Vicenza, Stefano Rosso sul “Virtus”: “Non è questione economica. Ci hanno detto che non intendono investire un euro su quattro pezzi di latta”
sabato 7 Agosto 2021 - Ore 08:00 - Autore: Giulio Pavan
Negli scorsi mesi il Vicenza ha tolto ufficialmente dalla sua ragione sociale il suffisso Virtus facendo felici i tifosi biancorossi che sono tornati ad avere la storica denominazione LR Vicenza. Dalle parti di Bassano invece in questi giorni il Presidente giallorosso Campagnolo avrebbe voluto utilizzare proprio il suffisso molto popolare tra diversi club italiani, un marchio commerciale di proprietà della società berica, senza però una richiesta formale di utilizzo. Di qui la risposta del Presidente Stefano Rosso tramite una nota:
“Questo ci amareggia molto, perché a Bassano noi viviamo, abbiamo dato molto e non solo al calcio. Abbiamo donato alla città ad esempio il nuovo centro vaccinazioni, attrezzatura specializzata all’ospedale durante la pandemia e non solo, tirocini formativi e borse lavoro in collaborazione con i Servizi Sociali del Comune, uno sportello antiviolenza e opportunità lavorative per le donne in difficoltà, il wi-fi gratuito in centro, finanziamenti per iniziative formative e opere pubbliche e culturali, tra cui il restauro del Ponte Vecchio. Quindi siamo davvero legati al territorio bassanese e continueremo ad esserlo. Per quanto riguarda il Bassano Calcio, la questione è semplice: esiste un marchio commerciale, custodiamo dei trofei che a suo tempo abbiamo conquistato con oltre vent’anni di notevole impegno economico. Quando abbiamo rilevato il Vicenza, abbiamo giustamente pagato per acquisirne marchio, tradizione e trofei, nel rispetto dei tifosi e della storia. Abbiamo proposto alla nuova società del Bassano di sedersi ad un tavolo, saremmo ben felici di trovare una soluzione condivisa, e non è una questione di cifre economiche, anzi; noi auspicheremmo una collaborazione proficua anche per i settori giovanili. Ci è stato risposto che “non intendono investire un euro su quattro pezzi di latta”. Ne prendiamo atto e auguriamo loro le migliori fortune sportive, ma non capiamo perché si debba gettare discredito gratuito su di noi.
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