Serie A, polemiche su Juve-Inter.. Dal Pino: “I nerazzurri si sono rifiutati categoricamente di scendere in campo”
domenica 1 Marzo 2020 - Ore 16:21 - Autore: Giulio Pavan
La gestione delle misure contro la diffusione del Coronavirus negli stadi continua a provocare polemiche nei piani alti della serie A. La responsabilità maggiore corrisponde al fatto di non aver assunto una decisione univoca scatenando così il caos: si gioca, non si gioca, porte chiuse o aperte, con l’epilogo finale di alcune partite giocate e altre rinviate a maggio innescando un rimpallo di accuse sulle modalità della decisione dei provvedimenti. È questo il caso del big match Juventus-Inter che era in programma questa sera ed inizialmente doveva tenersi a porte chiuse ma poi si è optato per il rinvio al 13 maggio. Il Presidente della Lega di serie A Paolo Dal Pino ha spiegato che venerdì lui e l’ad De Siervo: “Abbiamo proposto all’Inter di spostare la gara contro la Juventus al lunedì sera per disputarla a porte aperte. L’Inter si è rifiutata categoricamente di scendere in campo, si assuma le sue responsabilità e non parli di sportività e campionato falsato”. Parole che si scontrano con le accuse mosse dall’ad del club nerazzurro Giuseppe Marotta, che al Corriere della Sera ha detto”il campionato così è falsato”. Paolo Dal Pino, non accetta questo tipo di accusa e replica così al nerazzurro: “Marotta rappresenta le esigenze dell’Inter, io tutelo gli interessi generali di tutta la Serie A, che purtroppo sconta quotidiani conflitti di interessi legati a ciascuna squadra. Io devo promuovere il campionato italiano e la sua immagine nel mondo, trasmettere gare a stadi vuoti sarebbe stato un pessimo biglietto da visita per il Paese”. Queste le ulteriori dichiarazioni di Del Pinto all’Ansa. “La decisione è mia per statuto, ma i club coinvolti sono stati sentiti telefonicamente, per cui sappiamo bene le posizioni di ognuno, difficilmente conciliabili. Noi agiamo con senso di responsabilità per tutelare i tifosi e il diritto di tutti ad assistere alle partite, compresa l’esigenza dei broadcaster di trasmettere immagini di stadi pieni e festosi. L’invito che faccio a tutti è di ragionare come Serie A, non individualmente”. In definitiva si tratta di un grande caos che poteva e doveva essere gestito meglio, e se si pensa che in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna è stato disposto il divieto alle manifestazioni sportive a porte aperte fino all’otto marzo c’è da sperare che il buon senso porti a delle scelte condivise che rispettino i diritti delle squadre in lotta ognuna per il proprio obiettivo, dei tifosi che vogliono assistere alle gesta dei propri beniamini e ultima, ma non meno importante, alla tutela della salute che in questi giorni viene minata dalla circolazione dell’ormai famigerato Coronavirus.
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