Triestina-Campodarsego, Andreucci: “Sarà bello ritrovarsi, ma poi entrambi cercheremo di vincerla!”
sabato 10 Dicembre 2016 - Ore 13:20 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Si è seduto in panchina per due stagioni, le ultime, portando la squadra dall’Eccellenza al secondo posto in Serie D, con tanto di playoff vinti e una Coppa Italia Dilettanti. Poi ha salutato, prendendo la strada verso un altro club biancorosso, magari più blasonato, ma senza dimenticare tutte le esperienze vissute in precedenza. Antonio Andreucci, allenatore della Triestina, domani al “Rocco” attende la visita del “suo” Campodarsego, che ha guidato nelle ultime due annate, vincendo l’Eccellenza e tenendo testa al Venezia in quarta serie fino all’ultima giornata. E chissà se si aspettava, a due giornate dal termine del girone d’andata, di essere costretto ad inseguirlo, insieme al Mestre, che conduce la classifica 5 punti più su. «Di certo ritrovarlo lì non è una sorpresa», le parole dell’ex mister biancorosso, oggi nocchiero degli alabardati. «Il Campodarsego quest’anno ha aggiunto tanta qualità, sapevo che sarebbe stato un avversario temibile. Lo scontro diretto sarà un ottimo banco di prova per tutt’e due le squadre. Fino a qualche settimana fa era la Triestina in vantaggio in classifica, ma nell’arco di una stagione non mi meraviglia che ci possa essere qualche sorpasso». Che effetto le fa ritrovare il Campodarsego? «Un grande piacere, innanzitutto. Rivedrò persone con cui ho condiviso bei momenti e grandi successi. Abbiamo vinto un campionato, una Coppa Italia e i playoff in Serie D, abbiamo fatto un grande lavoro e il merito è stato di tutti. Ritroverò il presidente e il direttore, che spesso sento ancora, e i giocatori con cui ci siamo tolti delle belle soddisfazioni. Poi c’è la partita, ed entrambi cercheremo di vincerla». A distanza di qualche mese ci può svelare quale fu la ragione del vostro divorzio? «Abbiamo aspettato un po’ prima di decidere: ci siamo confrontati per bene sul futuro, sia mio che della società, e in quel momento è stato giusto cambiare. Una scelta determinata dai programmi della società, dall’offerta della Triestina e anche da quello che avevamo fatto insieme: è stato lì, reciprocamente, anche se ci è dispiaciuto lasciarci, che abbiamo capito che forse era la cosa migliore da fare. Rimane il grande affetto, ma è stato giusto così».
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(Fonte: Il Piccolo. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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