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Verona, Bianchetti: “Questa è la mia città adottiva, non posso chiedere di meglio che restare”
giovedì 28 Aprile 2016 - Ore 13:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Le botte, è risaputo, si sentono sempre… il giorno dopo averle prese. E la botta rimediata dal Verona è di quelle forti. Di quelle che, se non sei capace di rialzarti nel modo giusto, rimani a terra per parecchio tempo. Ecco, sta tutto qui il futuro dell’Hellas, nel modo in cui società e squadra sapranno rimettersi in piedi. Ci vogliono carattere, decisione e una discreta dose di coraggio per assorbire un ematoma come la retrocessione in Serie B. Matteo Bianchetti, prima riserva e poi titolare di una difesa che ha cercato a lungo i suoi equilibri, alza la testa e prova a reagire subito, con le parole e con i fatti. Lui, in cadetteria, vuole esserci: «Dobbiamo avere la forza, tutti insieme, di reagire e io spero di essere un punto fermo per l’anno prossimo. Verona ormai è la mia città adottiva, non posso chiedere di meglio che restare. Ho tre anni di contratto, parlerò col club e troveremo un accordo».Da giovane promessa a giocatore maturo in grado di prendersi delle responsabilità, se la sente?«Assolutamente sì. Già in queste ultime cinque partite il mister mi ha dato un ruolo importante, il che mi ha fatto molto piacere. Sono pronto a dare una mano a tutta la squadra e fronteggiare i compiti che mi aspetteranno».È proprio questo che le ha dato Delneri?«Sì, la fiducia. Mi ha fatto capire che devo credere di più nei miei mezzi. Ogni tanto mi scoraggiavo. Lui, invece, mi ha detto che devo sempre perseguire i miei obiettivi senza arrendermi mai. Solo così posso provare a vivere una carriera importante. Non abbattendomi».E allora, quanto le manca per il definitivo salto di qualità?«Mi manca ancora un po’, sono sincero. Credo però di aver intrapreso la strada giusta acquistando personalità nelle ultime gare. Diciamo che sono a metà del mio cammino, della mia crescita professionale».Ripensandoci ora, a mente fredda, era così difficile salvarsi quest’anno?«Direi proprio di no. Le nostre dirette concorrenti hanno fatto pochi punti, però, è stata davvero un’annata difficile. Nelle partite in cui dovevamo vincere, ci è mancato sempre quel qualcosa che ci avrebbe permesso di ottenere il risultato. Abbiamo sprecato troppe occasioni».Un campionato da notti insonni, una in particolare?«Quella dopo la partita persa contro il Frosinone. È stata una serata davvero triste. La partita che ci ha condannato alla retrocessione, in pratica. A quel punto, ho realizzato che era finita l’annata».È mancato qualcosa a livello caratteriale?«Sicuro. È stata proprio questa mancanza a pesare nella differenza di risultati rispetto alle passate stagioni»E gli infortuni?«Anche gli infortuni, certo. Ma è stato determinante, in negativo, il fatto di non essere stati squadra nei momenti di difficoltà».Ci ha pensato alla prossima B?«A dire il vero no. È un campionato che ho già affrontato in un paio di stagioni e una cosa l’ho capita: puoi fare la squadra forte quanto vuoi ma devi interpretare il torneo nel modo corretto. Prendete il Catania dello scorso anno, ad esempio. C’è il rischio di fare un campionato anonimo e salvarti a due giornate dalla fine». Quindi?«I giocatori vanno bene, ma serve soprattutto la mentalità giusta».Al Verona servirà. L’anno prossimo, non mancheranno certo le pressioni …«Sappiamo che sarà una stagione con grandi aspettative. Proprio per questo dobbiamo calarci nella nuova realtà con l’approccio giusto. Sin dal primo giorno di ritiro».Quanti, degli attuali compagni, conta di ritrovare ancora in gruppo?«Mi auguro che ce ne siano tanti perché sarebbe giusto ripartire da uno zoccolo duro. Però, non sta a me decidere queste cose».Toni, secondo lei, che farà?«Deciderà lui, a seconda di come si sentirà fisicamente e mentalmente. Chiudere la carriera con una retrocessione comunque non penso gli faccia piacere».Neppure a Delneri …«Lui ha sempre detto che Verona è una grande piazza, credo voglia restare. Pure lui ne discuterà con la società».
(Fonte: L’Arena)
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