Venezia e il dietro le quinte del rebus Tacopina, Vicenza il campionato puoi perderlo solo tu (ma…), la preparazione del Padova, la testa della Triestina e il coraggio del Cittadella

E’ stata la settimana in cui Joe Tacopina ha fatto ufficialmente un passo indietro. O avanti, che dir si voglia. Una cosa è certa. Il presidente non è stato cacciato e sarà pur vero che presidente onorario rappresenta spesso una qualifica di facciata, ma è altrettanto vero che, guardando i nomi degli attuali soci del Venezia, c’è da scommettere che se qualcuno avesse voluto davvero far fuori Tacopina lo avrebbe fatto senza troppe esitazioni. Questo per dire che Tacopina è pur sempre ancora lì e che Ian McKinnon o Duncan Niederaurer, due delle superpotenze che finanziano il calcio in laguna, potevano fare ben di peggio se davvero fossero stati così scontenti dell’operato del legale newyorkese. Dopodiché la mossa del presidente uscente la si può leggere in questo senso. Continuità fino a giugno, dopodiché chissà. La grande incognita sarà rappresentata dal destinatario della cessione eventuale estiva. Se fosse un Antonio Ponte qualunque ci sarebbe, con tutto il rispetto parlando, da mettersi le mani nei capelli e prepararsi al peggio, se invece ci fosse l’ingresso di qualche soggetto estero dai paesi in cui il brand Venezia e il business del nuovo stadio rappresentano ancora una calamita potente, ecco che si potrebbe sperare in un rilancio. In tutto questo è fondamentale che la squadra mantenga la categoria e la gestione della partita con l’Entella sinceramente mi è piaciuta poco. Stimo moltissimo Alessio Dionisi, tuttavia con il vantaggio trovato al 79′, anziché inserire un quinto difensore finendo per trasmettere un messaggio ansi0geno alla squadra, sarebbe stato molto più logico togliere un Longo ormai in apnea dal 65′-70′ e inserire un centrocampista riequilibrandola anziché snaturarla. Facile parlare col senno di poi, ma la differenza in un campionato del genere la fanno anche i dettagli e non si può sperare di salvarsi se il rendimento casalingo rimane quello di questa prima parte di stagione.

In Serie C si assiste con qualche perplessità al calo del Vicenza. Un calo “gestito”, ma pur sempre palese, con un gol subito nelle ultime tre partite, ma anche con un solo gol segnato. E qui in causa si dovrebbe chiamare il direttore sportivo Giuseppe Magalini, che in conferenza stampa si prodiga per spiegare che alcuni nomi di centravanti accostati al Vicenza sarebbero stati “inventati” da giornalisti e cronisti mettendo in difficoltà la società. La società, è bene sottolinearlo, è stata messa in difficoltà soltanto dal fatto che sono stati trattati Ardemagni, Melchiorri, Paponi, che sono stati sondati Giannetti, Ciofani e altri giocatori e che alla fine non è arrivato nessuno, in un reparto che necessitava di un rinforzo in un momento in cui era chiaro a tutti come servisse un ultimo passetto per blindare senza esitazioni la B. Ora dirò in tutta onestà che se cerchi un attaccante per due mesi, poi qualcuno lo devi portare a casa, altrimenti rimanendo con un pugno di mosche in mano rischi di ottenere un effetto boomerang. Detto che in una trattativa esistono tre parti in causa e che non necessariamente la fonte consultata dev’essere per forza di cose la società acquirente, il campionato lo può perdere solo il Vicenza. Se anche la Reggiana battesse domani l’Arzignano scenderebbe a -4, ma all’andata lo scontro diretto è andato a favore del Vicenza, a cui basterebbe pareggiare al Mapei Stadium per acquisire un altro vantaggio in caso di arrivo a pari punti. Vantaggio già acquisito col Carpi, che di punti di ritardo oggi ne ha 5 con un calendario non difficilissimo. La Reggiana, come se non bastasse, non ha certo la panchina numerosa e qualitativamente parlando eccellente del Vicenza, così come non ce l’ha il Carpi.

Mentre a Trieste Nicola Princivalli snocciola l’unica verità possibile per questa stagione disgraziata e cioè ricordando che “questa squadra se vuole può fare tutto”, il 4-0 alla Vis Pesaro dimostra tante cose. Che Sarno se sta bene in C fa la differenza, che Granoche i gol li sa fare ancora, che il ricambio d’aria di gennaio ha fatto davvero bene e che era un passaggio obbligato tentare una piccola rivoluzione per scacciare i fantasmi della mente che spesso fanno più danni dei limiti tecnici in se stessi. Crolla in casa il Padova con la Fermana e bisognerebbe domandare a chi in estate ha impostato la preparazione come sia possibile che a febbraio (a febbraio!) la squadra sia in deficit fisico palese, che 3/4 della rosa sia in apnea e che si sia potuto commettere un errore tanto marchiano. Perché sarà pur vero che Andrea Mandorlini sta ricalibrando tutto in funzione playoff, ma che a luglio c’era un altro allenatore in panchina e vedere giocatori che boccheggiano al cospetto della Fermana fa molto pensare su come si sia potuti arrivare a questo punto. 

In Serie B ci sono 17 punti fra il Benevento e la seconda della classe. Il che fa pensare che il Pordenone e soprattutto il Cittadella non debbano arrendersi così facilmente e debbano osare. Soprattutto i granata ho l’impressione che li ritroveremo lassù a lottare fino alla fine, perché hanno qualche alto e basso ma hanno un allenatore bravissimo in panchina, un sistema consolidato e un direttore che para ogni colpo all’esterno. Quando si scacceranno i continui riferimenti agli arbitraggi, l’ambiente sarà maturo per il grande salto, che prima o dopo sono convinto arriverà. Il Pordenone è in calo, ma ha fatto tantissimo già così, il Cittadella sono anni che è lassù fra le prime, sul Chievo continuo ad avere per tanti motivi forti dubbi. Il resto chissà, chi vivrà vedrà….

Commenti

commenti