Chievo, Nember: “Sorrentino? Anche quando arrivò Meggiorini c’era chi lo insultava…”
venerdì 10 Giugno 2016 - Ore 12:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Passato, presente, soprattutto futuro. Luca Nember incarta la stagione 2015-’16, i 50 punti e i complimenti. Oltre alle recenti polemiche. Sopra ogni cosa, come sempre, l’interesse del Chievo, il rispetto per il presidente ma anche un pensiero per i tifosi. Senza mai perdere il contatto con la realtà. Ma se un profeta, ad agosto 2015, vi avesse anticipato la quota 50 non l’avreste fatto uno sforzo ulteriore per puntare magari all’Europa? «Non mi sarei fidato», dice il diesse gialloblù. «In A è troppo facile arrivare dopo». Allora di cosa si fida Nember? «Io credo nel lavoro, nella pianificazione, nel tentativo di migliorarsi sempre. Poi le annate possono anche prendere pieghe sbagliate e allora la tua forza dev’essere quella di riuscire a correggerti in corsa». Non è stato il vostro caso… «E infatti la soddisfazione è enorme. Anche per il presidente, cui va il primo pensiero, e per tutti quelli che lavorano con noi. Il giorno dopo però è già tutto dimenticato perché devi pensare al domani». Il nono posto è la dimensione ideale del Chievo oggi? «Il Chievo non avrà la dimensione delle prime otto della Serie A ma ha una dimensione che in ogni caso va rispettata dopo quindici anni tra le grandi. Bisogna far bene, certo, e su questo non mi pongo limiti». Ovvero? «Noi dobbiamo mantenere la nostra linea. È due anni che diciamo che ci si deve salvare il prima possibile ed è due anni che centriamo l’obiettivo con due mesi di anticipo. Bisogna ripetersi ben sapendo che le difficoltà saranno tante. Mettere a fuoco l’obiettivo il prima possibile è un segno di maturità importante. Intendiamoci: fare la A per il Chievo non è scontato, non è un diritto acquisito». Torniamo al presidente: c’è stato un momento dell’anno in cui hai percepito in maniera particolare la sua gioia? «Il giorno dopo il pareggio di Torino con la Juve, a settembre, mi ha telefonato: “Cavolo, forse abbiamo fatto davvero una squadra forte”, il messaggio. Ma c’è stato un altro bel momento». Quale? «Quello della ventottesima giornata, quando siamo tornati nella colonna sinistra della classifica dopo aver battuto il Genoa. L’ho visto sorridere in una maniera nuova per me. Un sorriso che mi ha davvero aperto il cuore. Una gratificazione enorme per il sottoscritto». Il momento nero della stagione invece qual è stato? «Già la gestione quotidiana vive su un equilibrio sottile. Poi penso a gennaio, quando abbiamo accumulato gli infortuni proprio mentre vendevamo Paloschi». Ma un giorno da cancellare, in particolare, non c’è stato? «Da quando è arrivato Maran è stato fatto un percorso importante. Per qualità di gioco, per filosofia. Poi è pure arrivato il periodo della quattro sconfitte in cinque partite ma per me neppure quella è una fase da cancellare. Ci sta in un percorso che ti ha dato tante soddisfazioni. Quello che conta è il risultato finale». Qual è il giocatore-copertina della stagione? «Penso alla continuità di Birsa, all’intraprendenza di Castro, ai numeri di Meggiorini, alla seconda parte dell’annata di Cacciatore. Tutti sullo stesso piano. Così come la resa del reparto difensivo. Oltre alle risposte che abbiamo avuto da Inglese e Rigoni. Ma vale sempre la forza del gruppo: chi è stato chiamato nel momento del bisogno ha sempre dato un contributo importante». Capitolo Maran: al di là di come è finita non hai mai pensato di doverti cautelare pensando a un’alternativa? «Il club si cautela giorno per giorno. Io spero che il presidente si cauteli anche per il ruolo di direttore sportivo casomai quello che c’è oggi un giorno non andasse più bene… Il Chievo deve essere sempre attento, sia che Maran faccia bene e aspiri a partire sia che abbia fatto male e debba partire». Quindi?