Tutti davanti allo specchio: Pordenone urla, Vicenza sogna, Trieste vede spettri, Cittadella risorge, Venezia e Verona urlano (di rabbia)
domenica 15 Settembre 2019 - Ore 23:56 - Autore: Dimitri Canello
Tutti davanti allo specchio, la domenica sera, poco prima di spegnere la luce e di staccare la spina per qualche ora. Per guardarsi in faccia e per scoprire se il weekend ha portato quello che si sperava.
Pordenone urla, di gioia. Ogni settimana deve prendere il pullman, il treno o l’aereo e deve fare la valigia. Ben che vada si fanno 55 chilometri (Udine), mal che vada 1600 (Trapani). Si potrebbe pensare: com’è possibile salvarsi in queste condizioni? Risposta: con le idee, con l’ingegno, con la bravura di un allenatore che dà il meglio di sé in piazze come quella in cui lavora adesso, con una società che va controvento eppure alla fine sembra che abbia sempre ragione. Dove i ronzii sono pochi, dove le mosche si schiacciano velocemente con la paletta rossa, dove vince chi fa bene i conti. E dove vince anche chi azzarda, sembra avere un intuito formidabile per arrangiarsi in condizioni proibitive. In campo gioca (e come gioca!) con le armi che ha, fuori dal campo spende quanto può eppure sceglie accuratamente i giocatori, pensa e ripensa e trova sempre la via giusta. Ho visto Pordenone-Spezia e avevo visto anche Pordenone – Frosinone. La sintesi: due capolavori. Contropiede micidiale, verticalizzazioni, punizioni col telecomando, si attacca in undici e si difende in undici. Pensavo che giocare a Udine per il Pordenone sarebbe stato un handicap, per ora è esattamente l’opposto. E così facendo le previsioni personali d’inizio stagione che ipotizzavano una salvezza sofferta possono davvero cambiare. Uno spettacolo vero, che riesce persino ad azzerare l’handicap di giocare fuori casa in uno stadio per forza di cose semideserto. Eppure guardi i numeri e 3400 spettatori non sono proprio pochissimi, considerati i 50mila abitanti di Pordenone, la trasferta obbligata e senza dimenticare che Udine ha già una squadra in Serie A. E ti accorgi che forse sta nascendo qualcosa d’importante. Perché anche a Pescara s’è perso, ma senza sbracare, tenendo il risultato in discussione fino all’ultimo. Insomma, dopo aver a lungo ponderato il trasloco a Treviso, Mauro Lovisa per l’ennesima volta, da visionario qual è, sta stupendo ancora tutti.
Vicenza sogna. Col Rimini si soffre perché il risultato non si sblocca nonostante il dominio, perché nessuno in questo girone ti regala nulla. Il Fano è capace di inchiodare il Padova sul pareggio per 60 minuti prima di crollare, squadre materasso non sembrano esserci, ogni vittoria va sudata. Luca Rigoni comanda in regia, come ai vecchi tempi del Chievo, Vandeputte fa la mezzala e dimostra di sapersi adattare in fretta. Per ora anche qui l’all – in paga, in attesa di ulteriori conferme. Segna pure Saraniti, segna Pontisso, come a dire che le via della Serie B sono infinite. Una città intera torna a vivere un presente da protagonista, dopo troppi anni nel fango ad annaspare. Renzo Rosso ha capito che per vincere ci vogliono i carichi da novanta e i carichi stavolta li ha messi. Nessuno sa come finirà, ma di sicuro non si potrà rimproverare nulla alla proprietà che: 1) ha costruito un cda da sogno, che ha pochi eguali in Italia; 2) ha puntato su un allenatore top per la categoria; 3) ha preso giocatori funzionali al progetto in tutti i ruoli; 4) si è costruita il consenso giorno dopo giorno, attraversando anche momenti difficili (ce ne saranno altri) e facendo anche qualche errore. Però adesso la strada sembra quella giusta
Trieste davanti allo specchio vede solo spettri. Perché in tre partite Pavanel ha fatto un punto, perché i campionati si vincono anche con la testa, prima che con le gambe. Pavanel chiede che la squadra non abbia paura, ma oggi aveva rimontato in dieci da 0-2 a 2-2. E forse poteva persino vincerla, perché il Cesena sembrava un pugile suonato. Invece ha fatto un cambio difensivo ed è arrivato, forse non per caso, il castigo atroce del 3-2. A leggere i commenti qua e là sono in tanti a chiedere la testa dell’allenatore, purtroppo il calcio va così e c’è ben poco di cui sorprendersi. Sicuramente è troppo presto per roteare le forche al cielo e due sconfitte non bastano per la crocifissione, però in C nessuno aspetta, c’è un solo posto libero per la B diretta e urgono rimedi immediati. La soluzione ce l’ha e ce la può avere soltanto Pavanel, perché Mauro Milanese gli ha dato tutto quello che aveva chiesto: la squadra che voleva, i ricambi che voleva, il ritocco contrattuale e pure un anno in più di contratto. Fare nomi adesso non ha molto senso, eppure la rotta va invertita subito. Altrimenti fra sette giorni la situazione potrebbe precipitare. Lo scorso anno Pavanel ribaltò la propria stagione cominciando proprio da Verona e dal Gavagnin. La Virtus è in grossa difficoltà, staremo a vedere se la storia dello scorso anno si ripeterà.
