Chievo-Inter, nerazzurri avvisati: la “Diga” difficilmente sbaglia l’esordio in campionato…
venerdì 19 Agosto 2016 - Ore 11:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Il primo Chievo della stagione è mediamente da Europa League. Sei vittorie, quattro pari e altrettanti ko fanno in tutto 22 punti, ben oltre uno e mezzo a partita e quasi 60 totali. Alla stessa andatura dei 14 debutti il Chievo avrebbe chiuso lo scorso campionato settimo e con tre punti più del Milan, due anni fa sarebbe stato sesto e lontano appena tre lunghezze dal Napoli, nel 2014 sarebbe finito quinto alla pari dell’Inter, la sua avversaria di domenica al Bentegodi. Un falso storico dunque, gli avvii in salita .SENTENZE BIANCONERE. Il campo ha disegnato spesso un epilogo diverso dai pronostici anche se il Chievo quasi mai ha trovato sulla sua strada veri squadroni. L’eccezione è la Juventus, tre volte prima avversaria e tre volte vincitrice: nel 2005 con un gol di Trezeguet, nel 2009 grazie a Iaquinta e nel 2014 per un’autorete di Biraghi. Non ci fosse stata la Juve di mezzo il Chievo avrebbe probabilmente potuto dire oggi che l’unica sconfitta alla sua prima di Serie A è stata quella dell’anno della retrocessione, quando il Siena al Bentegodi rimontò nell’ultimo quarto d’ora con Ezio Brevi ed un autogol di Zanchetta il vantaggio alla mezz’ora realizzato da Pellissier. Fu l’annata della Champions League caduta dal cielo per Calciopoli, col settimo posto diventato quarto. I KO DI MANCINI. A parte la Juve e quel Siena, che si salvò all’ultimo respiro vincendo con una Lazio specie nel finale con un atteggiamento a dir poco vacanziero, la marcia del Chievo sarebbe stata perfetta alla prima assoluta. Lo può testimoniare anche Roberto Mancini, le cui dimissioni all’Inter gli hanno impedito di trovare per la quarta volta il Chievo al taglio del nastro della Serie A. Nel 2004 solo Adriano riuscì a metterci una pezza all’inizio del secondo tempo, pareggiando una contesa che s’era messa male dopo gli squilli di Semioli e del solito Pellissier come risposta al vantaggio interista di Jankovic. Mancini fu invece del tutto impotente nel 2001 davanti al Chievo della Favola vera, partito in pullman per Firenze con la netta sensazione di andare verso il mare in tempesta con una barca a remi ma talmente sfacciato da archiviare la gara con la Viola dopo otto minuti del secondo tempo. Prima Perrotta, poi Marazzina dissero a tutti che il Chievo era molto di più di una semplice storiella d’estate. La stessa musica Mancini fu costretta ad ascoltarla l’anno dopo, tramortito sulla panchina della Lazio da D’Anna, Bierhoff e dall’assolo memorabile di Ivano Della Morte.CAPITANO SENZA FRENI. Siena a parte, il Chievo ha sempre saputo far valere il fattore campo al Bentegodi contro le squadre del suo livello. Un rigore di Marcolini ed una rete a due minuti dalla fine di Italiano diedero tre punti nel 2008 a Beppe Iachini con la Reggina passata in vantaggio col solito Corradi, due anni dopo il Catania già di Mariano Izco venne trafitto da Moscardelli e da un rigore di Pellissier che nel 2012 aprì le danze col Bologna dell’ex Pioli prima dell’unico lampo in due anni di Chievo di Rinaldo Cruzado che suggellò il successo col secondo gol. Una furia Pellissier anche nel 2011 contro il Novara che in attaccò schierò titolare Riccardo Meggiorini. Del capitano il primo gol, di Théréau il secondo prima del blackout che stimolò la rimonta del Novara, a segno con Marianini e a quattro minuti dal novantesimo con Paci. Finì pari anche nel 2003 col Brescia di De Biasi. Avanti con Lanna, cresceva il giovane Andrea Barzagli. Un rigore di Antonio Filippini rovinò il debutto a Delneri, che tornò comunque a casa con un punto. Perché il Chievo la prima di campionato non la sbaglia praticamente mai.
(Fonte: L’Arena)
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