«C’è stato un momento in cui lui può avere manifestato la possibilità di fare un passo verso una squadra importante. Ognuno lì ha fatto le valutazioni del caso, ci siamo presi una pausa – per me giusta – e poi abbiamo condiviso l’idea di continuare assieme». Qualcuno, là fuori, pensa che sia stato un banalissimo discorso di pecunia. Fatto l’aumento trovato l’accordo… «Le condizioni contrattuali sono praticamente le stesse di prima. Se avesse cambiato l’avrebbe fatto per un discorso professionale e non economico. A questi livelli non sono certo i nostri soldi che fan la differenza. Maran non è rimasto per quello». Capitolo mercato: par di capire che l’idea sia quella di ritoccare appena la rosa. Uno, due inserimenti per reparto. «Due sono già tanti». Facciamo il quadro. «Da quando io sono qui, cioè negli ultimi due anni, sono rimasti solo sei giocatori. Il Chievo ha cambiato pelle. Chiaro che oggi, rivoltata la squadra, abbiamo trovato un’identità da conservare». Squadra che si salva non si cambia… «Vorrei inserire quei due, tre giocatori che possono farmi fare un ulteriore salto di qualità. Ben sapendo che il mercato dura altri due mesi e mezzo. Se capiterà di poter spostare qualche equilibrio ci penserò. Oggi però non mi interessa monetizzare». Quindi non c’è, come in altre annate, l’esigenza di vendere un giocatore per fare cassa. «L’esigenza c’è sempre però io non svendo. Dev’essere sempre un’operazione che a me conviene». Per chi avete avuto offerte? «Non lo dico neanche sotto tortura. Manifestazioni d’interesse? Basta pensare a chi ha fatto bene. Ma di concreto finora c’è poco». E Sorrentino? Con tanto di malcontento popolare? «Sorrentino è un portiere importante. Io non so cosa sia successo qui in passato, mi interessa relativamente. Nel momento in cui un giocatore mi piace e il presidente mi dà l’ok il cerchio si chiude. E poi, qualsiasi cosa possa aver fatto, credo che uno come Sorrentino negli anni possa cambiare, maturare, aggiustare qualcosa». Insomma, quando lo annunciate? Perché lui ha già detto che al Chievo ci torna. «Mi fa piacere per lui. Se le condizioni saranno buone per entrambe le parti io terrò conto del fatto che è un portiere molto forte». Altri nomi in entrata? Si è letto del brasiliano Erik e di Caprari. «Buoni giocatori ma quando i nomi escono così tutto si fa più difficile. Bisogna evitare competizioni con le altre». Vale lo stesso anche per lo slovacco Duda allora? «Nome interessante come lo sono altri che possono avere prospettive importanti». Facciamo un gioco allora: quand’è che arriverà il primo annuncio in entrata?«Un giocatore o due prima del raduno verrà fatto di sicuro. Poi porteremo in ritiro qualche giovane che si è messo in evidenza fuori e qualche giocatore della Primavera. Considerati anche i nuovi regolamenti abbiamo la prospettiva e la forza di tenere qualcuno che ci possa dare una mano». L’altro problema è che riducendo la rosa degli over a 21 bisognerà operare qualche taglio anche doloroso. Si parla degli addii di Pepe, di Pinzi… «È evidente che qualcuno deve andare. Abbiamo fatto le nostre valutazioni e stiamo lavorando anche sulle uscite, certo. Ma adesso non faccio nomi». E Bizzarri? «Fatico a rispondere. Di sicuro se Bizzarri dovesse andarsene non andrà a rinforzare una concorrente. Seculin? Deve star qua». Chiudiamo con una parola ai tifosi, anche per risolvere le recenti polemiche. «Mi spiace si sia verificata qualche situazione un po’ così. Anche per il presidente. Io faccio una valutazione storica sul quindicesimo anno di A e due salvezze, le ultime, arrivate senza patire. Qui non si fanno scelte per rompere le scatole a qualcuno. Se sbaglieremo aggiusteremo il tiro. I tifosi possono esternare quel che vogliono ma possono anche sostenerci. Del resto ho sentito fischiare la squadra dopo 10′ di partita e già stavamo nella colonna sinistra della classifica. Lo accetto ma lo discuto». Quindi, dovessero arrivare un calo di abbonamenti o i fischi a Sorrentino tutte le domeniche?«Io penso che l’amore per il Chievo debba andare oltre. E aggiungo che anche quando è arrivato Meggiorini c’era gente a San Zeno che lo insultava. Poi è diventato un idolo. Se queste sono le premesse ben vengano pure le parolacce a Sorrentino. Io penso sempre che qui ci sia un pubblico intelligente ed educato. E che alla fine sia giusto riconoscere il valore di un’operazione».
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