Udinese, Thereau: “Siamo in debito con tifosi e società! E a Di Natale auguro…”
lunedì 25 Luglio 2016 - Ore 10:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
L’avevamo lasciato mentre usciva dal campo a testa bassa dopo l’espulsione con il Carpi (la prima in Italia), lo ritroviamo smanioso e voglioso di vivere una stagione da protagonista. Certo, questo è sempre il periodo dei buoni propositi, ma Cyril Thereau ci crede davvero in una stagione nuova e ricca di sorrisi per l’Udinese. Parla sottovoce il francese, ma i concetti sono chiari, in alcuni passi anche taglienti. Perchè sbagliare è umano, perseverare diabolico. Thereau, il prossimo campionato durerà per lei solo 36 partite. «Ho ancora un grande rammarico per il rosso preso con il Carpi. Non ho mai avuto problemi in Italia con gli arbitri, ho detto una frase che avevo sentito dieci volte a partita («è una vergogna», ndr). Speravo almeno in uno sconto, invece, mi hanno confermato le due giornate di squalifica. Una lezione per il futuro». Due anni fa lei aveva lasciato il Chievo per l’Udinese nella speranza di giocare per obiettivi più prestigiosi. E invece i veneti negli ultimi due anni sono arrivati davanti a voi in classifica … «Udine fino a due anni fa era una piazza che arrivava stabilmente nei primi sei posti e io volevo giocare in Europa. Il guaio è che non abbiamo avuto più Totò che segnava 30 gol a stagione. Che il Chievo ci sia arrivato davanti non mi dispiace, il problema è che l’Udinese non ha mai espresso tutto il suo potenziale». La sensazione è che anche lei non abbia mai espresso appieno il suo potenziale. Concorda? «Sono un giocatore che ha bisogno di essere al 100% della condizione perchè ho uno stile di gioca che mi porta a muovermi molto. C’è anche poi un aspetto mentale che pesa, ma sia chiaro che non scelgo le partite in cui giocare bene anche se è vero che con avversari meno importanti rendo poco».
Cosa le resta dei due anni vissuti con Di Natale? «Tanto. Lui era bello solo a vederlo giocare. Purtroppo avrei dovuto arrivare due anni prima perchè avevamo le caratteristiche per integrarci bene». Cosa augura a Totò? «Di fare quello che più gli piace. Ha tempo per riflettere e pensarci bene». Il tandem tra lei e Zapata può funzionare? Lo scorso anno avete segnato 19 gol in due ma giocando poco assieme… «Entrambi dobbiamo stare al top per rendere. Sulla carta siamo una coppia da 25-30 gol. Sarà importante fare una buona preparazione senza intoppi». Ma per essere un attaccante non pensa di giocare troppo lontano dalla porta? «Questo è un appunto che mi facevano sempre Di Natale e anche gli allenatori che ho avuto. Forse è così, ma è il mio modo di stare in campo, per fare gol devo muovermi e partire da lontano». Sono arrivati Peñaranda, Evandro, De Paul. La concorrenza è aumentata… «Da quando sono in Italia è sempre stato così. Al Chievo c’erano Paloschi e Pellissier, il primo anno a Udine la coppia titolare doveva essere Di Natale-Muriel. Comunque più giocatori bravi ci sono e più ne trae beneficio la squadra». Come la mettiamo con questo tabù Friuli? «È qualcosa di inspiegabile. Stando in tribuna l’ultima gara con il Carpi ho avuto modo di constatare ancor di più quanto bello e coinvolgente possa essere il clima nel nostro stadio. Credo sarà importante partire bene per prendere fiducia». Il ds Bonato sostiene che per trasmettere il senso di appartenenza agli ultimi arrivati lo zoccolo duro non dev’essere per forza composto da italiani ma da giocatori stranieri che da tempo sono a Udine. Cosa risponde? «È da sette anni che sono in serie A, mi sento italiano. Nella mia carriera ho sempre fatto il mio lavoro senza prendermi troppe responsabilità, ora mi rendo conto che bisogna metterci qualcosa in spogliatoio e anche fuori dal campo aiutando i ragazzi nuovi. Se i giovani prendono fiducia possono dare tanto». Thereau, vi sentite un po’ in debito con i tifosi per le ultime due deludenti stagioni? «Sì, verso i tifosi e la società che ci mette sempre nelle condizioni per pensare esclusivamente al calcio».
Dopo un discreto girone d’andata vi siete sempre seduti. Questione di motivazioni? «Non penso. Certo, se cambiano gli allenatori e il risultato non cambia significa che responsabilità sono del gruppo». Iachini, insomma, ha una bella gatta da pelare in mano. «Con il mister ci stiamo conoscendo. Siamo solo all’inizio, ma posso dire che già nella prima mezzora giocata con i russi del Krasnodar ho avuto la sensazione che la squadra sapesse cosa fare». Thereau, ci dice qual è il suo gol più bello in bianconero? «Quello all’Inter dell’ultimo campionato». E il più importante? «Quello della vittoria alla prima giornata con la Juve». Deluso dalla mancata vittoria della Francia all’Europeo? «All’inizio la finale poteva essere un buon risultato, poi è chiaro che quando arrivi a giocarti l’ultimo atto con il Portogallo pensi di poter vincere». Il giovane che l’ha più colpita in questo inizio di ritiro? «Fofana. Ha qualità fisiche, deve crescere tatticamente e capire come funziona il calcio italiano. E poi mi piace Harbaoui, molto abile nelle sponde e nel difendere palla». Capitolo mercato. Cosa c’era di vero dell’interessamento sul suo conto dell’Atalanta? «So che mi hanno cercato, ma io ho un contratto di altri due anni con l’Udinese. Nel calcio professionistico non si può mai sapere, io a Udine sto bene, mi sento un giocatore importante e ho massimo rispetto della società. Se poi dovesse arrivare un’offerta importante ne parleremo, ma finora non è successo». Da francese cosa si sente di dire della strage di Nizza? «Premesso che si tratta di una situazione complicatissima, credo che questo sia il risultato della politica europea e statunitense nei paesi arabi. Ho la sensazione che ci vorrà molto per risolvere il problema e mi auguro che, per riuscirci, la Francia non debba trasformarsi in un Paese militarizzato come lo è oggi Israele».
(Fonte: Messaggero Veneto)
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