Chievo, Dainelli: “Siamo un’Italia in miniatura! E per il ritiro dovrei esserci anch’io…”
sabato 18 Giugno 2016 - Ore 13:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
A casa Dainelli, almeno d’estate, comandano Ettore ed Eva. Sette e quattro anni. Poco calcio se non il necessario, ma tanti cartoni animati. Prima i figli, poi il pallone. Fino a venerdì scorso Dainelli era a Veronello a sudare perché la stagione sta per riprendere e restare indietro non è mai bello. Nemmeno per un trentasettenne che s’è appena visto ricostruire il legamento anteriore del ginocchio destro. «Sto bene, per il ritiro dovrei esserci anch’io», assicura Dainelli pochi minuti dopo la fine di Italia-Svezia, concessione dei solitamente inflessibili Ettore ed Eva. «Magari eviterò di giocare le prime amichevoli, ma ormai la strada è in discesa».Rispettati i tempi?«Perfettamente. Devo soltanto seguire il programma estivo che mi ha dato lo staff prima di partire. Dovrò rispettarlo scrupolosamente, più di quanto non si faccia quando sei in vacanza».Giudizio sull’Italia?«Ha meno qualità di tante altre a livello individuale ma la nostra è sicuramente una buona squadra. Il blocco della Juve incide molto, soprattutto per l’aspetto difensivo, rispetto a tante altre nazionali piene di grandissimi giocatori ma che vengono da campionati, moduli e abitudini differenti». Insomma, si parte sempre da lì…«Sì, la fase difensiva è importantissima, è la base di tutto. La mano di Conte ha fatto il resto. Da sfavorita l’Italia poi sa esaltarsi. Partire nell’ombra ci piace».Che ha il Chievo dell’Italia?«Con tutte le proporzioni del caso il Chievo è un’Italia in miniatura. Vedo nella nostra mentalità quella dell’Italia». Questione di testa?«Anche. Tante volte anche noi abbiamo affrontato squadre più forti, ma ce la siamo sempre giocata alla pari e spesso l’abbiamo anche spuntata. Lo spirito fa la vera differenza. A tutti i livelli».Maran quindi è un po’ Conte?«Tutti e due non mollano nulla, sempre dediti al lavoro. Così è Maran, così mi dicono sia anche Conte. Non l’ho mai avuto ma tanti miei amici mi parlano di un grande allenatore».Ripartire col solito blocco quanto è un vantaggio?«Avremo tante certezze in più. Sono contento sia rimasto il mister. E sono tranquillo perché, come sembra, rimarranno anche tanti elementi del gruppo storico. Ogni campionato però è diverso dall’altro, il prossimo difficile soprattutto a livello mentale. L’anno scorso di difficoltà ne abbiamo avute poche ma non è detto che sarà sempre così». Quindi?«Quindi restiamo quelli di sempre e ricordiamoci che la differenza la fa sempre la gestione dei periodi difficili. Noi, non c’è dubbio, ne sappiamo qualcosa».E le vacanze della famiglia Dainelli?«Qualche giorno all’Isola d’Elba, altri a Firenze, quindi in Sardegna a raggiungere Gobbi. Mare e relax».Come vanno gli affari al suo locale di Firenze?«Bene, anche i miei soci Spalletti e Gilardino sono contenti. L’abbiamo aperto da pochissimo, serve essere presenti tutti non soltanto per fare immagine».Paloschi lascia lo Swansea dopo appena cinque mesi e va all’Atalanta. Sorpreso?«Non più di tanto, il calcio è così. Ultimamente, quando l’ho sentito, mi diceva di stare bene e di essere entusiasta. Il fatto è che noi italiani a livello extracalcistico paghiamo nel vivere lontano dall’Italia. Dalla lingua alle diverse abitudini alimentari».E Toni dirigente come lo vede?«Ci siamo visti e ci sentiamo spesso. È contento, parecchio anche. È davvero molto preso. Farà bene».Chi vincerà l’Europeo?«Spero l’Italia, possiamo fare tanta strada. Sono curioso di vedere le partite ad eliminazione diretta, quelle da dentro e fuori, quando conteranno soprattutto gli episodi». Ma chi è la favorita?«Le favorite sono sempre quelle, con un occhio particolare per la Francia. Soprattutto perché gioca in casa».Quanto ha seguito il mercato?«Finora davvero poco, ho avuto molto da fare e quando poi non sei toccato direttamente lasci perdere e stacchi un po’. Anche perché il Chievo cambierà molto poco, conosco bene quello che ho lasciato e so già in linea di massima quel che troverò il giorno del raduno».Se fosse il direttore sportivo che giocatori porterebbe al Chievo?«Visto che lo zoccolo duro sarà quello di sempre, anche con giocatori di una certa età, e viste le nuove regole, lavorerei sui ragazzi che il Chievo ha prestato in giro per verificare se possono davvero darci una mano. L’entusiasmo e la freschezza di un giovane fa bene anche ai vecchi».
(Fonte: L’Arena)
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