Chievo, Inglese: “Sogno di fare l’assist per il gol numero 100 di Pellissier! E firmerei per…”
venerdì 29 Luglio 2016 - Ore 11:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Uno come lui la strada giusta la troverà sempre. Davanti alla porta avversaria e nella vita. Roberto Inglese sa cosa vuole. Soprattutto non ha fretta, quella non serve. Non avesse giocato a calcio avrebbe continuato a studiare. «Avrei scelto una facoltà legata al turismo, anche per restare legato al mio mare di Vasto», rivela Roberto Inglese dalla hall dell’hotel Diana, a San Zeno di Montagna, subito dopo pranzo, col Garda a fare da magnifico sfondo. A un mese esatto dall’Inter e dal suo secondo anno in Serie A. Dove tutti lo aspettano con occhi pieni parecchio attenti. «Rispetto all’anno scorso sono meno stanco», dice. «Peso meno e ho una minor massa grassa. Svolgere il programma di lavoro in vacanza non è difficile, bastano due giorni a settimana per arrivare nel modo migliore all’inizio della stagione. Per adesso va tutto benissimo».Firmerebbe per chiudere il campionato a 45 punti?«Se fossero sufficienti per ottenere la salvezza firmerei. In fondo non sono tanti di meno di quelli dell’anno scorso. E arrivare a 50 anche stavolta non sarà per nulla facile».Per sette gol firmerebbe?«Certo che sì. Io devo migliorarmi di anno in anno senza dover esplodere o arrivare chissà dove in un attimo. Dicessi che voglio arrivare a 10 non sarebbe giusto».Quindi non è lei l’attaccante da doppia cifra che Maran è sicuro di avere in casa?«Preferisco pensare che le punte del Chievo possano distribuirsi un buon numero di gol per raccogliere i punti che servono per stare in A».La sorpresa del mercato?«Higuain alla Juventus. Non me l’aspettavo. Pensavo finisse al Chelsea. Lui è il mio idolo, un centravanti semplicemente completo».Che cosa le ha insegnato soprattutto Maran?«Ora ho capito quel che devo esattamente fare in campo. E corro anche per difendere».E l’Inter al debutto che pensiero suscita?«Che il Chievo è un gruppo consolidato. Sempre difficile cominciare con una squadra come l’Inter ma meglio incontrarle subito le grandi».Si guarda spesso indietro?«Lo faccio sentendo spessissimo i miei amici di Vasto. Giocano tutti e sette a calcio fra Eccellenza e Promozione. Essere in Serie A mi ha fatto capire che per fare strada devi avere i piedi e la testa, a meno che tu non sia un fenomeno. Giocare per strada però mi è servito molto, purtroppo ora i bambini stanno tutto il giorno col telefonino in mano».Fra quei sette ce n’è uno che poteva diventare come Inglese?«Sì. Si chiama Ernesto Di Martino, mio compagno nelle giovanili del Pescara. Ha buone doti tecniche e fisiche ma in campo l’allenatore chiamava uno schema e lui andava da tutt’altra parte…».Il brivido più grande al Chievo?«Oltre al primo gol e al giorno del debutto ho in testa il 3-3 con la Roma, contro una grande squadra e dopo una rimonta incredibile. Per di più nella partita numero 500 del Chievo in Serie A».Le magliette più preziose che si è portato a casa a fine partita?«L’ho presa a Morata, Higuain, Kalinic, Icardi e Palacio. Me ne manca una pesante di qualcuno del Milan».Qualcuno l’ha chiesta a lei?«Ricordo Tonelli ma anche Kalinic ha mostrato interesse. L’ho apprezzato molto».Che vorrebbe di Meggiorini?«Facile, la sua grandissima facilità di correre ovunque».E di Pellissier?«La capacità di intuire un secondo in anticipo dove andrà a finire la palla in area».Ci sta un regalo per il suo centesimo gol in A?«Come no? Sogno di fargli io l’assist per quel gol. Se lo merita alla grande».Di Floro Flores?«L’imprevedibilità che ha sempre in ogni giocata».E Inglese?«Io devo cercare di svariare più all’esterno del campo, prima forse restavo troppo in mezzo e così, soprattutto ora che i difensori mi conoscono, corro il rischio di diventare più prevedibile».La voce di Castro sta imperversando su Instagram. Chi canta meglio fra lui e Gobbi?«Mi sembra più intonato Castro anche se Gobbi l’ho ascoltato una volta sola».E la colonna sonora della sua vita?«Ascolto Ligabue e mi piace molto “I duri hanno due cuori”. Credo mi fotografi abbastanza fedelmente. In campo per quello che facciamo serve essere dei duri ma fuori mi sento fra le persone più buone del mondo».
(Fonte: L’Arena)
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