Pescara-Chievo, Inglese: “Il gol mi mancava, ma ero sereno e tranquillo! E sognare è lecito…”
lunedì 3 Ottobre 2016 - Ore 15:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Il sorriso marcato stretto. Roberto Inglese non è tipo che urla le emozioni. Neppure dopo una rete pesante come quella scodellata al Pescara. «Tu quoque, Roby…», avrebbe sussurrato qualcuno parecchi secoli fa. Sì, lui, proprio lui. Come in un romanzo d’armi e d’eroi. Undici mesi di astinenza, qualche malanno e la pressione della piazza che iniziava a pretendere, in maniera sempre più rumorosa, che il bomber tornasse a sfornare la sua specialità, il gol. Gol che è arrivato proprio nella sua terra, davanti agli amici e ai parenti di Vasto, contro la squadra che l’aveva svezzato ma non ha avuto la pazienza di aspettare che lievitasse. «Destino? Diciamo che era la giornata giusta. C’erano parenti, amici, molto persone che mi sono venute a vedere. Magari mi sono preso pure una piccola rivincita contro il Pescara», ammette, prima di sciogliersi in una risata. «Dài, scherzo… Una dedica? A tutte le persone che mi sono venute a vedere da Vasto, erano parecchie».IL CROCEVIA. Il cervello riporta a quella palla di Castro che l’ha spedito a bersaglio, momento topico della sfida, crocevia del sabato sul piano personale oltre che di squadra: «Pallone pesante? No, guardate: ero sereno perché finora ho fatto grandi prestazioni e mi mancava solo il gol», spiega. «Se una punta gioca sempre anche se non segna vuol dire che gioca bene. Certo, era da un po’ che mi mancava il gol ma ero sereno e tranquillo: ho semplicemente preso in controtempo il portiere che conoscevo molto bene e sono felice di aver contribuito alla vittoria del Chievo», il suo racconto. Nel quale serve pure un paio di stoccate sottotraccia – e nemmeno troppo – ai critici.Guai a lasciarsi sedurre dall’alta quota, in ogni caso: «Prima di tutto dobbiamo pensare a salvarci, quello che dovesse arrivare poi lo accetteremmo molto volentieri», riflette con l’occhio alla strepitosa classifica. «Ma il Chievo non è più una favola, piuttosto una realtà della nostra Serie A, quindi se siamo lì è merito di una grande società e di una grande squadra». E poi: «È chiaro che guardare la classifica adesso fa solo che sorridere ma siamo ancora al primo ottobre, il campionato è lungo. Sta andando tutto bene perché ce lo meritiamo e sognare è lecito ma il nostro obiettivo primario rimane la salvezza».Che dimostra di avere nervi saldi e mentalità da grande: «La nostra è una squadra molto esperta, formata da gente che ha fatto tanti anni di Serie A», precisa il centravanti. «Loro danno una mano e sanno capire i momenti in cui gestire la partita e quelli in cui attaccare. La nostra forza anche stavolta stata quella. Secondo me è stata l’esperienza del gruppo a fare la differenza».UN’ALTRA FASE. Comunque sia, indipendentemente dai tre punti portati in dote al club, è chiaro che l’acuto di Inglese può inaugurare all’attaccante una stagione nuova, diversa. E un raccolto personale più abbondante: «Ripeto: ho giocato tutte le partite da titolare fino adesso e sono uscito poche volte. Gli attaccanti del Chievo, al di là dei gol, si fanno un gran lavoro in fase difensiva, un gran lavoro sporco… Se i risultati arrivano è anche merito nostro che corriamo parecchio, il che va a scapito della lucidità davanti alla porta. Ci siamo sbloccati e speriamo di continuare a far bene, sia a livello personale che di squadra. Poi è chiaro: segnare per un attaccante è sempre bello, dobbiamo semplicemente provarci di domenica in domenica».Agli occhi che luccicano di Inglese fa da contraltare l’amarezza di Bizzarri, il vecchio amico trafitto e abbandonato: «Ad Albano non ho detto niente, pensa che al Chievo era anche il mio compagno di stanza… Lo conosco molto bene, chiaro. E neanche lui mi ha detto niente di speciale: mi ha fatto i complimenti e basta».Finale all’insegna dei buoni propositi: «Il futuro? Giocare in Serie A è il massimo, questo è il massimo campionato e io voglio confermarmi, giocare con continuità e, da adesso in poi, segnare più gol possibili».
(Fonte: L’Arena)
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