Udinese, continuano i contatti con la Red Bull. Anche se la società nega…
giovedì 8 Settembre 2016 - Ore 10:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Nonostante le frasi pronunciate negli ultimi giorni da Gino Pozzo, tese a negare qualsiasi dialogo tra l’Udinese e la Red Bull, i contatti con la multinazionale delle bevande energetiche proseguono. Udine e Salisburgo (la città austriaca che ospita la sede del «toro rosso») si parlano ancora e l’orizzonte non è sgombro né di dubbi, né di possibilità. Tutto può ancora succedere. Dopo l’incontro andato in scena a marzo, nell’esclusivo ristorante Agli Amici di Godia (Udine), a fine agosto le parti si sarebbero di nuovo incontrate in città, alla presenza anche di Dietrich Mateschitz, imprenditore austriaco e fondatore dell’impero Red Bull. Nessuna firma all’orizzonte, per ora, ma le quattro chiacchiere sembrano diventate almeno il otto. E su un possibile ingresso della Red Bull nel pacchetto azionario dell’Udinese è intervenuto anche l’avvocato udinese Giovanni Adami. Il legale, vicino agli ambienti del tifo organizzato di tutta Italia, era ospite della prima Festa dell’orgoglio bianconero, organizzata sabato scorso dal gruppo ultras Udinese 1995 e andata in scena a Dignano. Ad ascoltarlo c’erano gli stessi tifosi che già la scorsa primavera protestarono contro l’ipotesi che il club friulano potesse finire nelle mani della multinazionale austriaca degli energy drink. «Se la Red Bull comprasse l’Udinese Calcio 1896 – questo il punto di vista di Adami – dei colori e del nome probabilmente resterebbe molto poco. Ci troveremmo a giocare nello stadio Friuli con una squadra che si chiamerebbe Red Bull Udine e che giocherebbe con la prima maglia bianca con il toro alato che regge il simbolo di Udine. Magari si potrebbe anche avere una seconda maglia nera, giusto per dare un contentino alla piazza. Si cambierà i colori sociali, depositando in Lega calcio i nuovi colori sociali biancorossi, disconoscendo così quello che è il nostro patrimonio mnemonico e storico». Poi l’avvocato ha citato i casi più eclatanti, le operazioni portate a termine da Red Bull negli ultimi anni: dall’acquisizione della squadra di New York fino al Salisburgo, passando per Lipsia, il Brasile, il Ghana. Il modus operandi della società salisburghese (stravolgimento del marchio e dei colori, progressiva spersonalizzazione della storia di un club) è ciò che spaventa il tifo friulano. E a Udine non ci sarebbe nemmeno bisogno di un nuovo stadio (Red Bull, in alcuni casi, ha dato il là anche a questa operazione): c’è già ed è nuovo. Ma ciò che farebbe tentennare la famiglia Pozzo non è tanto l’ipotesi di poter vedere – un giorno – un toro come simbolo societario, quanto piuttosto il pericolo di perdere il controllo esecutivo del club. Dall’altra parte della barricata c’è Red Bull, che invece è abituata ad agire seguendo il concetto del tutto e subito: entrata, controllo, gestione. Tutto senza intromissioni. Per questo, ancora oggi, resta valida anche la strada che potrebbe portare a una sponsorizzazione. Una versione soft della scalata. Tutte le porte sono ancora aperte.
(Fonte: Gazzettino, edizione di Udine)
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