Chievo-Milan, Dainelli: “Il rinnovo? Verona è la mia seconda città, ne sarei felice…”
venerdì 7 Ottobre 2016 - Ore 15:20 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Fosse per lui avrebbe già la penna in mano. Trentasette anni e non sentirli. Il professor Dainelli vuole andare oltre. Ovviamente sempre col Chievo. «Questo lo diranno il presidente e il direttore ma se ci sarà modo di continuare insieme io sarei contento nel caso dovessi sentirmi ancora come adesso. Verona è la mia seconda città, l’ho sempre detto. Sarei naturalmente felice di rimanere», l’sms di Dainelli, sempre più fra i migliori della Serie A nel suo ruolo com’era d’altronde anche dieci anni fa. Impermeabile al tempo che passa. Sempre più leader, più forte di quei legamenti del ginocchio destro che non più tardi di sei mesi fa gli avevano messo tanti dubbi e che all’improvviso parevano dovessero accorciargli la carriera. Dainelli non è solo è tornato, ma è più forte di prima. Elegante ed efficace, anche regista davanti a Sorrentino con quei piedi da centrocampista che tanti altri difensori gli hanno sempre invidiato. Spettacolare per come sa essere essenziale, quasi invisibile nelle sue chiusure in punta di piedi. Anche davanti ai più grandi della Serie A.Si aspettava un inizio di stagione tanto brillante sul piano personale?«Qualche pensiero ce l’avevo prima di cominciare il campionato, in fondo arrivavo da un infortunio subito a un’età non più così tenera. Come succede spesso però nel calcio gli stimoli e l’aspetto mentale contano più di tutto. E io di motivazioni e voglia ne ho ancora tanta. Questo ha fatto davvero la differenza».Questo Chievo è più forte di quello di un anno fa?«Autostima e consapevolezza nei propri mezzi sono aumentati. I ragazzi sono rimasti praticamente tutti, lo staff è sempre al suo posto, la struttura di gioco è la stessa dopo esserci lasciati alle spalle per di più un buon campionato».E le certezze sono aumentate…«Sicuramente. Non so se siamo più forti, so però che la convinzione in quel che si fa è una delle componenti che influiscono di più sul risultato finale. E noi da questo punto di vista ci sentiamo molto sicuri della strada che abbiamo imboccato tutti insieme. Adesso guardiamo avanti, come abbiamo sempre fatto».Il Chievo è ormai ad un livello più alto di quello di chi deve soltanto salvarsi?«I campionati sono uno diverso dall’altro e a volte gli equilibri sono tanto sottili. Mi auguro non ci siano momenti di difficoltà ma se arriveranno dovremo saperli gestire nella maniera giusta. Non è facile dire in anticipo dove potremo arrivare. Sappiamo però che la volontà nostra è quella di migliorare sempre, per primo il mister che dimostra di continuo di avere tanta ambizione».La fotografia di questa fame continua?«Anche dopo una vittoria la nostra attenzione è sempre rivolta più che altro verso quel che abbiamo sbagliato per eliminare il più possibile ogni tipo di errore. Il Chievo ragiona così. Giorno dopo giorno».Con il Milan in carriera ha vinto solo due volte su ventitrè partite. Una col Brescia, una con la Fiorentina. Non le sembrano troppo poche?«In effetti sì, vuol dire che devo recuperare. Anche se non sarà facile per niente. Sento le critiche che piovono sul Milan, tutti a dire che non è più lo squadrone di tanti anni fa. Oggettivamente in effetti non sarà così ma per me resta un’ottima squadra e con un parco-giocatori di buonissimo livello. In più il lavoro di Montella ha prodotto buon gioco ed ultimamente anche risultati positivi». Quindi?«Quindi non saranno quelli di una volta ma sempre del Milan stiamo parlando. Quindi servirà attenzione massima».Ha cancellato Icardi e Immobile, ora come si annulla Bacca?«È difficile, sappiamo che essendo il Chievo noi dobbiamo agire di reparto. Sappiamo bene che aiutarsi l’uno con l’altro spesso può sopperire a quelle qualità tecniche inferiori rispetto ad altre squadre. Lavoreremo così anche contro il Milan. L’unione in questi casi fa sempre la forza. Non difende solo Dainelli, difende tutto il Chievo».C’è un attaccante del Milan che proprio non ha mai digerito?«Francamente ce ne sono tanti ma proprio tanti. Il Milan ha sempre avuto grandissimi attaccanti. Magari Ibrahimovic, per qualità sia fisiche che tecniche, era uno di quelli con cui un difensore può andare maggiormente in difficoltà. Al di la di lui però di grandi giocatori il Milan ne ha sempre avuti tanti. Quello di ieri ma anche quello di oggi».
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