Udinese-Carpi, Pozzo: “Serve un progetto nuovo. E sarebbe bello se Di Natale rimanesse con noi…”
lunedì 16 Maggio 2016 - Ore 10:30 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Dimenticare per ricominciare. Ritrovando l’Udinese modello Leicester, umile, lavoratore e vincente. Puntando sui giovani. Conquistando un posto in classifica degno della società bianconera, magari fino all’Europa. Cercando un grande campione, come quel Totò che proprio ieri ha detto addio. Con una conferma: «Nessuna intenzione di cambiare lavoro, voglio restare qui ancora e per Di Natale le porte sono sempre aperte, ha fatto tanto, è bello se rimane con noi». Si è svelato, Gianpaolo Pozzo. Il patron che si appresta a diventare il più longevo della serie A (a luglio saranno 30 anni sotto la sua proprietà), il tifoso bianconero numero uno, si è raccontato ieri al direttore del Messaggero Veneto, Tommaso Cerno. Una chiacchierata, all’interno dell’auditorium dello stadio Friuli, grazie alla quale si è guardato più al futuro che al passato… «Il clima di quest’anno va dimenticato e una stagione come questa non può ripetersi – ha detto Pozzo -. Serve un progetto nuovo, ben più ambizioso della salvezza. Altrimenti diventa inutile tutto, anche lo stadio». L’opera deve essere ancora conclusa, ma per la prossima stagione sarà tutto perfetto. Cerno parlando di stadio, non ha potuto non sottolineare la forza dei tifosi friulani che nonostante le difficoltà non hanno mai smesso di stare vicino alla squadra. Puntuale la conferma del patron: «Lo stadio è Il dodicesimo uomo in campo ed è riuscito a far riavvicinare la gente al calcio: il prossimo anno lo sfrutteremo al meglio». Ieri era l’ultima gara di Antonio Di Natale in bianconero. «Ha detto che Totò è stato il suo Zico, il migliore. Come sostituirlo?». La domanda di Cerno è diretta. Diplomatica la risposta di Pozzo: «Serve un bello sforzo per trovare un leader in attacco come lui, che garantisca un certo numero di gol – commenta -. Ma dall’altra parte può sussistere il problema contrario: se c’è il campione i giovani non trovano spazio, può frenare la loro crescita». I giovani, ecco un altro tema molto caro al patron. La critica che spesso si rivolge alla società è quella di cercare talenti fuori dall’Italia. «Deve tornare la passione nelle famiglie, i genitori non vogliono più far giocare a calcio i figli – spiega ancora -. Se non ci sono vocazioni, allora devi andare a guardarti in giro a livello internazionale. Non è responsabile l’Udinese del fatto che non ci sono più giocatori friulani… Dopo un periodo difficile ora vogliamo ricominciare a far crescere talenti». In passato l’Udinese è stato il modello da imitare, con una società legata al territorio, grandi capacità di scouting… Cerno chiama in causa il Leicester, una “piccola” che a sorpresa si è imposta in Premier, diventando campione d’Inghilterra: «L’Udinese potrebbe riproporre quel modello, partendo dallo stadio nuovo?». «Ci è mancata la continuità, ma vorremmo ripeterci – risponde Pozzo -. Con Spalletti è stato un fuoco di paglia, ora con la nuova struttura speriamo di ripartire». Le promesse ci sono state. Il coro «Alé alé, Gianpaolo Pozzo» abbraccia la società, forte di un tifo eccezionale.
(Fonte: Messaggero Veneto)
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