Calcio d’agosto, brilla il Cittadella ma suonano gli allarmi: Verona, Südtirol, Venezia, Padova e Vicenza, c’è sconfitta e sconfitta. Treviso: da Guinness dei Primati alla rovescia. Trento: due acquisti per sognare in grande
lunedì 8 Agosto 2022 - Ore 23:07 - Autore: Dimitri Canello
Calcio d’agosto, vittoria mia non ti conosco. Chiedere per informazioni a Verona, Venezia, Padova, Südtirol e Vicenza, tutte ko con avversari delle carature più svariate. Ma attenzione, perché c’è sconfitta e sconfitta. Indolore quella del Vicenza nel test di lusso contro i campioni in carica del Milan, senza grossi drammi quella del Padova a Salerno col Bari, da contestualizzare quella del Venezia con l’Ascoli, molto preoccupanti quelle di Verona e Südtirol. Partiamo proprio da queste ultime due. Se è vero che il calcio d’estate produce verdetti tutt’altro che granitici, è pur vero che qualcosa dice e racconta. Ad esempio che l’Hellas che guarda al post – Tudor con un po’ di preoccupazione fa acqua davvero da tutte le parti. Il Bari è una neopromossa e a una settimana dall’inizio del campionato prendere quattro gol al Bentegodi è inquietante. Secondo noi tutto questi è il risultato di tante tensioni fuori dal campo, con un mercato da allarme rosso, con Simeone che è promesso sposo del Napoli da settimane ma che deve attendere la cessione di Petagna per trasferirsi in, con Barak possibile dolorosa cessione last minute e con Ilic sempre accostato di qua e di là con preoccupante costanza.
Poi c’è il Südtirol, che affronta per la prima volta la Serie B nella sua carriera ma che forse rischia di specchiarsi troppo su quei successi della stagione dei record. Che nessuno può mettere minimamente in discussione, ma che se non gestiti bene possono rivelarsi un autentico boomerang. E con gestione intendiamo tutto quello che ruota attorno al lato strettamente tecnico, che poi influenza in modo determinante quello che accade sui prati verdi della Serie B. Sul mercato condotto sinora sinceramente nutriamo più di qualche perplessità e la sconfitta secca con la Feralpisalò in Coppa Italia e il mezzo flop dell’amichevole col Mantova sono due allarmi che sarà bene non sottovalutare, come giustamente ha fatto Lamberto Zauli. Per ora sospendiamo il giudizio, ma è una situazione da monitorare.
C’è sconfitta e sconfitta, si diceva. Quella del Venezia con l’Ascoli, a una settimana dall’esordio in campionato col Genoa, va contestualizzata e ridimensionata nei suoi contorni. Tredici assenti per Covid, l’ennesima epidemia a picchiare duro e a mandare in tilt Ivan Javorcic. Il tecnico non ha perso la calma e, con appena quattro titolari e mezzo con l’Ascoli, ha tenuto in vita la qualificazione fino al 91′, quando è arrivato il 3-2 risolutore. Manca qualcosa, non c’è dubbio, soprattutto nel reparto offensivo, ma quello che preoccupa anche in questo caso è tutto quello che non riguarda strettamente la parte tecnica, con una gestione che lascia molto a desiderare sotto troppi aspetti. Certo, se poi ci si ricorda che sono stati raccolti ben 5,3 milioni di euro con il Venezia Fc Bond, è evidente che sotto il profilo finanziario si possa rimproverare ben poco a Duncan Niederauer. Ma l’insidia della stagione alberga forse più nei rapporti con il mondo esterno che in campo.
Il Vicenza ne ha presi sei dal Milan, ma stiamo parlando della squadra campione d’Italia contro una squadra di Serie C. Il 6-1 ci sta tutto, meglio soffermarsi su quello che manca ancora per completare un’ottima campagna acquisti. Un centrale difensivo, un esterno sinistro e, dopo la bocciatura nel ruolo da titolare di Confente, un nuovo portiere. Al momento è la squadra da battere del girone A, ma occhio a Pordenone e Feralpisalò, con il Padova a inseguire e la Triestina che ha cambiato troppo (quasi sempre in meglio con l’ottimo lavoro di Giancarlo Romairone) per sperare di fare il botto al primo anno della nuova gestione.
A proposito di Padova. Con una rivoluzione copernicana come quella orchestrata da Joseph Oughourlian attraverso l’opera di Massimiliano Mirabelli e con un nuovo tecnico dai metodi gasperiniani come Bruno Caneo, non mi aspettavo nulla di diverso dal precampionato di cui i biancoscudati si stanno rendendo protagonisti. Squadra cantiere aperto, tanti nuovi da inserire. Perdere 3-0 col Bari ci può stare, soprattutto pensando che lo stesso Bari ne ha rifilati quattro al Verona. Scandagliando la rosa biancoscudata emergono due possibili falle: il centravanti e un interno di centrocampo. Mirabelli, se anche dovesse chiudere per Liguori dopo la sentenza-Campobasso del Consiglio di Stato, dovrà ponderare bene le ultime mosse e magari valutare di garantire un ricambio adeguato al duo titolare Radrezza – Dezi.
Giù il cappello di fronte al super – Cittadella visto all’opera al Via del Mare. Abbiamo contato almeno 15 occasioni da gol in una serata da vetrina per un gruppo che sforna meraviglie in serie. D’accordo che il Lecce e la Cremonese sembrano vittime
sacrificali nel prossimo campionato di Serie A, ma espugnare in quel modo un campo così caldo merita solo applausi. Anche qui, a pochi giorni dal via, i segnali sono significativi: e volgono tutti al bello.
Postilla finale sul Trento. All’appello per chiudere la campagna acquisti mancano un difensore centrale e un attaccante. Attilio Gementi non dovrà sbagliarli se vorrà accontentare il presidente Mauro Giacca, che vuole entrare fra le prime sei. Finito l’editoriale? No, manca soltanto una cosa. E non è una cosa bella. Parliamo di Treviso. Che da anni regala solo sofferenze ai suoi tifosi, mentre gli anni d’oro, quelli belli e ruggenti della Serie A sono lontani anni luce, i risultati sul campo continuano a latitare. Anche qui, fuori dal campo, un disastro. Volevamo raccontarvi il nuovo corso di Enrico Cunico e di Alberto Briaschi, volevamo aiutare provare a ridare entusiasmo a una piazza che ha fatto 1800 spettatori in Eccellenza senza uno straccio di risultato. Ci è stato risposto che fino a settembre allenatore e giocatori non rilasciano interviste e non parlano. Neanche al Manchester City succede una cosa simile. Da Guinness dei Primati alla rovescia. Il peggio del peggio per chi dovrebbe aprire le porte al mondo esterno per riguadagnare credibilità e che invece le chiude prima di tutto a se stesso.
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