Cittadella risorge. Ci sono momenti in cui occorre mettere da parte perfezionismi e ricami e indossare la tuta e il caschetto da cantiere. Il Trapani è davvero poca cosa, una delle peggiori squadre viste all’opera negli ultimi anni di B, ma certe partite bisogna vincerle e basta e pazienza se certi automatismi non appaiono ancora registrati a dovere. Psicologicamente il match poteva rivelarsi una trappola mortale, invece Venturato risorge, vince, prende atto di un quadro ancora a tinte fosche: Iori, al di là del rigore fallito, è ancora lontano parente del regista coi fiocchi ammirato nelle ultime stagioni, Luppi fa e disfa, il talento sprecato supera per ora quello messo a frutto, Diaw rischia seriamente il cartellino rosso. Ma c’è anche tanto di buono: il rientro di Frare, la forza e il killer instinct di Celar, la determinazione di Mora, i lampi di Branca, la voglia di segnare ad ogni costo di Diaw. Insomma, di segnali di vero Cittadella se ne coglie più di qualcuno. Il tutto mentre il Padova sbatte sul Carpi, si prende a spallate con un avversario che non molla di un centimetro, sbaglia un rigore, regge e sbraita. Insomma, c’è, nel giorno in cui la Reggiana va in testa al gruppo, espugnando Bolzano con uno 0-3 che fa pensare. Vecchi, che succede?
Venezia si arrabbia. Ma prima di tutto dovrebbe farlo con Aramu, che commette una sciocchezza proprio davanti all’arbitro. Il calcio è nervi, si può espellere per uno sgambetto da dietro? Sì, a norma di regolamento, più che mai se la sciocchezza la fai proprio a due metri da chi dirige il traffico. Comprensibile la stizza di Alessio Dionisi, che la sua squadra la fa giocare assai bene, che mette sotto il Chievo a lungo, che perde per un’altra sciocchezza, quella di Cremonesi. Impossibile pensare di vincere le partite, con due errori così. Ed è un peccato, perché vedere il Venezia giocare adesso è un piacere e fa piacere che qualcuno proponga finalmente un calcio coraggioso, propositivo, fatto di idee e di applicazione. Il Chievo boccheggia a lungo, poi vince. Dionisi dice che è da Serie A, chi scrive non ne è così sicuro, quantomeno in un quadro societario così incerto. Certo, se hai Giaccherini, Obi, Djordjevic , Meggiorini e Pucciarelli e la testa è quella giusta, un vantaggio sugli avversari ce l’hai. Si arrabbia anche Verona: al Bentegodi col Milan succede di tutto: espulsioni, rigori, Var, gol annullati, rigori che diventano punizioni. Abbastanza per mandare in bestia chiunque, a cominciare dal povero Juric che sinora ha fatto miracoli, facendo le nozze coi fichi secchi. Sarà durissima, come per Tudor, che deve fare i conti con le bizze di De Paul. Quando non si ha la testa giusta, si rischia di rovinare tutto: come quando a San Siro…
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