante è il risultato finale, vincere e portare il Treviso tra i professionisti sarebbe un’altra ciliegina sulla torta, sperando ce ne possano essere di più. Sarebbe una cosa enorme”.

Lo fai il fantacalcio?

“Sono uno un po’ anarchico, un po’ asociale su queste cose. Non mi piacciono. Non l’ho mai fatto in vita mia. Vedo che tutti lo fanno, ma preferisco una chiacchera al bar con il compagno, parlare di calcio. Essendo un lavoro io passo tutto il giorno sul calcio. Salgo in macchina con un giovane, con il portierino Fiorenzato, ed è calcio. Parli della Serie D, di chi ti sta davanti… È sempre calcio, per cui sì. Poi lì sono valori diversi. Poi tendo a schizzarmi facilmente se non competo per vincere. Mi gira un po’ male e quindi è meglio così. Non sono proprio attratto”.

Foto: Treviso Fbc






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