Calcioscommesse, Seculin rifiutò la combine di Modena-Avellino: “Io queste cose non le faccio”
martedì 24 Maggio 2016 - Ore 12:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Niente compromessi, niente inganni e un bel dribbling alla camorra. Dall’ultimo scandalo del pallone italiano, annaspando nel fango, spunta anche la faccia onesta, il profilo integro di Andrea Seculin, portiere del Chievo in carriera che due anni fa, tentato dalla possibilità di portarsi a casa qualche soldo facile, tradendo però l’Avellino, avrebbe preferito rispedire l’invito al mittente.Questo almeno è quanto emerge dalle fresche rivelazioni di Antonio Accurso, affiliato al clan malavitoso dei Vinella Grassi nonché elemento-chiave dell’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che si occupa della combine delle partite Modena-Avellino e Avellino-Reggina della Serie B 2013-2014. E che ha già approfondito le pieghe dell’affaraccio che vede coinvolto, in veste di indagato, anche Armando Izzo, il difensore appena trasferitosi dal Genoa al Napoli. E convocato da Antonio Conte per il pre-raduno azzurro in vista degli Europei di Francia. DOPPIO RIFIUTO. Il caso è semplice. Nel senso che la seduzione dell’introito-extra – stando alle rivelazioni di Accurso – non avrebbe persuaso due stagioni fa due giocatori allora in forza alla squadra irpina come Fabio Pisacane e lo stesso Seculin, all’epoca in prestito dal Chievo. A entrambi era stato chiesto, soldi alla mano, di accomodare un paio di incontri. Pisecane, peraltro, era stato già premiato dal presidente della Fifa, Joseph Blatter, come ambasciatore del calcio, per aver rifiutato 50.000 euro che gli erano stati offerti dall’allora direttore sportivo del Ravenna, Giorgio Buffone, per far vincere i romagnoli contro il Lumezzane nel campionato di Serie C 2010-’11. Pisacane aveva poi denunciato il fatto col collega Simone Farina. E nel gennaio 2012 la città di Terni, dove si era successivamente trasferito, gli aveva riconosciuto pure il Thyrus d’oro per la lealtà sportiva dimostrata. Ebbene, messo di nuovo alla prova due anni dopo dal clan Vinella Grassi, Pisacane rifiuta una volta di più di truccare la gara.IL «NO» A MILLESI. E «io queste cose non le faccio», sarebbe stata più o meno anche la risposta fornita da Seculin all’indirizzo di Francesco Millesi, capitano dell’Avellino e incaricato – sempre stando alla ricostruzione al vaglio degli inquirenti – di gestire negli spogliatoi la combine di Modena-Avellino, terzultimo turno di quel campionato. Il clan campano Vinella Grassi nell’occasione avrebbe offerto addirittura duecentomila euro ai calciatori biancoverdi per sistemare il risultato e – attraverso un ex giocatore, Luca Pini – trentamila euro sarebbero finiti proprio nelle tasche di Millesi col mandato appunto di corrompere i compagni di squadra. Tentativo che sarebbe andato a buon fine con la presunta collaborazione di Maurizio Peccarisi, subentrato tra i titolari a Izzo, il teorico cavallo di Troia dell’organizzazione criminale che non era stato però schierato quel giorno da mister Rastelli. Seculin, sempre fidandosi delle rivelazioni di Accurso, sarebbe stato l’unico giocatore «da convincere» a favorire l’illecito. L’unico della squadra, insomma, ad opporre il suo fermo,rifiuto. ALL’INCASSO. Lo sviluppo del match avrebbe premiato comunque il clan camorrista, che aveva puntato quattrocentomila euro sulla sconfitta dell’Avellino ricavandone così sessantamila grazie al centro del modenese Tommaso Bianchi, arrivato con un potente colpo di testa dopo l’intervallo. Uno a zero il finale con i canarini rilanciati nella corsa ai playoff e l’Avellino, viceversa, ricacciato all’indietro proprio dal capitombolo subito al Braglia.
(Fonte: L’Arena)
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