Milan-Udinese, è sfida tra “punteros” colombiani: Zapata incrocia Bacca…
sabato 10 Settembre 2016 - Ore 10:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Fame e voglia di lottare tirando fuori gli artigli se occorre, in una parola “garra”. È il termine più usato in sudamerica, quello con cui si qualifica il carattere e la tempra di un giocatore e di una squadra, a porre le basi della sfida a distanza tra Duvan Zapata e Carlos Bacca. Dopo qualche perplessità di troppo, Udinese e Milan hanno deciso di affilare i loro rispettivi attacchi affidandosi ai due punteros colombiani, legando così anche le loro ambizioni a quelle dei due attaccanti. Le esamineremo in seguito, ma per restare nel seminato, è indubbio che la sfida di San Siro vivrà anche sulla voglia dei due attaccanti, annunciati come grandi protagonisti. Autogol. E quando si parla di voglia, ecco emergere il lato debole del colosso di Cali in forza all’Udinese, apparso statico, quasi indisponente contro Spezia, Roma e Empoli. Uno stato psicofisico che ha destato non pochi sospetti in casa bianconera, con appelli e richiami all’attaccante che in una recente intervista ha dichiarato ai quattro venti di voler fare bene, dal momento che questo sarà il suo ultimo anno con la maglia dell’Udinese. Oddio, non proprio l’uscita più felice che ci potesse essere, con quel limite temporale posto dinnanzi alla stagione. Sarà stata pure una coincidenza, ma Zapata sembra sia rimasto prigioniero, seppur inconsapevolmente, di quell’affermazione, dando un primo segnale di risveglio (gradito e apprezzato da Iachini) nel test contro l’Olimpia Lubiana, dove anche il “panteron” sembra aver tratto beneficio dal 4-3-2-1, ma soprattutto dal ritorno di Thereau. Vedremo a Milano se Zapata avrà cambiato marcia per davvero, come l’Udinese si attende dal suo centravanti in prestito dal Napoli, e che il club azzurro ha deciso di lasciare ancora un anno in Friuli. Il buon esempio. I tentennamenti di Zapata fanno il paio con quelli avuti in sede di mercato dal Milan, indeciso fino all’ultimo se confermare l’attaccante che lo scorso anno ne ha segnati 18 in 38 partite. Ebbene, la risposta Bacca l’ha data alla prima giornata, rifilando una tripletta al Torino, partendo dunque col coltello tra i denti, giocando pure a Napoli per poi imbarcarsi sull’aereo che l’ha portato in nazionale. A proposito, Zapata non rientra proprio nei piani di Pekerman, mentre Bacca ne è diventato un punto fermo, assieme a un certo Luis Muriel, altro colombiano che ha ripreso a convincere una volta lasciata l’Udinese. La scelta. Ecco profilarsi, dunque, i due modelli cui deve trarre esempio Zapata; giocare con la “garra” di Bacca, che s’inginocchia ancora a pregare dopo ogni gol realizzato, e al tempo stesso rinunciare alle amnesie del Muriel intravisto a Udine, le stesse che limitarono un attaccante tecnicamente molto più dotato di lui. L’esempio da prendere è dunque nella testa, nei giusti comportamenti, nella volontà di arrivare. A Zapata spetterà la scelta, partendo dal presupposto che tra lui e Bacca non c’è solo una differenza di 5 anni, ma soprattutto di caratteristiche fisiche e tecniche. Il bianconero si esalta nella fatica, nella forza fisica e nella progressione palla al piede, al punto che quando decide di aspettare palla in area si zavorra da solo, mentre Bacca, che in nazionale si è appena sciroppato 83 minuti col Venezuela e 71 col Brasile, gioca sul filo del fuorigioco, sugli errori delle difese avversarie, pronto a colpirle d’infilata piombando in area dove meno te lo aspetti. A San Siro non ne vedevano uno così dai tempi di Pippo Inzaghi.
(Fonte: Messaggero Veneto)
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