Fiorentina-Chievo, Maran: “Non dovremo accontentarci di stare a guardare loro che fanno la partita!”
domenica 28 Agosto 2016 - Ore 13:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Campo di Marte non è mai stato comodo terreno di conquista. Per nessuno, grandi incluse. Figurarsi per il piccolo Chievo, che non può pensare di andarci a fare disinvoltamente la voce grossa eppure resta ingombro fastidioso, sdrucciolevole per chiunque. Oggi più che mai. E può quindi covare – sottovoce – la speranza di dare un’altra scossettina alla storia e un sostanzioso seguito al brillante inizio di campionato, segnato dal clamoroso, limpido successo di domenica sull’Inter.Il programma della seconda di A recita dunque Fiorentina-Chievo, sotto i riflettori del Franchi. Doveva essere una grande festa, quella dei novant’anni di vita del club, ma il terremoto di Amatrice ha indotto tutti a un atteggiamento più composto. Sarà comunque la prima casalinga della squadra di Paulo Sousa ed è quindi logico attendersi un ambiente carico, un impatto severo. «Chi ben comincia… ha già fatto un bel passo avanti», sorride Rolando Maran da Veronello, poche ore prima di salire sul treno diretto in Toscana. «Domenica scorsa era importante partir bene e la vittoria sull’Inter ha confermato che questo gruppo ha ancora voglia di far bene. Ed è animato dalle solite motivazioni. Questo è l’aspetto principale. I nostri valori, parte del dna di questo Chievo, sono vivi».L’ABBRACCIO. Resta negli occhi l’abbraccio elettrico di Luca Nember a Maran e Maraner dopo il secondo proiettile scaricato da Birsa alle spalle di Handanovic: «Contro l’Inter, oltre al risultato, cercavamo conferme sul nostro spirito», rammenta Maran, «e quella esultanza è figlia di tutta questa speranza, che anche noi avevamo dentro, di ritrovare gli stessi ragazzi e la stessa voglia di fare».Che è anche un po’ il segreto del successo: «A Firenze non dovremo accontentarci di stare a guardare loro che fanno la partita», spiega ancora Maran. «Dovremo essere bravi a tenerci compatti senza lesinare la voglia di proporci. Anche perché abbiamo visto che quando ci giochiamo la partita facciamo le cose migliori, al di là del fatto che il risultato è determinato da tante cose». Insomma, «non restiamo lì a subirli, pur nel rispetto della loro caratura tecnica». E l’euforia? Controllata: «La mia non è una squadra che fa voli troppo alti o pericolosi. I ragazzi sanno che tutto passa attraverso il nostro sacrificio, lunedì erano già qua a lavorare con lo stesso piglio della settimana scorsa».Quanto alla Viola, rivale non del tutto decifrabile proprio come lo era stata l’Inter, «le partite non sono tutte uguali», ammonisce Rolly, «anche se il modo di prepararle per noi è sostanzialmente lo stesso. Troveremo una Fiorentina ben rodata, con tanti giocatori che avevamo trovato già nel campionato scorso. Il ko con la Juve? Quelle partite lì non ti danno un quadro esatto. Però la Fiorentina è una buona squadra, la stessa Juve in certi frangenti è andata in difficoltà. Il che la dice lunga sulla forza dei viola». NEW ENTRY. Impossibile dimenticare che la settimana, al di là degli echi del successo sull’Inter, è stata caratterizzata dagli arrivi di De Guzman e Bastien, due nuove frecce da giocarsi tra la mediana e l’attacco: «A me piacciono giocatori duttili e De Guzman lo è. Ha fatto l’interno, ha fatto il trequartista, ha fatto la punta esterna. È uno che mi consente di avere qualche soluzione in più. Considerate pure le limitazioni di questa lista. Bastien? Ha le stesse caratteristiche, deve solo conoscere la categoria».Oltre il campo i riflessi dolorosi del terremoto che ha messo a soqquadro il centro Italia. Impossibile scansare l’incubo anche se il calcio e lo sport in generale hanno offerto un’immagine quasi sorprendente, presentando forze compatte al via della più straordinaria delle gare di solidarietà: «In un momento già così difficile, in generale, per l’Italia, vedere la risposta del paese ma soprattutto del mondo sportivo a questo dramma fa avvicinare ancora di più le persone», dice Maran, senza retorica. «Perché è stata una risposta così vera, così pronta, così spontanea… Magari tante volte i giocatori e i club sembrano così lontani dal mondo reale. Non è così. Spero solo che tutta questa solidarietà possa davvero dare una mano a queste persone così sfortunate».
(Fonte: L’Arena)
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