Chievo, Frey: “Ho realizzato tutto quello che desideravo, ora mi manca solo il gol!”
domenica 24 Luglio 2016 - Ore 11:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Il nono ritiro, la fascia di capitano, il Chievo di sempre ma anche il sangue della sua Nizza. Nicolas Frey c’è tornato dopo l’amichevole di Liegi. Anche lui a respirare il clima di terrore che ha avvolto la Francia. Lontanissima da San Zeno, oasi di pace dove Frey ormai si sente a casa. Solo Pellissier, Luciano e Lanna hanno più presenze di lui in Serie A. Davanti ha il nuovo calendario, duro ma anche stimolante. «Meglio trovare subito le big», apre. «Magari avranno ancora qualche difetto. Nonostante le avversarie delle prime giornate vogliamo partire forte come l’anno scorso. Il Chievo è cresciuto, adesso siamo una squadra di Serie A da metà classifica. Ricordiamocelo».Avrete maggiori responsabilità quest’anno…«Il discorso può valere per la società ma è giusto che noi giocatori non veniamo troppo caricati di pressioni. L’ultima stagione è chiaro che qualcosa di diverso ha detto, adesso la gente forse vorrà di più. L’importante è che noi restiamo quelli di sempre. Prima la salvezza, al resto penseremo eventualmente più avanti».Le ha spiegato bene Pellissier come si fa il capitano?«Sia chiaro, il capitano resta lui. Pellissier è sempre Pellissier. Siamo anche in camera insieme, parliamo spesso io e lui. Cerca sempre di coinvolgermi, se ha bisogno di me io ci sono».Quante ne state dicendo invece a De Bellis?«Ormai ne è consapevole, nel periodo estivo il preparatore atletico se ne sente dire sempre tante. Ma non è un grosso problema il lavoro estivo, quando c’è da sgobbare questo gruppo non si tira mai indietro».Il prossimo passo di Frey?«Segnare un gol, non è mai successo e mi auguro che prima o poi possa capitare. Anche se un mio compagno tira in porta e la palla mi sbatte addosso e finisce in porta va bene lo stesso. Per il resto ho realizzato tutto quel che desideravo, a Verona ho costruito una famiglia e consolidato tanti bei rapporti. Fuori dal calcio sto benissimo, al Chievo pure». Un elogio al club?«La società in questi anni ha soddisfatto le nostre richieste e a volte anche i nostri capricci. Mi auguro che un giorno si possa arrivare in Europa, sarebbe il giusto premio per il Chievo più che per noi». S’aspettava che l’Italia sarebbe diventata la sua seconda patria?«Sinceramente no ma noi francesi siamo diversi dagli italiani. A noi fa piacere vivere nuove esperienze, amiamo cambiare. Col passare degli anni l’Italia mi è entrata dentro, il Chievo è diventata casa mia e certamente rimarrò a Verona anche quando smetterò di giocare».Come ha ritrovato Nizza?«Il clima è molto teso, tutti provano a nascondere la realtà ma la Costa Azzurra non è più quella di due mesi fa. La gente è un po’ stufa, quello di Nizza è stato il quarto attentato verificatosi in Francia. Il governo qualche decisione dovrà prenderla, ma questo non mi compete. So solo che vedere dei bambini in quello stato è inaccettabile».Come ha vissuto quei momenti la sera dell’attentato?«All’inizio non pensavo fosse vero, poi ho fatto una chiamata e mi hanno confermato che quella tragedia era successa davvero. Ho telefonato ai miei familiari ma non mi rispondevano, la preoccupazione aumentava perché ero lontano. Speravo che nessuno fosse andato su quel lungomare e invece lì c’era mia zia. Neanche lei rispondeva al telefono, è stata dura». E poi?«I primi a rassicurarmi sono stati i miei genitori. Subire poi quell’attacco proprio il 14 luglio, nel giorno in cui la Francia è cambiata per davvero, è stato doppiamente toccante. Veramente terribile».
(Fonte: L’Arena)
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