Juventus-Udinese, Pozzo: “Contro la Lazio me ne sarei andato anch’io. E Delneri…”

lunedì 10 Ottobre 2016 - Ore 10:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli

Era da un po’ che la voce del padrone non si faceva sentire. Gianpaolo Pozzo sceglie la domenica di sosta del campionato per dire la sua. Ciò che lo spinge a interrompere il suo lungo silenzio è soprattutto la lettera che il suo ex braccio destro, Ferdinando Nordi, ha scritto al Messaggero Veneto. «Bisogna fare un paio di precisazioni», l’introduzione del patron che risponde al telefono dalla sua casa di Barcellona. L’ex responsabile amministrativo dell’Udinese lo aveva invitato a «riprendere in mano il bastone del comando del club per consentire alla società di rifare scelte giuste che portino alla costruzione di una Udinese nuovamente forte e che renda orgogliosi di lei i tifosi friulani». Pozzo, ha letto cosa sostiene Nordi. La sua replica? «Rispondo che ormai da una ventina d’anni le scelte tecniche della società sono di competenza di mio figlio. Quindi la mancanza di risultati delle ultime stagioni non è la conseguenza di un mio disimpegno dalla società». Eppure da più parti si dice che fin quando lei era presente in sede, la musica era diversa. «Io mi sono occupato di altro. La costruzione dello stadio, per esempio. Poi, quando mi hanno chiesto di dare una mano in alcune scelte, non mi sono tirato indietro, ma ripeto le scelte tecniche, anche quando siamo andati in Champions, sono state di Gino. Sulle sue capacità sono sereno e tranquillo». Nordi dice di «mandare a mare» alcuni collaboratori… «Qualcosa cambierà a livello di staff societario. Mio figlio sta operando in questo senso anche perchè non può fare tutto da solo. La classifica dice che qualcosa non va. In una azienda la salute la vedi innanzitutto dal bilancio, mentre in una squadra prima di tutto viene la classifica e noi ultimamente non siamo stati dove vogliamo». Nordi l’ha definita il vero fuoriclasse dell’Udinese… «E di questo lo ringrazio. Abbiamo vissuto assieme esperienze professionali importanti, ho piacere che abbia un ottimo ricordo del sottoscritto, ma lo stesso discorso vale per me nei suoi confronti». Un tempo, dopo una partita da censura come quella con la Lazio, lei avrebbe sbottato pubblicamente. Perchè non lo fa più? «Le mie erano sempre parole più da tifoso che da dirigente. Non lo faccio anche per non intromettermi. Quando mi si attribuisce il ruolo di manager del calcio la prendo quasi come un’offesa. Io le cose più importanti le ho fatte come imprenditore nel mondo del lavoro, non nel calcio». Da quando è andato via Guidolin avete avuto cinque allenatori in due stagioni e spiccioli. Evidentemente le decisioni non sono state azzeccate. Concorda? «Quando si sbaglia bisogna riconoscere gli errori, non solo a livello di panchina ma anche di squadra. I nostri criteri di scelta sono gli stessi di sempre, ma evidentemente qualcosa non è andato per il verso giusto». Quest’anno sono arrivati molti giovani interessanti, a mancare è lo zoccolo duro di italiani. «I giocatori si scelgono in base al valore e al rapporto qualità-prezzo, non in base al passaporto. Questa è la nostra filosofia da sempre». Si aspettava un inizio di stagione così complicato? «Onestamente no, anche perchè, forti delle esperienze delle ultime due stagioni pensavamo di sapere dove migliorare. Tra l’altro questo non mi sembra un campionato ultra-competitivo, anche le grandi stanno facendo un po’ di fatica e il Chievo e il Sassuolo ne stanno approfittando indossando i panni che una volta erano dell’Udinese». In questi giorni si è fatto un gran discutere della decisione dei tifosi di lasciare la curva nel corso della gara con la Lazio. Il suo parere? «È stata una protesta civile, educata. Chi paga il biglietto ha diritto di andarsene se lo spettacolo non lo soddisfa. Dico la verità: avessi potuto me ne sarei andato anch’io. La nostra tifoseria è impareggiabile, corretta, paziente». Il coro “Devi spendere” le ha dato fastidio? «Diciamo che rientra nel folclore del tifo. Va accettato. Che poi si faccia nella stagione in cui abbiamo acquistato di più e meglio rispetto al recente passato è una coincidenza». La scelta di Delneri? Erano tanti anni che vi rincorrevate… «Per me è la soluzione ideale e sono felice che Gino l’abbia fatta. É appena arrivato, bisogna dargli tempo per valutare bene i giocatori. E comunque sia chiara una cosa: l’abbiamo preso perchè è bravo non perchè è friulano. L’ho sentito al telefono, apprezza la rosa e ha le idee ben chiare. Siamo stati fortunati a trovare libero sul mercato un allenatore così. Ho letto quello che ha dichiarato Corradi e condivido appieno: i giocatori devono seguirlo».

(Fonte: Messaggero Veneto)

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