Vicenza, Bedin: “Lo sport fattura il 3% del nostro Pil, ma un uomo solo al comando è un concetto superato e insostenibile”
sabato 30 Marzo 2019 - Ore 07:00 - Autore: Giulio Pavan
E’ stata una serata nella quale si sono incontrati la magia dell’architettura palladiana e il prestigio del Lanerossi Vicenza quella che ieri ha visto come protagonisti presso il Teatro Olimpico di Vicenza il dg del Vicenza Bedin, l’ex dg Gasparin, Paolo Rossi, Lino Chilese e Maurizio Costanzi, responsabile del settore giovanile dell’Atalanta. Tema dell’incontro è stato “il fare industria con il calcio”. Ad iniziare gli interventi è stato Paolo Bedin il quale si è così espresso sul tema a oggetto: “Faccio i complimenti a chi ha organizzato il festival e ha organizzato la materia sportiva, perchè lo sport è il 14° comparto economico del paese e fattura 25 miliardi diretti e 50 miliardi di indotto che è il 3 percento del nostro Pil, quindi se avessimo il Ministero dello sport e qualcuno mettesse lo sport un po’ più al centro probabilmente anche tutto l’indotto ne trarrebbe beneficio, quindi complimenti a chi ha deciso di inserire lo sport. Serve un nuovo modello? il nostro è un settore importantissimo, tutti seguono il calcio, fa 3 miliardi e mezzo di fatturato, però abbiamo anche 4 miliardi di indebitamento, abbiamo delle perdite d’esercizio di 156 milioni e nelle leghe inferiori (serie b e c) è ancora più drammatico. A mio modo di vedere un uomo solo al comando, cioè il magnate di una volta, è un concetto superato e insostenibile, perchè anche l’imprenditore più passionale che vuole investire dopo qualche anno apre la finestra e dice basta, un po’ per le perdite, un po’ per la pressione, un po’ per i tifosi e quant’altro, quindi qual è il modello? Il modello delle grandi squadre è il modello Vicenza di vent’anni fa, sono brand internazionali, per le piccole e medie realtà l’unico modello, come Vicenza è quello che le realtà imprenditoriali di quel territorio si facciano carico di portare avanti spesso delle storie centenarie perchè c’è una condivisione del rischio economico e del progetto dal punto di vista creativo e della partecipazione, ci vogliono tre condizioni: che ci sia un leader, uno degli imprenditori che detti la linea e abbia una solida maggioranza, che ci sia una governance chiara che prenda delle decisioni perchè le cordate in passato hanno funzionato poco anche perchè non c’era una governance definita a priori con una linea decisionale precisa, e terzo che sia un progetto a medio e lungo termine, perchè il calcio è comunque un’azienda e se si decide di intraprendere un’impresa lo si fa sapendo che c’è una fase iniziale che si chiama start up, un punto di break even nel quale si comincia ad avere qualcosa, e poi l’impresa va. Il calcio oggi è un’azienda e ci vuole quindi una visione di medio lungo termine, si sta cercando di implementare un modello con mille problematiche, a mio modo di vedere questi mesi hanno avuto una risposta molto importante perchè 11 soggetti giuridici ha accettato questo invito di Renzo Rosso e stiamo parlando di aziende molto rappresentative del nostro tessuto economico con fatturati di primo livello e quindi direi che questa prima fase in termini strutturali e di organizzazione societaria possiamo essere soddisfatti, mentre se parliamo di campo non lo siamo”
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