Pordenone, Foscarini: “Lotterà fino alla fine per i primi posti! E il grande pregio di Tesser è…”
mercoledì 11 Dicembre 2019 - Ore 10:00 - Autore: Staff Trivenetogoal
«Ci sono tanti lati comuni: per questo il Pordenone lotterà fino alla fine per i primi posti». La profezia è firmata Claudio Foscarini, e il paragone è col Cittadella: il tecnico ne parla sul “Messaggero Veneto”. Aggiungendo: «Non sono più a Cittadella ma conosco bene il club e è com’è strutturato. La sua forza è il feeling tra proprietà, il direttore e l’allenatore: sono in pochi a decidere. L’ambiente è professionale e ha la forza di fissare subito i suoi obiettivi. É equilibrato ma allo stesso tempo ambizioso. Il Pordenone mi pare simile. Quando sento parlare il suo presidente vedo una persona con i piedi per terra ma che al contempo vuole far crescere il suo club». Con elogio finale ad Attilio Tesser: «I risultati parlano per lui. Ma il suo più grande pregio è essere sempre rimasto se stesso. Non è poco in un mondo, quello degli allenatori di calcio, in cui capita di essere apprezzato anche se fai polemica o regali qualche titolo. Lui bada al sodo, lavora»
Il paragone che ai più viene in mente è uno solo: il Pordenone assomiglia al Cittadella. Gioca in un modo simile (4-3-1-2), costruisce la squadra in un modo altrettanto simile. L’osservazione, però, acquisisce però ben altro credito se è fatta da chi, per dieci anni, ha contribuito al “miracolo Citta”: Claudio Foscarini. Il tecnico, classe 1958, in granata dal 2005 al 2015, capace di sfiorare la serie A nel 2010, è ora ai box e si concede a una lunga chiacchierata per analizzare ciò che è stata la sua creatura e ciò che sono i ramarri di adesso. .Attilio Tesser, suo coetaneo e suo amico, starà già facendo gli scongiuri….E il suo Pordenone vola. Cosa ne pensa?«Assieme alla società Attilio è riuscito a creare quell’alchimia tra giocatori con cui sopperisce al gap tecnico. Vedo una squadra coesa, con ragazzi molto motivati. I risultati hanno poi dato tanto: il treno è stato messo sui binari giusti, ora va da solo».La famiglia Lovisa ha sempre messo come modello il suo “vecchio” club. Vede delle analogie?Il suo “Citta” venne promosso in B nel 2008: come ci arrivò?«Grande fiducia a un gruppo storico, innanzitutto: da Musso a Pierobon, passando per Marchesan e De Gasperi. Un po’ alla volta inserimmo calciatori adatti al nostro progetto come Gorini, Iori, Coralli, Meggiorini. Il primo anno ci salvammo, il secondo sfiorammo la A: si era creato lo spirito giusto grazie a uomini e calciatori di spessore. Scelte simili a quelle del Pordenone attuale».Ha citato Musso, Pierobon e Gorini: formano tuttora parte dello staff tecnico del Cittadella. I neroverdi hanno inserito Berrettoni in dirigenza, punteranno a coinvolgere anche De Agostini e Stefani a fine carriera. Scelte giuste?«Sì. Porto l’esempio di Gorini. Negli ultimi anni giocava poco ma era lo stesso importante. Abbiamo sempre voluto averlo con noi perché era una guida, trasmetteva ai nuovi senso di appartenenza e i valori della società, facilitando il compito di dirigenza e allenatore. Il prossimo che entrerà a far parte del gruppo sarà Iori. Il Pordenone ha fatto benissimo a intraprendere questo percorso. Darà risultati. Per questo e per tanti altri motivi sarà in lotta per la A sino alla fine».In granata gioca l’udinese Diaw, che lei però non ha allenato.«Lo seguivo all’Entella. Bravo il direttore Marchetti a credere in lui. In Liguria Davide era un buon giocatore, ora è completo: ha fame, cerca il gol, è calcisticamente cattivo. Mister Venturato e tutto l’ambiente Cittadella l’hanno portato a maturare. Anche Koaumè arrivo tra i granata con queste credenziali. Poi è cresciuto ed è diventato uno dei giocatori più importanti dl Genoa. Diaw può fare lo stesso».Foscarini, in chiusura: quando lo rivedremo in panchina?«Aspetto di trovare qualcosa di stimolante. Deve accendersi la miccia. Spero accada presto».
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