Mantova-Venezia, Tacopina: “Pareggio che non mi soddisfa, voglio vincerle tutte ed andare in B!”
martedì 6 Settembre 2016 - Ore 11:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Il presidente del Venezia Joe Tacopina è caricatissimo dopo la partenza del campionato anche se vorrebbe avere già sei punti, se ammette che manca un briciolo di grinta in più – «ma non posso giocare io, la squadra chiuderebbe ogni gara in 10: ho più grinta di Gattuso» – e se non ci sarà sabato al Penzo contro la Reggiana. Partiamo da questo. In campo con la Reggiana dell’altro presidente americano Mike Piazza, alla vigilia dei 15 anni dal massacro delle Torri Gemelle. Che ricordi ha di quel giorno? «Ho perso un cugino e molti amici l’11 settembre 2001. Ho visto il secondo aereo colpire le Torri Gemelle. Ovviamente è un giorno che non dimenticherò mai. Una cosa significativa è stato che dopo la tragedia la gran parte degli eventi sono continuati, ci sono stati eventi sportivi e teatrali, noi come società civile non possiamo permettere che il terrorismo ci batta». Parlando di calcio come è stato il primo contatto con la Lega Pro dopo una stagione in serie D? «L’esordio contro il Forlì e successivamente la trasferta di Mantova hanno evidenziato la differenza di livello rispetto alla passata stagione. Il gioco è più veloce e più tecnico e c’è un equilibrio maggiore tra le squadre in campo. Il Forlì, che non è uno squadrone, avrebbe potuto metterci in difficoltà, anche batterci, a differenza dell’anno passato: teamcome il Giorgione non avrebbero mai e poi mai potuto superarci». Bene con il Forlì, prima frenata con il Mantova. «Luca Prina è un ottimo tecnico, a mio avviso uno dei migliori della Lega Pro. Ha saputo adeguare il suo Mantova dopo la sconfitta di Coppa, rendendoci la partita più difficile. Tutti mi dicono di accettare con il sorriso il punto conquistato ma non ci riesco: io voglio vincere tutte le partite, il pareggio non mi soddisfa, Voglio centrare subito la serie B, senza sorprese». La partenza di campionato ha proposto anche un’accresciuta partecipazione di pubblico al Penzo. «Indubbiamente ne sono entusiasta. Mi rendo conto che ci vuole tempo per ricostruire il rapporto con i tifosi. Hanno già capito però che i progetti sono molto seri. Felice sì, ma il mio sogno è vedere il Penzo esaurito!» Intanto questo Venezia si conferma competitivo. «Dobbiamo dimostrare sul campo che valiamo anche più che sulla carta. Abbiamo un grande allenatore che impegna la squadra in un lavoro duro e intenso e i primi risultati si vedono, più che buoni». La ricetta per essere protagonisti? «Giocatori-leader, gruppo, talento, grande tecnico e tanto lavoro: il Venezia ha tutti questi ingredienti. La ricetta è perfetta. Abbiamo visto sabato che Edera è un pezzo di futuro, a mio avviso dell’intero panorama nazionale, e attendiamo l’innesto di Geijo che potrà mostrare il suo valore. Nel mentre abbiamo elementi con la mentalità dei leader come Domizzi, Bentivoglio, Pederzoli, Modolo, Fabiano e Soligo che riescono a trasmettere serenità e calma in campo. Tra otto giorni ne sapremo di più sul nostro valore: in quattro giorni infatti affronteremo la Reggiana e andremo a Parma. Migliori test di questi…» Chiusa la querelle con il Padova? «Per me non si è mai aperta. Mi sono espresso con una terminologia sportiva degli States che ha fatto inaspettatamente scalpore. È stata la prima volta in sette anni che sono nel calcio italiano in cui ho trovato dei problemi con la traduzione delle mie parole. Le stesse che ho usato riferendomi alla mia squadra in occasione della sconfitta dello scorso anno con l’Este al Penzo. Allora in sala stampa dissi: «Ci hanno preso a calci nel c…» ma non suscitò alcun clamore». La polemica ora può andare finalmente in archivio. «Indubbiamente d’ora in poi metterò più attenzione nei termini che userò, che nascono nei modi di dire statunitensi. Ho il massimo rispetto della cultura italiana, lo sapete benissimo che sono di origini italiane e anche la mia mentalità è italiana: purtroppo non lo è ancora la lingua…».
(Fonte: Gazzettino, edizione di Venezia)
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