Chievo-Frosinone, Sardo: “Il gol? E’ la prova che nessuno molla mai. E siamo pronti a stupire…”
venerdì 22 Aprile 2016 - Ore 11:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
La «parabola» con cui di Sardo ha illuminato il Bentegodi, trafiggendo imparabilmente Leali, sintetizza molto bene l’avventura del terzino destro con la maglia del Chievo. Una traiettoria ben delineata, lunga, precisa e puntuale. Proprio come le otto stagioni vissute in gialloblù. Un crescendo di prestazioni, minutaggio, assist e pure qualche gol che ha avuto il suo climax, probabilmente, nell’annata 2013-2014. Titolare sia con Sannino che con Corini, solido, oltre duemila minuti giocati conditi da tre assist vincenti, e pure goleador, con quello «sfizio» che Gennaro si è tolto proprio nella sua Napoli. Una rete splendida, proprio come quella segnata contro il Frosinone. L’ultimo gol realizzato prima di tornare a gioire contro i ciociari. «Ogni tanto capita anche a me di metterla dentro», ha scherzato Sardo nel post partita. «Comunque, va esaltato il gruppo. La vittoria ottenuta contro il Frosinone è la prova che al Chievo nessuno molla mai. Neppure chi, come me, ha giocato meno. Ce la mettiamo sempre tutta in allenamento e queste sono le occasioni in cui si può notare». È fatto così Sardo. Vero uomo spogliatoio, di quelli che si sente quando non ci sono. Pure se giocano poco. Le sue, sono parole sincere. Di chi ha a cuore per davvero le sorti dei propri compagni. «Mi fa tanto piacere che abbia segnato Antonio (Floro Flores, ndr). Finalmente si è sbloccato, se lo meritava. Per me è uno dei giocatori più talentuosi che ci siano in giro». Gira tutto a meraviglia in casa Chievo. È un momento d’oro per i Maran-boys e il pokerissimo rifilato al Frosinone è lì a testimoniarlo chiaramente. La vittoria più generosa dei gialloblù in Serie A. Il sesto risultato utile consecutivo con la bellezza di quattordici punti conquistati in una mezza dozzina di partite. Tanto per capirsi, solo la Juventus capolista ha fatto meglio nel periodo di riferimento. «Non vogliamo fermarci, anzi, siamo pronti a stupire», annuncia Sardo.Che, poi, rilancia: «Il nostro obiettivo è quello di provare a ritoccare il record di punti nella massima serie. Se possibile, ci piacerebbe lasciare un segno», aggiunge. «Non molliamo un solo centimetro. Ci siamo messi in testa di giocare al massimo ogni partita, fino alla fine. Ci credo davvero perché siamo una squadra con dei grandi valori, ce la possiamo giocare. Poi, se non dovessimo farcela, ci rimboccheremo le maniche per provarci l’anno successivo». Insomma, ha voglia di regalarsi e di regalare ai tifosi un’annata indimenticabile, speciale. Un po’ come la serata del Bentegodi, con quel tiro ad infilarsi sotto la traversa che ha fatto spellare le mani a tutti. «Un gol speciale che dedico a mia moglie, aspettiamo un’altra femminuccia», conferma. Bebè a parte, ci sono Atalanta, Fiorentina, Roma e Bologna nell’immediato futuro di Gennaro e del Chievo. Quattro sfide per tentare di scrivere nuovi record, perché una squadra che negli ultimi quindici anni ha disputato quattordici campionati di A, e il prossimo anno farà quindici, non può più essere considerata una sorpresa. «Sinceramente, ci da fastidio quando si parla del Chievo come di una piccola», spiega il difensore. «Ormai, siamo nella massima serie in pianta stabile. Quest’anno, poi, stiamo dando un’ulteriore dimostrazione che possiamo anche ambire a qualcosa in più della salvezza». Non la nomina l’Europa, Sardo. Troppo scaramantico e troppo esperto per cascare nel tranello tipico in cui incappa chi perde il contatto con la realtà. Meglio rimanere con i piedi per terra. Ma un’occhiatina al futuro viene spontaneo provare a darla. Il contratto è in scadenza, Sardo, quando viene chiamato in causa risponde ancora presente. E allora, che fare l’anno prossimo? «Non lo so, davvero. È ancora presto», spiega Gennaro. «A fine stagione parlerò con la società e vedremo che fare». Tempo al tempo, insomma. Intanto, vale la pena godersi l’ennesima bella storia che il Chievo, quest’anno, sta raccontando ai suoi tifosi. Quella di un difensore che spesso sta nell’ombra ma che, quando ne ha l’opportunità, sa accendere la luce di uno stadio intero con dei gol da cineteca.
(Fonte: L’Arena)
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